venerdì 15 marzo 2019

17° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (80-85)

Ho concluso la serie di classici americani con due film degli anni 60, a me del tutto sconosciuti e a ho completato la cinquina con due film italiani (un Rossellini e un Pasolini) e la più recente regia di Clint Eastwood. Pur essendo, forse, condizionato dal fatto che mi piace il realismo, neo- o meno che sia, Paisà è senza dubbio il miglior film di questo gruppo che, nel complesso si è rivelato al di sotto delle aspettative. Quello di Eastwood, i due pluri-candidati Oscar diretti da registi famosi e con tanti attori di grido e quello di PPP non mi hanno per niente entusiasmato, pur riconoscendo qualche merito a ciascuno di essi.
   

84  Paisà (Roberto Rossellini, Ita, 1946) * con Carmela Sazio, Joseph Garland Moore Jr., William Tubbs * IMDb  7,7  RT 100% * Nomination per la sceneggiatura, condiviso fra Sergio Amidei, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Marcello Pagliero e Alfred Hayes
Elemento centrale dei 3 film bellici che diedero a Rossellini fama internazionale, pur non affrontando direttamente il tema guerra, ma occupandosi più dei “danni collaterali”. L’anno prima aveva diretto Roma città aperta e 2 anni dopo avrebbe diretto Germania anno 0. Di tutti e tre i film fu anche co-sceneggiatore contando sempre su Sergio Amidei e ottenendo 2 Nomination Oscar proprio per la sceneggiatura. Molte volte si sottovaluta il valore degli sceneggiatori e per questo mi sembra giusto sottolineare che Amidei, oltre alle suddette, ottenne altre due candidature Oscar per Sciuscià (Vittorio De Sica, 1946) e Il generale Della Rovere (Roberto Rossellini, 1959). Cinema italiano d’altri tempi ... quando era apprezzato in tutto il mondo.
Pur essendo “apparentemente” diviso in 6 episodi ben distinti fra loro sotto molti punti di vista, Paisà ha una sua continuità temporale e geografica, ripercorrendo da sud a nord varie tappe e momenti significativi degli ultimi due anni della II Guerra Mondiale. Si distingue dagli altri la quinta parte, che si svolge interamente in un convento francescano, nella quale si tratta più di religione che di guerra, con interessanti e stimolanti osservazioni sulla fede.
Le varie storie sono collegate tramite immagini di repertorio con voce narrante fuori campo a mo’ di cinegiornale. Ovviamente nel cast non ci sono nomi famosi e neanche facce conosciute.
Film da guardare così come gli altri citati in questo breve commento.

83  The Mule (Clint Eastwood, USA, 2018) * con Clint Eastwood, Bradley Cooper, Manny Montana * IMDb  7,2  RT 70%
Mi sembra che abbia troppi punti in comune con Gran Torino (protagonista veterano di guerra, la sua palese misantropia, i suoi contatti fortuiti con criminali - piccoli o grandi che siano, poco importa -, il tentativo di sanare ingiustizie a modo suo) e per questo quasi ripetitivo, ma risulta di livello certamente inferiore. La descrizioni dei personaggi è poco incisiva e la sceneggiatura, in particolare nel finale, è confusa e poco credibile. Tanto per dirne una, com'è che in un territorio enorme come il mid-west, dopo giorni senza contatti, si trovano tutti in una stessa limitata area allo stesso tempo? Il narcotrafficante (interpretato da Andy Garcia) appare quasi come una macchietta, i pur bravi Dianne Wiest e Laurence Fishburne sono relegati in parti poco significative. Bradley Cooper potrà anche piacere alle signore, ma come attore lo trovo veramente improponibile.
Tuttavia, penso che Eastwood sia assolutamente giustificabile considerata la sua veneranda età e soprattutto per il fatto che, per sua stessa ammissione, continua a dirigere e interpretare film per puro gusto, senza troppi patemi d'animo. A 89 anni è già un successo essere ancora sulla breccia e si ha tutti il diritto di fare di testa propria. 
Film certamente più che sufficiente, la maggior parte delle osservazioni derivano dal fatto che siamo abituati ad un altro Eastwood, quello che ha diretto e/o interpretato tanti altri film, di gran lunga migliori.
      

82  The Professionals (Richard Brooks, USA, 1966) tit. it. “I professionisti” * con Burt Lancaster, Lee Marvin, Robert Ryan, Jack Palance, Claudia Cardinale * IMDb  7,4  RT 93% * 3 Nomination (regia, sceneggiatura, fotografia)
Il cast di grande richiamo non riesce a sollevare questo film dalla mediocrità. La trama, pur essendo relativamente originale, non dice molto di nuovo. Non è un western di struttura classica, né un film sulla rivoluzione messicana o sui contrasti USA-Messico, anche se tutti questi elementi sono tirati in ballo. Sul versante positivo ci sono le ottime interpretazioni dei 3 protagonisti (Lancaster, Marvin, Ryan) e la fotografia che sfrutta a dovere la bellezza dei paesaggi.
Fra pro e contro, senza infamia e senza lode.

81  Days of Wine and Roses  (Blake Edwards, USA, 1962) tit. it. “I giorni del vino e delle rose” * con Jack Lemmon, Lee Remick, Charles Bickford * IMDb  7,9  RT 100% * Oscar per la musica e 4 Nomination (Jack Lemmon protagonista, Lee Remick non protagonista, scenografia, costumi)
Se l’accoppiata Blake Edwards / Jack Lemmon funziona bene nelle commedie, rende molto meno in questo film drammatico. Lemmon non è convincente come ubriaco e neanche quando il suo personaggio è sobrio riesce ad essere credibile. Chi ha visto The Lost Weekend (Billy Wilder, 1946, con Ray Milland, 4 Oscar) non potrà esimersi dal fare un impietoso paragone fra registi, attori e sceneggiatori, ed in ciascuno dei casi è evidente da grande differenza di qualità a favore del film di Wilder. Nel caso voleste guardare un film su un alcolizzato terminale, senza dubbio scegliete The Lost Weekend.

85  Uccellacci e uccellini (Pier Paolo Pasolini, Ita, 1966) * con Totò, Ninetto Davoli, Femi Benussi * IMDb  7,4  RT 82%
A mia memoria, è film di Pasolini che meno mi è piaciuto. Visto tanti anni fa, ho concesso una seconda opportunità, ma la valutazione è rimasta più o meno la stessa. A una trama debole, si aggiungono vari inserti di pura propaganda e l'insopportabile presenza dell'incapace Ninetto Davoli; trovo che anche Totò sia fuori posto e che sia stato mal diretto.
Fra i film di PPP i miei preferiti restano Accattone (secondo me il migliore in assoluto), Edipo Re e Il Vangelo secondo Matteo (tutti rivisti con piacere negli ultimi mesi); penso ora di recuperare Teorema (1968), visto solo una volta quasi 50 anni fa, ovviamente con occhi da novellino.

IMPORTANTE: vi ricordo che dal 2 aprile il mio GOOGLE+ sarà chiuso e che, di conseguenza, le raccolte degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili. Tutte le 1.300 micro-recensioni sono ora organizzate in 26 pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generaleIn detta pagina potrete effettuare ricerche per titolo, regista, interpreti principali, anno e paese di produzione e, utilizzando i link e i numeri d’ordine, giungere rapidamente a quella che vi interessa.

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