Secondo gruppo di noir (qui le micro-recensioni dei primi 5) che ho voluto concludere con due eccezionali film di fine anni ’50, non fra i più visti e non proprio aderenti al classico cliché dei noir tendendo al genere crime e thriller, noti in Italia con i titoli La morte corre sul fiume e L'infernale Quinlan, come al solito non traduzioni letterali di quelli originali. I primi tre sono stati invece una (piacevole) novità per me. In sostanza, ottima cinquina.
Touch of Evil (Orson Welles, 1958, USA) aka L'infernale Quinlan
Stranamente questo film di e con Orson Welles ha goduto di circolazione ridotta, ma c’è da segnalare che la versione commerciale più comune fu ampiamente rimaneggiata dai produttori che addirittura aggiunsero nuove scene. Ciò indusse il regista a scrivere loro una famosa lettera di oltre una cinquantina di pagine nella quale contestava decisamente e punto per punto le loro scelte e chiedeva il ripristino del progetto originale. Come accadeva quasi sempre all’epoca, non solo a lui ma anche ad altri registi, non fu preso in considerazione e solo dopo anni fu eseguito un tentativo di ricostruire il film secondo la sceneggiatura originale; tale versione di trova su dvd ed è quella che ho guardato. L’infame e diabolico Quinlan è interpretato da un fantastico Orson Welles, qui con aspetto quasi terrificante, esaltato da un pesante trucco. Lo affiancano tanti caratteristi (p.e. il maltese Joseph Calleia) di valore che evidenziano la pochezza di uno dei tanti noti attori hollywoodiani sopravvalutati: Charlton Heston. Ci sono anche un paio di personaggi femminili relativamente minori, uno a carico della poco incisiva Vivien Leigh (la donna accoltellata in Psycho) e l’altra interpretata da Marlene Dietrich con il suo inossidabile sguardo magnetico. L'azione si sviluppa a cavallo del confine fra Messico e USA, fra tutori della legge corrotti, criminali dichiarati, di alto e basso rango, e chi investiga sul traffico internazionale di narcotici. Miglior film del 1958 per Cahiers du Cinema, Metascore 99 come Night of the Hunter.
The Night of the Hunter (Charles Laughton, 1955, USA) aka La morte corre sul fiume
Ottima sceneggiatura e grande interpretazione di Robert Mitchum in un ruolo per lui insolito. Discorso a parte merita la fotografia, pressoché perfetta ma troppo evidentemente da studio, esteticamente incisiva ma nonostante il gran lavoro sulle luci queste risultano oggettivamente irreali. Secondo me, altra pecca (senz’altro minore) è l’eccessivo uso di fauna selvatica locale in primo piano (assolutamente ininfluente nella storia) mentre sullo sfondo prosegue il viaggio dei piccoli protagonisti. Al contrario, a suo merito, devo sottolineare l’ottima caratterizzazione del predicatore, figura che nei film americani dell’epoca (ma anche in There Will Be Blood, 2007, 2 Oscar) è di solito un ciarlatano o ha una mente veramente perversa, che riesce ad irretire i bravi cittadini inducendoli a comportamenti irresponsabili e a soggiogare le vittime dei loro schemi. Unico film diretto da Charles Laughton, certamente molto più noto come attore (un Oscar e 2 Nomination) che come regista.
The Big Heat (Fritz Lang, 1953, USA) aka Io, la legge o Il grande caldo
Trama molto articolata che ha un punto in comune con quella di Touch of Evil per quanto riguarda i poliziotti corrotti, anche di rango, collusi con i malavitosi e senza scrupoli perfino nei confronti di colleghi onesti. E quando ci sono troppi soldi in gioco o scontri di potere si sa che tradimenti e delazioni sono all’ordine del giorno. Chi ricorda Fritz Lang solo per il suo periodo d’oro tedesco con capolavori come I Nibelunghi, Il dr. Mabuse, Metropolis e M, il mostro di Dusseldorf è bene che sappia che in USA diresse molti noir di più che buon livello fra i quali, prima di questo, ci sono infatti Fury con Spencer Tracy e Scarlet Street con Edward G. Robinson. I buoni registi di una volta raramente deludono, anche quando sono sottoposti a condizionamenti da parte dei produttori.
The Asphalt Jungle (John Huston, 1949, USA) aka Giungla
di asfalto
Storia di un audace
furto notturno in una gioielleria, ideato da un genio del crimine appena uscito
di galera il quale, però, si deve affidare a vari sconosciuti per portare a
termine il colpo. Come spesso accade in questi casi, non tutti manterranno gli
impegni presi e tenteranno di ottenere una fetta maggiore del bottino. Il film
conta su un buon cast senza grandi nomi (anche se, in una parte molto
secondaria, appare anche Marylin Monroe), ma con assortimento di ottimi
caratteristi, fra i quali si distingue Sam Jaffe che per questa prova ottenne
la candidatura all’Oscar come non protagonista e fu anche premiato come miglior
attore al Festival di Venezia nel quale Huston ebbe la nomination al
Leone d’Oro. Il film ottenne anche altre 3 Nomination Oscar (miglior regia, sceneggiatura
e fotografia).
Ace in the Hole (Billy Wilder, 1951, USA) aka Asso
nella manica
Buon dramma sulla manipolazione delle notizie per farle diventare scoop e sul tentativo di mantenere vivo l’interesse quanto più a lungo possibile a qualunque costo. Altro aspetto evidenziato è quello del condizionamento delle masse presenzialiste, migliaia di persone in attesa che si risolva la situazione restano in un’area deserta, di fronte ad una parete rocciosa, per giorni, in sostanza a bighellonare. Oltre all’evento in sé che mobilita giornalisti e operatori, la presenza di tale folla richiama sul posto venditori ambulanti, ciarlatani, un luna park / circo mentre ciò che prima era gratuito diventa a pagamento, e sempre più caro. Kirk Douglas interpreta il giornalista in disgrazia che fortuitamente si imbatte nel caso e ad arte lo fa diventare un evento di interesse nazionale. Nomination Oscar sceneggiatura e miglior regia e commento musicale al Festival di Venezia, dove Billy Wilder fu candidato al Leone d’Oro.
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