mercoledì 15 settembre 2021

Micro-recensioni 251-255 - World Cinema: 2 URSS anni ’30, Svezia, India e Georgia

Da MUBI altri recuperi molto interessanti: due commedie drammatiche russe dei primi anni ’30, con velata propaganda stalinista, la seconda e più moderna muta e quasi surreale; una commedia (proprio così) sorprendentemente diretta da Bergman; un ennesimo dramma (leggero) del regista indiano Ray (quasi unanimemente considerato fra i migliori di sempre, in tutto il mondo) ed un sorprendente e affascinante biopic di un artista georgiano.

Pirosmani (Giorgi Shengelaia, 1969, Geo)

Ancora una volta dalla Georgia arriva un film che conferma la tradizionale qualità del cinema della ormai ex repubblica sovietica, che vanta antica propria cultura, lingua e scrittura. Pirosmani è il nome con il quale è comunemente conosciuto il pittore primitivista georgiano Nikoloz Aslanis Dze Pirosmanashvili (1862-1918), notissimo in patria, molto meno in Europa e oltreoceano se non fra gli esperti del settore. Artista autodidatta veramente originale per le sue scelte di vita (da vagabondo), in linea di massima non interessato al denaro, praticamente senza legami anche se benvoluto da tutti. Spesso regalava i suoi quadri o riceveva in cambio cibo e bevande (vino e vodka) dipingendo in loco e ciò spiega l’abbondanza di soggetti come tavolate, cantine, trattorie e feste all’aperto, ma dimostra anche grande interesse verso animali domestici e non. Ma non solo le opere mostrate sono affascinanti, anche il film è molto ben realizzato con ottima scelta di ambienti e attività tradizionali, lavorative e ricreative. Anche la scelta dei colori è singolare (dipinti e film) con molto nero con il quale contrastano tinte brillanti e a ciò si aggiungono le particolari tonalità della pellicola probabilmente prodotta nei paesi dell’est. Il film (consigliato) si trova anche su YouTube e per invogliarvi a guardarlo e a scoprire lo stile dell’artista georgiano aggiungo foto di qualcuno dei suoi quadri.






 
The Coward (Kapurush) (Satyajit Ray, 1965, Ind)

Dramma basato sull’incontro del tutto casuale di due ex fidanzati, lei ora sposata con un coltivatore di tè, lui sceneggiatore. Nel corso dei pochi giorni passati dal giovane in casa della coppia è evidente la tensione fra i due, ma per lui si tratta di un risveglio della passione, per lei una ostentata indifferenza (sincera?). Un dovuto flashback mostra gli eventi passati e quindi giustifica gli atteggiamenti di Karuna (la padrona di casa) e Amitabha (l’inatteso ospite). Solita ottima regia di Satyajit Ray con le interpretazioni di Madhabi Mukherjee e Soumitra Chatterjee (già apprezzati insieme in Charulata, 1964) che non sono da meno. Nomination Leone d’Oro a Venezia per la regia.

Smiles of a Summer Night (Ingmar Bergman, 1955, Swe)

Chi fosse convinto che Bergman abbia diretto solo mattoni (a prescindere dalla qualità) si dovrà ricredere poiché qui si tratta di una commedia romantica, come esplicitamente messo in evidenza nei titoli di testa. I personaggi sono un affermato avvocato con una moglie molto giovane (apparentemente illibata) della quale è invaghito il figlio di lui, un’avvenente e navigata attrice contesa fra l’avvocato e un ufficiale di cavalleria pronto a sfidare a duello chicchessia, anche lui con giovane moglie, amica della moglie dell’avvocato; ma c’è anche una giovane, avvenente e intraprendente cameriera sempre pronta a provocare gli uomini che le stanno attorno. La commedia si concluderà nella ricca residenza della madre dell’attrice, donna di grande esperienza (in tutti i sensi, almeno a quanto lascia intendere) che dispensa saggi consigli (non sempre morali) a tutti i suoi ospiti. Certamente differente da qualunque film di Bergman abbiate visto!

 
  • Outskirts (Okraina) (Boris Barnet, 1933, URSS)
  • Happiness (Schaste) (Aleksandr Medvedkin, 1935, URSS)

Questi due film, come anticipato, alludono alla situazione della vita nelle campagne sovietiche con riferimenti ai dogmi rivoluzionari. Nel primo l’azione si svolge in una cittadina di confine nella quale la principale produzione sembra essere quella delle calzature; lì convivevano pacificamente russi e tedeschi ma con la guerra i rapporti cambiano e il giovane tedesco protagonista della storia viene aggredito da alcuni, protetto e difeso da altri, fra i quali una sua pretendente.

Nel secondo, muto pur essendo del 1935, si assiste invece ad una commedia grottesca dai risvolti talvolta surreali o semplicemente caricaturali. Ambientato all’epoca dell’Impero Russo, prima della rivoluzione d’ottobre, c’è l’avido prete, il pigro cavallo (a pois), il granaio portato in giro a spalla. C’era anche un’altra particolarità, purtroppo andata persa: la sequenza iniziale fu la prima filmata a colori dalla Mosfilm.

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