Da MUBI altri recuperi molto interessanti: due commedie drammatiche russe dei primi anni ’30, con velata propaganda stalinista, la seconda e più moderna muta e quasi surreale; una commedia (proprio così) sorprendentemente diretta da Bergman; un ennesimo dramma (leggero) del regista indiano Ray (quasi unanimemente considerato fra i migliori di sempre, in tutto il mondo) ed un sorprendente e affascinante biopic di un artista georgiano.
Pirosmani (Giorgi Shengelaia, 1969, Geo)
Ancora una volta
dalla Georgia arriva un film che conferma la tradizionale qualità del cinema
della ormai ex repubblica sovietica, che vanta antica propria cultura, lingua e
scrittura. Pirosmani è il nome con il quale è comunemente
conosciuto il pittore primitivista georgiano Nikoloz Aslanis Dze
Pirosmanashvili (1862-1918), notissimo in patria, molto meno in Europa e oltreoceano se
non fra gli esperti del settore. Artista autodidatta veramente originale per le
sue scelte di vita (da vagabondo), in linea di massima non interessato al
denaro, praticamente senza legami anche se benvoluto da tutti. Spesso regalava
i suoi quadri o riceveva in cambio cibo e bevande (vino e vodka) dipingendo in
loco e ciò spiega l’abbondanza di soggetti come tavolate, cantine, trattorie e
feste all’aperto, ma dimostra anche grande interesse verso animali domestici e non. Ma non solo le opere mostrate sono affascinanti, anche il
film è molto ben realizzato con ottima scelta di ambienti e attività
tradizionali, lavorative e ricreative. Anche la scelta dei colori è singolare
(dipinti e film) con molto nero con il quale contrastano tinte brillanti e a
ciò si aggiungono le particolari tonalità della pellicola probabilmente prodotta
nei paesi dell’est. Il film (consigliato) si trova anche su YouTube e per invogliarvi
a guardarlo e a scoprire lo stile dell’artista georgiano aggiungo foto di qualcuno
dei suoi quadri.
The Coward (Kapurush) (Satyajit Ray, 1965, Ind)
Dramma basato
sull’incontro del tutto casuale di due ex fidanzati, lei ora sposata con un
coltivatore di tè, lui sceneggiatore. Nel corso dei pochi giorni passati dal
giovane in casa della coppia è evidente la tensione fra i due, ma per lui si
tratta di un risveglio della passione, per lei una ostentata indifferenza
(sincera?). Un dovuto flashback mostra gli eventi passati e quindi giustifica
gli atteggiamenti di Karuna (la padrona di casa) e Amitabha (l’inatteso ospite).
Solita ottima regia di Satyajit Ray con le interpretazioni di Madhabi
Mukherjee e Soumitra Chatterjee (già apprezzati insieme in Charulata,
1964) che non sono da meno. Nomination Leone d’Oro a Venezia per la regia.
Smiles of a Summer Night (Ingmar
Bergman, 1955, Swe)
Chi fosse
convinto che Bergman abbia diretto solo mattoni (a prescindere
dalla qualità) si dovrà ricredere poiché qui si tratta di una commedia
romantica, come esplicitamente messo in evidenza nei titoli di testa. I
personaggi sono un affermato avvocato con una moglie molto giovane
(apparentemente illibata) della quale è invaghito il figlio di lui, un’avvenente
e navigata attrice contesa fra l’avvocato e un ufficiale di cavalleria pronto a
sfidare a duello chicchessia, anche lui con giovane moglie, amica della moglie
dell’avvocato; ma c’è anche una giovane, avvenente e intraprendente cameriera sempre
pronta a provocare gli uomini che le stanno attorno. La commedia si concluderà
nella ricca residenza della madre dell’attrice, donna di grande esperienza (in
tutti i sensi, almeno a quanto lascia intendere) che dispensa saggi consigli
(non sempre morali) a tutti i suoi ospiti. Certamente differente da qualunque
film di Bergman abbiate visto!
- Outskirts (Okraina) (Boris Barnet, 1933, URSS)
- Happiness (Schaste) (Aleksandr
Medvedkin, 1935, URSS)
Questi due film,
come anticipato, alludono alla situazione della vita nelle campagne sovietiche
con riferimenti ai dogmi rivoluzionari. Nel primo l’azione si svolge in una
cittadina di confine nella quale la principale produzione sembra essere quella
delle calzature; lì convivevano pacificamente russi e tedeschi ma con la guerra
i rapporti cambiano e il giovane tedesco protagonista della storia viene
aggredito da alcuni, protetto e difeso da altri, fra i quali una sua
pretendente.
Nel secondo,
muto pur essendo del 1935, si assiste invece ad una commedia grottesca dai risvolti
talvolta surreali o semplicemente caricaturali. Ambientato all’epoca dell’Impero
Russo, prima della rivoluzione d’ottobre, c’è l’avido prete, il pigro cavallo
(a pois), il granaio portato in giro a spalla. C’era anche un’altra particolarità,
purtroppo andata persa: la sequenza iniziale fu la prima filmata a colori dalla
Mosfilm.
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