Dopo essermi imbattuto nel sito ok.ru,
lì continuo a navigare e a trovare tanti ottimi film, molti dei quali più o meno sconosciuti in
occidente, ma quasi sempre ben quotati e fra essi anche vari vincitori di Oscar e
altri premi importanti.
The Shop on Main Street (Ján Kadár, Elmar Klos, Cze,1965)
Vincitore di Oscar quale miglior film straniero nel 1966
e Nomination per Ida Kaminska come migliore attrice protagonista nel
1967, premiata anche a Cannes. A onor del vero, anche l’interpretazione di Jozef
Kroner è di eccellente livello, così come lo sono fotografia, regia e
sceneggiatura. Ambientato in una piccola cittadina cecoslovacca nel 1942, tratta
dei giorni in cui iniziarono i rastrellamenti e deportazioni degli ebrei, dopo
che agli stessi erano già stati limitati i diritti e importi “controllori
ariani”. A un povero diavolo, sostanzialmente un buon uomo, viene assegnato un
negozietto di tessuti ed articoli per cucito gestito da un’anziana ma arzilla
vedova, quasi completamente sorda. Da ciò si può già immaginare che il pur
tragico tema viene trattato in modo ironico, da commedia nera. Attorno ai due
ruotano molti altri personaggi singolari e ben caratterizzati, fra i quali
spiccano l’avida moglie del protagonista, suo cognato capoccia filo-nazista, il
banditore, un “amico degli ebrei” e vari esponenti di tale comunità.
Film da non perdere … IMDb 8,2 Rotten Tomatoes 100%.
The Corporal and Others (Márton Keleti,
Hun,1965)
Commedia nera a soggetto bellico, che vede protagonisti soldati
ungheresi, disertori, nazisti, russi che avanzano e partigiani nelle confuse
fasi di una guerra che a quel punto era di tutti contro tutti, ma con il
principale obiettivo di salvare la pelle. Da quanto ho letto, è un indimenticato
classico che fu distribuito anche in Italia come Il caporale (ma
anche come L’anno del cannone … che c’entra?) e ancora conta con
un ottimo 8,5 su IMDb. Per pura casualità un caporale in fuga con i soldi delle
paghe, vari disertori e un filorusso si ritrovano in una enorme residenza di
campagna di un tale barone, al momento gestita da un ineffabile maggiordomo.
Molti altri busseranno alla stessa porta con conseguenze variabili dal tragico
al ridicolo. Storia snella, in continua evoluzione, con tante sorprese anche se
qualcuna, inevitabilmente, prevedibile. Consigliato e, pur trattandosi di
commedia, storicamente istruttivo.
The Island - Ostrov (Pavel Lungin, Russia, 2006)
Film strano, con una ottima fotografia
che sfrutta al meglio la caratteristica (poca) luce dei paesi settentrionali, pur
essendo a colori sembra spesso un bianco e nero, ma con toni fra il grigio e il
celeste. I paesaggi di quest’isola desolata sono molto ben proposti, ma la
sceneggiatura non trova tutti d’accordo. Protagonista è un monaco ortodosso
molto sui generis, dal comportamento a dir poco insolito e fuori dai canoni, mal
visto anche se pazientemente sopportato dai suoi confratelli. Le sue azioni e
considerazioni si muovono fra lo spirituale e il folle, con il sospetto di
secondi fini …; in più occasioni ricorda un po’ Tarkovsky sia per il
passo lento sia per i dialoghi fra il poetico e il filosofico. Merita una
visione, ma non è certo compatibile con i gusti di chiunque.
The Night Before Christmas (Aleksandr Rou, URSS, 1961)
Classico film natalizio basato sul noto
racconto di Gogol, ben resa con l’aiuto di un po’ di animazione. Ne esce
fuori una commedia romantica di spirito gioioso e scherzoso, fra il fantastico
e il grottesco. Si tratta del più noto e apprezzato adattamento per lo schermo di
questo classico russo che, nel secolo precedente, aveva già ispirato due opere di
Ciajkovskij e una di Rimskij-Korsakov. Da non confondere con il
film di animazione stop-motion di Tim Burton (1993) che ne parafrasò il titolo cambiandolo
in The Nightmare Before Christmas.
Ten Little Indians (Stanislav Govorukhin, URSS, 1987)
Ennesima versione dello stranoto
romanzo di Agatha Christie che nel corso degli anni e ha cambiato il nome
dall’originale Ten Little Niggers (10 piccoli negretti) a And
Then There Were None (...e poi non rimase nessuno), dopo aver
cambiato i Niggers in Indians (indiani).
Adattamento senza infamia e senza lode;
avendo poco da commentare aggiungo questa traduzione “poetica” (da Wikipedia) della
filastrocca alla base del romanzo:
Dieci poveri negretti se ne andarono a
mangiar:
uno fece indigestione, solo nove ne
restar.
Nove poveri negretti fino a notte alta
vegliar:
uno cadde addormentato, otto soli ne
restar.
Otto poveri negretti se ne vanno a
passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro, solo
sette ne restar.
Sette poveri negretti legna andarono a
spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo, e sei
soli ne restar.
I sei poveri negretti giocan con un
alvear:
da una vespa uno fu punto, solo cinque
ne restar.
Cinque poveri negretti un giudizio han
da sbrigar:
un lo ferma il tribunale, quattro soli
ne restar.
Quattro poveri negretti salpan verso
l'alto mar:
uno un granchio se lo prende, e tre
soli ne restar.
I tre poveri negretti allo zoo vollero
andar:
uno l'orso ne abbrancò, e due soli ne
restar.
I due poveri negretti stanno al sole
per un po':
un si fuse come cera e uno solo ne
restò.
Solo, il povero negretto in un bosco se
ne andò:
ad un pino si impiccò, e nessuno ne
restò.
Nessun commento:
Posta un commento