Un paio di giorni fa ho guardato The St. Valentine's Day Massacre (di Roger
Corman, USA, 1967, tit. it “Il
massacro del giorno di San Valentino") e, preparando la mia micro-recensione 291, mi
sono imbattuto in uno dei tanti aneddoti dei quali il mondo del cinema è
ricchissimo. In questo è coinvolto Orson Welles, uno dei miei artisti preferiti, sia
come attore che come regista.
Come già accennato nella micro-recensione, Corman (indiscusso re dei B-movies a basso costo) aveva richiesto Orson Welles per interpretare Al Capone, ma la
produzione pose il veto e Jason Robards (che in un primo momento si prevedeva
dovesse interpretare Moran, il rivale di Capone) fu “promosso” a protagonista
ed al suo posto fu ingaggiato Ralph Meeker, foto a destra.
Questa notizia mi era passata sotto agli occhi ma
non ricordavo in quale pagina era inserita e se fosse attendibile e quindi mi
sono dato da fare per saperne di più. Con mia sorpresa (e gioia) ho trovato
questo video del 6 novembre 2014 - Creative Media Master Class alla University
of Hawaii West O’ahu - nel quale lo stesso Corman (all’epoca 88enne, ma ancora
in splendida forma) racconta l’aneddoto in modo molto divertente. A beneficio
di chi ha scarsa conoscenza dell’inglese, riassumo quanto detto dal regista.
Avanzata la proposta di cast con Welles/Capone e Robards/Moran si sentì rispondere (in tono quasi paternalistico) che era alla sua prima grande produzione e quindi non sapeva come andavano le cose con Welles il quale era solito “impossessarsi” del set che quindi diventava caotico per tutti. Così lo forzarono a spostare Robards (che Corman giudicava perfetto per Moran) nel ruolo di Al Capone per il quale lui invece vedeva perfetto Orson Welles.
Continua raccontando che un paio di anni più tardi si trovò a cena con Peter Bogdanovich e lo stesso Welles e, avendoli messi al corrente di quel veto e del commento del produttore, il buon Orson sbottò: “Ma che dici? Io sono la persona più accomodante del mondo! Sarei stato un grande Al Capone!” ... ben sapendo di mentire spudoratamente con la prima affermazione, ma certamente aveva ragione in quanto alla seconda (e qui non ci piove ...).
Essendo riuscito ad essere relativamente conciso,
aggiungo un altro singolare aneddoto nel quale mi sono imbattuto il mese
scorso, leggendo del noir Angel Face (di Otto
Preminger, 1952, tit. it. Seduzione mortale) prima
di stendere la mia micro-recensione 268. In una delle scene del film c’è un alterco fra Robert Mitchum e Jean Simmons, al termine
del quale lei gli dà uno schiaffo e lui prontamente glielo restituisce. Il
problema sorse in quanto gli schiaffi se li davano veramente e la stazza dei
due era ben differente, il robusto Mitchum
alto 1,85 e l’esile Simmons 1,63, problema
che fu aggravato dal regista al quale non piaceva l’intensità del secondo schiaffo,
a suo dire insufficiente. Continua raccontando che un paio di anni più tardi si trovò a cena con Peter Bogdanovich e lo stesso Welles e, avendoli messi al corrente di quel veto e del commento del produttore, il buon Orson sbottò: “Ma che dici? Io sono la persona più accomodante del mondo! Sarei stato un grande Al Capone!” ... ben sapendo di mentire spudoratamente con la prima affermazione, ma certamente aveva ragione in quanto alla seconda (e qui non ci piove ...).
Otto Preminger (foto in alto) aveva una pessima reputazione per la sua durezza e, per questo caso particolare, c’è chi mormora che dietro
la sua richiesta di ripetere quella scena quasi all’infinito ci fosse lo
zampino del famoso produttore Howard
Hughes (il magnate di The Aviator, di Scorsese, con DiCaprio) che era stato respinto dalla Simmons.
Quando già la guancia dell’attrice era diventata ben rossa ed era spuntata
anche qualche lacrima, Robert Mitchum
si spazientì (forse anche per prendere la difesa della povera Jean), si avvicinò al regista, gli
affibbiò un sonoro schiaffone e poi gli chiese: “Così va bene?”.
Le riprese furono sospese e Preminger pretese il licenziamento di Mitchum, ma ciò non avvenne in quanto il film era già quasi
completato e Hughes non voleva
perdere soldi (temendo oltretutto una causa da parte dell’attore). Per il film
fu utilizzato uno dei tanti ciak precedenti.
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