Nel 1975 al Festival di Pesaro ebbi l’occasione di
guardare quasi una cinquantina di film della nuova (allora) generazione di
cineasti americani. Fra questi c’era anche Medium Cool (appena citato nella raccolta Un film al giorno) e scelsi il suo titolo italiano - “America, America dove vai?” - quale
nome identificativo della mia rassegna sul Nuovo Cinema Americano al Teatro
Instabile di Napoli nell’inverno successivo (75/76). L’intenzione era
quella di proporre e quindi far conoscere anche ad altri il profondo cambiamento
iniziato alla fine degli anni ’60 e continuato nei primi anni ’70 del quale
furono protagonisti alcuni registi che nei successivi 50 anni hanno dominato la
scena Hollywoodiana: Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Steven Spielberg, George Lucas solo per citarne alcuni.
Come potete vedere dalla locandina originale (ne
conservo ancora qualche copia), nel novero dei 20 film ce n’erano vari già
abbastanza famosi (e di successo al botteghino) diretti oltre che dai succitati
registi emergenti anche da altri già affermati come Mike Nichols, Robert Altman,
Arthur Penn e Bob Fosse. Li inserii non solo per la loro qualità ma anche per la loro notorietà allo scopo di cercare di rientrare delle spese ... Le sale affollate di Un uomo da marciapiede o Il laureato compensavano quelle semivuote di Truman Capote o Piccoli omicidi.
A questi ne avevo aggiunti altri, cult già allora, dei pochi
disponibili a Napoli e che tutt’oggi è quasi impossibile trovare come per
esempio Trash e Heat di Paul Morrissey (prodotti da
Andy Wharol), Vanishing Point (“Punto
Zero”) quello originale e non quello del 1997 con Viggo Mortensen (pessimo),
nonché il già citato Medium Cool.
Benché distribuiti poco e male e ormai quasi
totalmente dimenticati, varrebbe la pena di guardare di nuovo (o per prima
volta) alcuni di questi film che in patria sono considerati dei classici. Quindi, oltre a riportare le valutazioni attuali di
tutti i 20 compresi nel programma (come vedete con una media vicina al 90% sul
sito specializzato rottentomatoes, sono evidenziati e tre al di sotto dell'85% e l'unico non recensito)
fornisco solo poche informazioni in merito a quelli che suppongo siano i meno
conosciuti e, a beneficio di chi volesse cercare ulteriori notizie. ho aggiunto i titoli originali, talvolta molto diversi da quelli italiani.
In particolare, oltre a Medium Cool, segnalo:
- Trash e Heat fanno parte (insieme con Flesh) della trilogia che Paul Morrissey girò nella Factory di Andy Warhol, sempre avendo Joe Dallesandro come protagonista. In Trash debuttò l'attrice transgender portoricana Holly Woodlawn - nato Haraldo Santiago Franceschi Rodriguez Danhakl - che rimase nel giro Morrissey / Warhol per vari anni. Leggendo questi pochi dati e nomi capirete bene che tutti i film della trilogia attirarono grandi critiche e stroncature così come lodi ed elogi spropositati. Basti notare quanto siano contrastanti i rating sui due più importanti siti di riferimento: rottentomatoes 63 - 90 - 100% e IMDb 5,7 - 5,7 - 5,8/10. A prescindere da tali giudizi, questi sono ormai dei film cult nell’ambito del cinema indipendente.
- The Glass House di Tom Gries (tit. it “Truman Capote”) vincitore del Festival di San Sebastian e di un Emmy Award, oltre alla Nomination al Golden Globe e al Premio dei Registi. Se lo cercate accertatevi che sia quello giusto ... esistono vari altri film con titoli identici, sia in italiano che in inglese, e tanti che sono tratti dallo stesso romanzo, vale a dire In Cold Blood di Truman Capote. Come Medium Cool anche questo film fu girato riprendendo gli attori in situazioni e ambienti reali, vale a dire in una vera prigione, fra veri carcerati.
- Little Murders (Piccoli omicidi) è il primo dei due soli lungometraggi diretti dall’attore Alan Arkin (Oscar nel 2007) ed è tratto dalla commedia satirica del famoso cartoonist Jules Feiffer il quale curò anche la sceneggiatura. Ho trovato un vecchio articolo del New York Times che inizia così: "JULES FEIFFER'S ''Little Murders'' is the darkest and perhaps the funniest comedy ever written about what it was like to be alive and half-crazed in the urban American jungle of the late 1960's."
- Vanishing Point (Punto Zero) classicissimo road movie avente come protagonisti il driver Kowalski (Barry Newman), il cui nome divenne “mitico” a seguito di questo film, e l’auto da lui guidata: una Dodge Challenger R/T bianca del 1970 (circa 7.000cc di cilindrata ...). La colonna sonora è composta da tanti pezzi rock (una novità all'epoca) trasmessi dal disc-jockey Super Soul che dai microfoni di una radio libera accompagna, guida e protegge la cavalcata di Kowalski inseguito dalle auto della polizia attraverso gli stati del sud-ovest degli USA.
NB - Nella locandina ci sono vari refusi (allora non c’erano i computer e si componeva copiando da un pezzo di carta ...):
- Punto Zero è di Richard Sarafian e non di Spielberg come i due film successivi
- manca la B. di Bob prima di Rafelson (5 Pezzi facili)
- è stato scritto Wexter invece di Wexler
- il nome di Ashby è Hal e non Al,quindi H. e non A.
- Morrissey doveva essere scritto con doppia rr
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