Qual
è il nesso? Tutto nasce da una scena che mi colpì, un paio di giorni fa,
guardando il film di Pedro Almodóvar
“Che ho fatto io per meritare questo?”
(1984, uno dei suoi primi lungometraggi, non certo dei migliori). Una signora
dice alla sua amica “Lagarto, lagarto!” riferendosi ad
una vicina avente fama di portare sfortuna e accompagnando le parole con il gesto
delle corna, come in Italia. Delle
origini di questo modo di dire non ho trovato notizie certe e pare che non sia
eccessivamente comune, tuttavia è citato nella Dizionario della Real Academia Espanola, equivalente
della nostra Accademia della Crusca.
In particolare associa la ripetizione della parola, almeno due volte, come “antidoto”
al solo menzionare un serpente che, in alcune regioni spagnole, viene reputato di
cattivo augurio, pessimo se sognato.
Nel
dizionario si legge che questa è abitudine delle persone superstiziose che
usano dire “Lagarto, lagarto!” anche in casi più generali, nei quali altri
dicono “Toco madera!” (“Tocco legno!” come nei
paesi anglosassoni e similmente al nostro “Tocco
ferro!”). Oltre che come antidoto verso qualche persona o cosa di
malaugurio, presunto jettatore o semplicemente al passaggio di un gatto nero, l’espressione
spagnola si utilizza anche quando le cose vanno più che bene al fine di
scongiurare eventuali pericoli o intoppi, anche se al momento imprevedibili, e per
scacciare cattivi pensieri e preoccupazioni.
Ma
se il lagarto in Spagna è solo una lucertola (ricordate il Lagarto
tizón - Gallotia galloti - delle
Canarie? foto in alto) in quanto, come nel resto d’Europa, non ci sono sauri
più grandi, in America latina, il termine viene normalmente associato a
rettili simili ma ben più grandi: tutti quelli appartenenti alla famiglia dei coccodrilli
(che oltre alle varie specie di coccodrilli include caimani e alligatori). Negli stessi paesi le
lucertole vengono indicate come lagartijas, che invece nella
penisola iberica sono solo una tipo di lucertola. In questa serie di nessi
siamo così arrivati ai coccodrilli, mancano solo i cartelli.
Aneddoto
di vita vissuta: viaggiando da San Cristobal de las Casas (Chiapas, Mexico) al
Lago Atitlán (Guatemala) il bus si fermò in un ameno posto lungo la strada, per consentire ai
viaggiatori di sgranchirsi le gambe e di mangiare qualcosa. Nei pressi del comedor c’era un
bel prato con al centro una pozza d’acqua (quasi un laghetto) bordata da varie
palme. Su un tronco faceva bella mostra di sé un cartello con questo breve ma
significativo avviso: “Cuidado con los cocos y los lagartos”
(Attenzione ai cocchi e ai lagartos).
Dovete sapere che uno dei pochissimi passeggeri non messicani o guatemaltechi
era un giornalista catalano con il quale durante il viaggio avevo scambiato informazioni e notizie
in merito alla precaria situazione in Guatemala (sparatorie attorno al Lago Atitlán,
ponti fatti saltare, ...). Era da poco arrivato in centroamerica e non si era
ancora abituato al loro vocabolario né al loro modo di parlare e per di più il
suo spagnolo risultava spesso incomprensibile per i locali. Dopo aver mangiato
e bevuto si avviò tranquillamente verso lo specchio d’acqua ed io gli feci
notare l’avviso, pensando che non lo avesse visto ... e lui, un po’ infastidito
mi rispose: “Che c’è, hai paura delle noci di cocco o delle lucertole?” in
quanto così aveva interpretato. Intanto era giunto quasi al margine del
laghetto, ma non avete idea della velocità con la quale se ne allontanò dopo
che gli ebbi fatto notare che in America Latina lagarto sta per coccodrillo e che, quasi contemporaneamente, vide il muso di un caimán (lagarto de Indias) affiorare dalla superficie!
Caiman crocodylus fuscus, Brown Caiman, Guatemala
Talvolta è singolare come con vari collegamenti sottili e casuali si associno argomenti apparentemente lontani e completamente distinti. Partendo da una delle mie passioni (il cinema) mi sono incuriosito per una espressione in spagnolo (idioma straniero preferito) che mi ha portato a parlare di rettili (animali secondo me fantastici) che, per puro caso, erano stati oggetto del post di pochi giorni fa (il pitone Gennarino) per finire poi a parlare dello stesso viaggio del 1983 in centro America del quale ho parlato l'altro ieri a proposito del Jai Alai.
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