Dicendo pre-code Hollywood ci si riferisce ai film sonori prodotti negli US dal 1929 alla metà del 1934, quando i limiti imposti dal cosiddetto Hays Code (del 1930) cominciarono ad essere effettivamente fatti osservare. Le sceneggiature dovevano rispettare la morale, la simpatia del pubblico doveva essere sempre indirizzata verso i buoni e non si dovevano criticare o mettere in ridicolo leggi naturali, religiose e umane. Fra le tante indicazioni specifiche, si proibiva di mostrare nudi, baci eccessivi e lussuriosi, assunzioni di droghe, esecuzioni esplicite di delitti, allusioni alle perversioni sessuali (che allora comprendevano l'omosessualità), pronunciare alcune parole, trattare adulterio e sesso illegale, relazioni fra persone di razze diverse. Tanti nomi famosi in questi cinque film, per lo più commedie romantiche; due sono diretti da Lubitsch, un maestro del genere, e uno di von Sternberg. Fra gli attori compaiono due volte ciascuno Miriam Hopkins, Cary Grant e Gary Cooper, ma ci sono anche Marlene Dietrich, Mae West, i fratelli Marx, Adolphe Menjou e Fredric March. Nessuno dei film è estremamente osé (neanche per gli standard dell’epoca) ma alcuni dettagli ne impedirono la circolazione dopo il 1934.
Morocco (Josef von Sternberg, USA, 1930)
Primo film
americano della Dietrich e unica sua Nomination Oscar (altre 3 andarono
alla regia, fotografia e scenografia) e fu anche il primo a essere proiettato
in USA perché il famoso The Blue Angel (L’angelo azzurro,
1930, von Sternberg) fu distribuito solo successivamente. L’ambiente
ricorda quelli di altri film famosi ambientati nei protettorati francesi in nord
Africa come l’imperdibile Casablanca (1942, Michael Curtiz,
con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, ambientato in Marocco come
questo) o il francese Pépé le Moko (1937, Julien Duvivier,
con Jean Gabin) e l’immediato adattamento hollywoodiano Algiers
(1938, John Cromwell, con Charles Boyer e Hedy Lamarr),
tutti film da non perdere. L’azione segue un battaglione della Legione
Straniera a Mogador e i protagonisti sono un legionario donnaiolo (Cary
Grant), un’avvenente cantante (Marlene Dietrich) e un ricco pittore
(Adolphe Menjou). Ci saranno alti e bassi nei rapporti fra i tre, ma non
fu tanto questa la ragione della successiva censura, né una donna indigena con
i seni completamente scoperti, quanto il famoso bacio della Dietrich
sulla bocca di una cliente del Cabaret Lo Tinto dove lei si esibiva.
Film cult, anche se non conosciutissimo, originale per la bella ambientazione e
l’uso esclusivo di suono diegetico, quindi in assenza di commento sonoro. Famosa
è la scena finale.
I’m No Angel (Wesley Ruggles, USA, 1933)
Da molti
giudicato il miglior film di Mae West, già star del teatro come
interprete e autrice, ma solo alla sua seconda apparizione sul grande schermo,
a quasi 40 anni. Oltre che protagonista assoluta, sempre con un fare sprezzante
e/o ammiccante nei confronti degli uomini che ambivano a entrare nelle sue
grazie, fu anche sceneggiatrice e curatrice dei dialoghi, spesso molto
taglienti, adattati dal suo omonimo lavoro teatrale del 1925. Cary Grant
entra in gioco solo nella seconda parte per aiutare un amico, ma finisce prima irretito
dalla vamp e poi anche in tribunale. Anche se datato, i brillanti dialoghi
reggono ancora oggi e non hanno niente da invidiare alle migliori comedie moderne
nonostante i 90 anni trascorsi.
Design for Living (Ernst Lubitsch, USA, 1933)
La censura
imposta dal codice Hays non consentì il rilancio di questo film a fine
anni ’30 per il triangolo (quasi quadrilatero) amoroso e relative allusioni e
implicazioni. Due grandi amici americani condividono un piccolo appartamento a Parigi
e si innamorano di una stessa ragazza. Competono nel farle la corte, sorgono
gelosie, uno approfitta dell’assenza dell’altro, entrambi hanno successo,
vengono abbandonati e … guardate il film per sapere come va a finire! Una delle
tante brillanti commedie dirette da Lubitsch, ottimo regista berlinese
immigrato in USA nel 1923 dopo pochi anni di successi in patria. Diresse le più
famose attrici dell’epoca fra le quali Marlene Dietrich, Greta Garbo,
Carole Lombard e Miriam Hopkins, distinguendosi per il suo stile che
fu definito Lubitsch Touch.
Trouble in Paradise (Ernst
Lubitsch, USA, 1932)
In questo film la
commedia romantica si tinge di noir per avere fra i protagonisti una coppia di
ladri di alto livello. Si comincia con alcuni furti in grande albergo veneziano
per poi spostarsi oltreoceano. I due soci/amanti prendono di mira una
ricchissima signora e si fanno assumere con l’obiettivo di sottrarle una gran
quantità di danaro. Trama abbastanza articolata e per niente ripetitiva,
costituita da tanti piccoli eventi (alcuni includono un po’ di suspense) quasi
mai scontati e ottimamente interpretata da un gruppo di collaudati
caratteristi.
The Cocoanuts (Robert
Florey e Joseph Santley, USA, 1929)
Primo effettivo film
dei fratelli Marx (uno precedente non fu mai distribuito ed è andato
perso), nella formazione a quattro in quanto manca Gummo che non apparve
mai nei loro film. Zeppo, già qui in un ruolo minore, partecipò solo a 6
film del gruppo, del quale rimangono nella memoria collettiva quasi
esclusivamente Groucho, Chico e Harpo. Essendo un
adattamento di una commedia di Broadway porta con sé vari numeri solo musicali
o cantati e alcune coreografie molto articolate. Il resto del tempo si passa
con i giochi di parole, le gag di Harpo (il muto) abilissimo borseggiatore, i
discorsi insensati di Groucho il seduttore e le manfrine di Chico (dall’accento
italiano) ottimo musicista oltre ad essere perfetta spalla per i fratelli in
qualunque occasione. Questi sono gli elementi che li resero poi famosi anche
nel mondo del cinema senza avere più bisogno di ballerine e canzoni. Vale la
pena di spendere due parole per Margaret Dumont, che appare sempre nella
parte l’iconica matrona ricca e di sani principi morali, spesso circuita da Groucho.
Perfettamente adatta al ruolo, pare che abbia confessato di non aver mai
compreso i giochi di parole e i nonsense dei fratelli Marx né sulla
scena né in privato.
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