In anteprima (non si sa ancora quando e come uscirà in Italia) ho guardato il film molto sui generis che sta sbancando negli USA e in parte di Europa. Lo accompagnano due coppie di film relativamente connessi fra loro: due sono musicali/etnologici dell’estremo oriente e trattano soprattutto di canto tradizionale, mentre gli altri sono originali commedie russe degli anni ’80.
Everything Everywhere All at
Once (Dan Kwan e Daniel Scheinert, 2022, USA)
Senza tema di essere smentiti, si può affermare che è il successo dell’anno, sia di critica che di pubblico, quasi del tutto inatteso. Produzione indipendente con un budget di 25 milioni di dollari, da quando è arrivato nelle sale a marzo (e solo in pochi paesi) me ha già incassati 80. In quanto ai rating, al momento gode di un ottimo 8,4 su IMDb, nella quale classifica di tutti i tempi si trova attualmente al 107° posto, e il 95% delle recensioni professionali su RT sono positive. La trama si sviluppa in mondi paralleli e tempi paralleli e, specialmente nella prima parte (Everything, la più lunga, quasi 1h30’), ha un ritmo incredibilmente rapido, con continue trasformazioni fisiche, abbigliamenti e acconciature inimmaginabili, azioni assolutamente irrazionali, in alcune sequenze le scene si compongono di soli pochi fotogrammi. La seconda rallenta un po’ e l’azione frenetica lascia più spazio a dialoghi e considerazioni possibilmente serie (sul multiverso?). Buona parte è anche una demenziale parodia dei film di arti marziali, con i contendenti si affrontano senza regole e con “armi” certamente non convenzionali. Le sorprese sono continue ed è quasi incredibile pensare che i 2 Daniel (registi e sceneggiatori) abbiano avuto da soli tutta questa fantasia e che i tantissimi effetti visivi siano opera di uno sparuto gruppo di amici non professionisti, autodidatti. Sia ben chiaro, è un Hellzapoppin (neologismo nato dal titolo del film omonimo di H. C. Potter, 1941), eppure creativo, sorprendente, audace, irriverente, sconclusionato, assurdo e chi più ne ha più ne metta, ma proprio per queste sue prerogative colpisce il pubblico che vuole godersi oltre un paio di ore di spettacolo folle, eppure niente di già visto, certamente non banale. Protagonista un'ottima Michelle Yeoh, affermata attrice cino-americana. Non si conosce la data di uscita in Italia …
Seopyeonje (Kwon-taek Im, 1993, Kor)
Essendo apparso fra i suggerimenti di YouTube, non mi sono perso questo film sia per le ottime critiche sia per il fatto di trattare del pansori, tradizionale forma musicale coreana. Di questa espressione artistica (voce e tamburo) utilizzata sia nei migliori teatri (fino ad una certa epoca) che in forma itinerante, similmente a cantastorie, ero venuto a conoscenza guardando l’ottimo Chunhyang (2000, Kor, microrecensione), diretto dallo stesso regista, soprannominato padre del cinema coreano. I protagonisti sono un padre despota che costringe i figli ad esercitarsi continuamente in questa forma d’arte canora. La storia, molto drammatica, si sviluppa in un ampio lasso di tempo durante il quale i tre si separano e si ritrovano. Ben costruito, oltre alla peculiare parte canora (che ad alcuni, forse molti, potrà risultare ostica) è anche interessante per la rappresentazione del mondo rurale coreano.
Yellow Earth (Huang tu di) (Chen Kaige, 1984, Chi)
E a questo ci
sono arrivato dopo aver letto di Seopyeonje (vedi sopra) che, in
molte recensioni di esperti di cinema orientale, viene citato come risposta
coreana a Yellow Earth. Il mio interesse è stato ancora maggiore
dopo aver scoperto che quest’ultimo fu l’esordio di neodiplomati dalla Beijing
Film Academy: Chen Kaige regista e Zhang Yimou direttore
della fotografia. A chi ha meno memoria per i nomi cinesi, ricordo che il
secondo, dopo altri tre collaborazioni come direttore della fotografia, nel
1988 passò alla regia e ben presto diventò uno dei più acclamati registi orientali
con film come Lanterne rosse, Vivere, Hero, La foresta
dei pugnali volanti, …. I due, con il loro stile innovativo, furono
elementi di spicco della 5th Generation of Chinese filmmakers.
Tornando al film, che narra della ricerca di canti tradizionali affidata ad un
soldato, già si intravede lo stile di Zhang Yimou , specialmente negli
esterni con campi totali lunghi e lunghissimi, la famosa giacca rossa che qui spicca
in un incredibile ambiente semidesertico, composizioni con uno o pochi
personaggi che appaiono piccoli e decentrati nell’inquadratura, file di musicanti
che formano una linea sinuosa.
City Zero (Gorod Zero) (Karen Shakhnazarov, 1988, URSS)
Commedia
dell’assurdo, fra il surreale e il kafkiano. Un ingegnere viene inviato in una
piccola cittadina per risolvere un problema tecnico di una fabbrica e, per una
serie di cause non collegate fra loro e per lo più illogiche, non riesce più a
tornare a Mosca. Sempre trattato comunque benissimo, avrà a che fare con un
suicida forse assassinato, con il sindaco, con il commissario e innumerevoli strambi
personaggi; si troverà a dover impersonare il figlio di una persona mai
conosciuta, inaugurare un circolo di rock’n’roll, visitare un originale museo e tanto altro. Tutto ciò senza
andare mai sopra le righe, con dialoghi (molti senza senso) precisi e concisi,
personaggi tutti cordiali e (apparentemente) cooperativi, senza violenza o
coercizione. Rientra nel filone delle buone commedie russe di quell’epoca,
durante la quale era tollerata anche qualche bonaria presa in giro del potere.
Merita una visione …
Kuryer (Karen
Shakhnazarov, 1986, URSS)
Visto City
Zero, sono andato a cercare un altro film di Shakhnazarov, e ho trovato
quest’altra commedia, anch’essa con sceneggiatura dello stesso regista, con
rating ancora migliori (7,7 vs 7,4 su IMDb e gradimento del pubblico su RT 97%
vs 84%). Tuttavia, Kuryer mi è piaciuto molto di meno, essendo
meno arguto dell’altro ed evidentemente diretto al grande pubblico, per lo più giovanile.
Comunque ha alcuni buoni spunti ed è stato anche inaspettato vedere ragazzi con
i primi skateboard e anche esibizioni di breakdance. Non malvagio, ma si può
anche evitare … consiglio senza dubbio l’altro.
Nessun commento:
Posta un commento