Dopo
aver delineato il mese scorso la movimentata e avventurosa gioventù di Emilio
Fernández e poi estrapolato alcuni eventi della sua successiva vita
sentimentale, eccomi ad introdurre la sua vera carriera da cineasta. Giunto a
Hollywood al seguito del feretro di Rodolfo Valentino (post El Indio 1) aveva
cominciato a fare di tutto, dall'attrezzista alla comparsa, e così, stando sul
set, apprese tanto quanto possibile "spiando" gli ottimi ignari
maestri involontari come Cecil B. DeMille, John Ford e
soprattutto Sergei Eisenstein che ebbe grande influenza su di lui, in
particolare per l’innovativo stile di montaggio. La sua collaborazione con
grandi nomi del cinema americano e della letteratura (p.e. Ford, Steinbeck
e tanti altri, continua a leggere) sarebbe continuato negli anni ’40 e ’50.
Emilio fece la gavetta come
attore apparendo in western non eccelsi come quelli diretti da John P.
McCarthy (5 film con lui fra il 1930 e il '32, ma per i primi 4 uncredited).
Tornò in Messico nel 1933 grazie ad un’amnistia del Governo, con la ferma
intenzione di continuare la sua carriera cinematografica. Ma durante il primo
anno dovette per lo più arrangiarsi lavorando in altri campi facendo il pugile,
il tuffatore ad Acapulco, l’aviatore e il fornaio. Dopo aver partecipato a La
Buenaventura (con Enrico Caruso jr., figlio del famoso tenore),
ebbe un ruolo minore nel film Cruz Diablo, diretto da Fernando
de Fuentes, fra i più famosi registi dell’epoca, e grazie a ciò fu subito
ingaggiato per il suo primo film da protagonista (ovviamente nativo): Janitzio,
(1935, diretto da Carlos Navarro, foto sopra, locandina sotto).
Continua a essere solo attore fino al
1942, quando dirige La isla de la pasión e Soy puro
mexicano, ma il suo periodo d’oro inizia l’anno successivo con Flor
silvestre e continua per tutti gli anni ’40, con una serie ininterrotta
di successi: María Candelaria (1943), Las abandonadas
(1944), Bugambilia (1944), Pepita Jiménez (1945), La
perla (1945), Enamorada (1946), Río Escondido
(1947), Maclovia (1948), Salón México (1948), Pueblerina
(1948), La malquerida (1949).
Fra
questi dovrebbe essere inserito anche The Fugitive (1946, USA) che
co-diresse (uncredited) con il suo mentore e amico John Ford Il film era
sostanzialmente messicano, essendo un adattamento di The Power and the
Glory (romanzo di Graham Greene che si svolge in Messico), con
le due star messicane dell’epoca Dolores del Rio e Pedro Armendáriz
che affiancavano Henry Fonda. Per questo film il regista americano fu premiato
a Venezia nel 1948, Festival che aveva già reso famoso El Indio che
l’anno precedente aveva vinto l’International Award con La perla (con
Nomination al Grand International Award per lo stesso film e per Enamorada),
e l’anno precedente aveva ottenuto il Grand Prize a Cannes per María
Candelaria (aka Xochimilco).
Contando
sulle innumerevoli esperienze di vita vissuta come indio, soldato, rivoluzionario,
emigrante e soprattutto spinto dal suo sentirsi messicano al 100%, i suoi temi
preferiti furono la lotta fra peones e hacendados, fra poveri e
ricchi, fra onesti umili lavoratori e sfruttatori o malviventi. Spesso si
tratta di veri e propri melodrammi che il più delle volte vedevano protagonisti
indigenas, o al più mestizos, con riferimenti a lotte di classe,
machismo, razzismo, prepotenze dei latifondisti e dei loro scagnozzi. Non per
niente era un figlio della rivoluzione.
Ed
eccoci alla sua singolare collaborazione con John Steinbeck (Premio Nobel
per la letteratura, autore di famosi romanzi molti dei quali poi adattati per
il grande schermo come Uomini e topi, Furore, La
valle dell’Eden). Lo scrittore americano, assiduo frequentatore della
penisola della Baja California (Messico) aveva ascoltato lì questa la storia
tradizionale della enorme perla e l’aveva riassunta in un paio di pagine.
Insieme
con Emilio la utilizzarono come soggetto per una molto più complessa e
articolata sceneggiatura. A seguito del grande successo del film (protagonista il solito Pedro Armendáriz), in tanti chiesero
a Steinbeck del romanzo originale ... che non esisteva! Lo scrittore si
rivolse quindi di nuovo ad Emilio per delineare storia e personaggi in
base a come il regista li aveva pensati per la versione cinematografica. Questo
è il motivo per il quale troverete due date di uscita per il film (1945 e 1947)
ed è comunque certo che il “romanzo” di Steinbeck fu pubblicato e
pubblicizzato solo dopo l’uscita internazionale del film. Ernest Hemingway
lo definì “un autentico poema epico …”. Per questo film al solito ottimo Gabriel
Figueroa fu conferito il Golden Globe per la fotografia.
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