A parte questa novità, l’uscita non è stata particolarmente soddisfacente a causa del vento sostenuto che faceva ondeggiare in modo irregolare piante e fiori e, penso, non era neanche tanto gradito alle farfalle. Le indisponenti Vanessa, non trovavano pace e, forse per avere un appoggio solido e sicuro, non oscillante ad ogni minima raffica, si sono venute a posare più volte sulla mia spalla o sul braccio, dove era ovviamente impossibile fotografarle. Il fatto mi ha fatto sentire come Taddeo (Elmer J. Fudd, il cacciatore di Looney Tunes) quando Bugs
Bunny o Daffy Duck si piazzano sorridenti sulla canna del suo fucile!
Comunque,
ne ho approfittato per addentrarmi in un roveto seguendo una Megera (Pararge megera, una farfalla - foto sotto a sx-,
non una donnaccia e tanto meno un essere mitico), chissà per quale colpa si è meritata tale
nome, non certo lusinghiero. Questo è estratto da quanto riportato dal vocabolario Treccani:
“... una delle tre Furie (latine) o Erinni (greche) della mitologia classica. Per antonomasia, donna di carattere aspro, litigioso e violento, per lo più brutta e vecchia, o fisicamente malmessa.”
Essendo certo dell’origine mitologica del termine e volendo soddisfare la mia solita innata curiosità, sono andato a verificare a quale gruppo appartenesse Megera. Insieme
con le altre due (Aletto e Tisifone) in origine erano nuvola tempestosa
apportatrice di malattia e di morte; in seguito, punivano chi violava l’ordine
morale e, specialmente nelle tragedie classiche greche, vendicavano i delitti
di sangue.
In
una delle poche zone riparate dal vento mi sono anche imbattuto in alcuni degli
ultimi Dianthus rupicola (garofanino di scogliera o delle rupi, foto sopra a dx) ancora in perfetta forma, la maggior parte erano già
appassiti o addirittura secchi già un paio di settimane fa.
Tipico
caso della mia tanto amata serendipity è stato il summenzionato
inseguimento della Megera in quanto mi
ha portato in un appezzamento, mai raggiunto in precedenza, dal quale ho potuto
osservare un affascinante esemplare di pino (Pinus sp.), solitario e dal portamento abbastanza insolito, al lato di un vecchio fico (Ficus carica) inselvatichito, almeno a giudicare dalla
grande, fittissima chioma.
Come si vede da questa foto, sembra quasi di trovarsi in una savana e non sulla cima di un colle calcareo, a quasi 500m di quota e a meno di un chilometro dal mare, sia a NW che a SE.
Divertente, ironico e sopratutto interessante
RispondiEliminaGrande Giovis la tua curiosità e tenacia sono fondamentali per tutti noi.
grazie sempre