Abbiamo attraversato il Piano del Ceraso scomparendo nelle felci alte quasi 2 metri; nella parte alta della discesa dello Scalandrone ormai anche la deviazione, creata vari anni fa per aggirare vari smottamenti, versa in cattive condizioni e più basso, tornati sul tracciato storico, si cammina su pietrame venuto giù dai ripidi pendii soprastanti; scendendo per il Petrale (CAI 301) a valle del muraglione (parete sud-orientale del castello di Scala) si naviga a vista ed è bene sapere dove andare, tanto che sullo stesso sito CAI Monti Lattari si legge:
“... presenta degli elementi di problematicità dal punto di vista dell’individuazione del sentiero ... Si tratta comunque di un sentiero che richiede una buona pratica escursionistica e capacità di orientamento, da farsi assolutamente provvisti di mappa ed altimetro. Un valido aiuto (non sostitutivo di detta strumentazione) potrebbe essere un GPS o l’applicazione OSMAND.”
Personalmente, considerato anche che il mio sparuto seguito, pur
essendo composto da escursionisti abituali, nel complesso sembrava non trovarsi del tutto a proprio agio su tali
percorsi ed era spesso attardato, ho reputato opportuno rinunciare al passaggio per Punta delle Castagne (da dove avremmo prendere
la bretella 351a) e tornare direttamente sul percorso Scalandrone guidando il gruppo attraverso i castagneti (per la maggior parte
abbandonati) dirigendomi direttamente sul 351. Questo nella parte bassa non presenta alcun
problema, parimenti a tutto il percorso che circumnaviga la Valle delle Ferriere
a mezza costa attorno ai 500m di altitudine (CAI 357 + 301 + 359), anche se in alcuni punti si
notano ancora i danni degli incendi di pochi anni fa.
Per fortuna, grazie alle abbondanti piogge primaverili, il torrente Canneto (quello che muoveva i mulini di Amalfi) ha ancora una discreta portata ed anche le piccole cascate più a valle erano attive ... sempre un piacevole spettacolo, rinfrescante alla sola vista, specialmente in un giorno tanto caldo.
Prima di scendere ad Amalfi percorrendo la storica mulattiera a
tornanti, quasi tutta perfettamente lastricata, sosta d’obbligo all’Osteria delle sorelle Rispoli, mio punto di ristoro fisso, quando mi trovo in zona Pogerola ad un orario
consono. Stavolta ho fatto provare ai miei accompagnatori gli scialatielli fatti da Enza (la chef, alla mia destra), la sua famosa genovese (piatto della tradizione napoletana, a Genova non esiste), alici farcite con provola e anche quelle semplicemente fritte; tutto amabilmente servito dalla maitre Marina (alla mia sinistra nella foto sotto).
Anche il ritorno via mare a Sorrento (che avevamo lasciato con il
treno delle 6.25) è stato molto panoramico e piacevole.
Il percorso è senz'altro ben congegnato (così come la logistica) ma è opportuno intraprenderlo con escursionisti preparati, ben attrezzati e dal passo sicuro, autosufficienti e non impicciosi ... altrimenti diventa un incubo, si sta sempre ad aspettare per il passo lento della coda o semplici (insopportabili) soste per selfie e foto di gruppo, spesso tralasciando i soggetti naturali, secondo me ben più interessanti e affascinanti.
Il percorso è senz'altro ben congegnato (così come la logistica) ma è opportuno intraprenderlo con escursionisti preparati, ben attrezzati e dal passo sicuro, autosufficienti e non impicciosi ... altrimenti diventa un incubo, si sta sempre ad aspettare per il passo lento della coda o semplici (insopportabili) soste per selfie e foto di gruppo, spesso tralasciando i soggetti naturali, secondo me ben più interessanti e affascinanti.
Descrizione precisa e puntuale del percorso. Complimenti e saluti.
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