Ho scovato questa perla della cinematografia nella videoteca della
Cineteca Nacional Mexico questa strana co-produzione cubano-sovietica, composta
da 4 storie che si svolgono sull’isola caraibica a fine anni ’50, nel periodo
della fuga di Batista e l’avanzata di Fidel Castro. Chiaramente parziale e di
taglio propagandistico (vista epoca e produttori non poteva essere altrimenti)
non è eccezionale per la sceneggiatura, comunque più che buona, bensì per la
qualità delle riprese, in particolare quelle della prima metà. Gli ambienti si
alternano, si inizia con i grandi hotel dell’epoca di Batista frequentati da
ricchi americani in cerca di avventure esotiche, si passa al dramma di una
famiglia estromessa dalla piantagione di canna da zucchero, si torna in città
per le proteste studentesche e si finisce con la guerriglia nella selva.
Caratteristiche comuni sono un uso pressoché continuo di grandangolo su
camera a mano e piani sequenza affascinanti, il tutto sostenuto da una perfetta
fotografia bianco e nero. In pratica da ogni scena, con un fermo immagine, si
potrebbero ricavare foto degne di essere presentate in un’esposizione. Un piano
sequenza che mi ha particolarmente colpito è ripreso su un roof top di un
grande albergo, con tanto di bar e piscina; dopo varie “acrobazie” con la
cinepresa, l’operatore entra in piscina e continua a filmare sott’acqua ...
ottimo sia per creatività che per qualità. Ma anche le riprese fra le canne da
zucchero e quelle con ambienti geometrici all’università, giusto per citarne
qualcuna, sono estremamente interessanti.
Superconsigliato.
174 Namme (Zaza Khalvashi, Geo, 2017) * con Mariska
Diasamidze, Aleko Abashidze, Ramaz Bolkvadze * IMDb 7,5
Altro film di “discendenza” sovietica ed in questo caso si tratta senza
dubbio di un “devoto” di Tarkovski. Film
lento ma affascinante, ottime inquadrature, tantissima acqua (anche quando non
si vede, si sente) e non mancano immagini riflesse e fuoco. Zaza Khalvashi (classe 1957) è regista
poco prolifico, solo 4 film in 20 anni.
Namme è il nome di una giovane donna che vive con il padre e insieme
hanno cura di una fonte di acqua “miracolosa” e di un pesce ... gli altri 3
figli dell’uomo, fra i quali un pope ortodosso e un professore, si sono
rifiutati di seguire la professione del padre, considerato un guaritore. I
rapporti fra i familiari e fra questi ed il resto degli abitanti del villaggio
sperduto fra le montagne è descritto con poche significative scene, sempre molto
ben filmate. L’ambiente naturale riveste un gran ruolo, con l’acqua cristallina
di un ruscello tuttavia talvolta reso biancastro dalle attività di cava, un
lago dalla superficie quasi sempre immobile e quindi a specchio, neve, bruma,
fango e alberi.
Cercando di saper qualcosa di più anche degli altri, dei quali perfino IMDb non riporta molto, ho cercato in rete e mi sono imbattuto nella pagina personale del regista su Vimeo. Qui, oltre ai trailer dei film e qualche altro video, si trova Mizerere (1996), il suo secondo film, scaricabile in HD 720p, con sottotitoli in francese.
Se non vi piace Tarkovski, non lo prendete in considerazione, vi annoiereste. Se, al contrario, apprezzate lo stile peculiare del regista russo, cercate questo film e godetevelo. Pur non raggiungendo i livelli del suo maestro, Khalvashi ha diretto un ottimo film.
Cercando di saper qualcosa di più anche degli altri, dei quali perfino IMDb non riporta molto, ho cercato in rete e mi sono imbattuto nella pagina personale del regista su Vimeo. Qui, oltre ai trailer dei film e qualche altro video, si trova Mizerere (1996), il suo secondo film, scaricabile in HD 720p, con sottotitoli in francese.
Se non vi piace Tarkovski, non lo prendete in considerazione, vi annoiereste. Se, al contrario, apprezzate lo stile peculiare del regista russo, cercate questo film e godetevelo. Pur non raggiungendo i livelli del suo maestro, Khalvashi ha diretto un ottimo film.
175 What did the Lady Forget? (Yasujirô Ozu,
Jap, 1937) tit. or. “Shukujo wa nani o wasureta ka” * con Sumiko Kurishima,
Tatsuo Saitô, Michiko Kuwano * IMDb 7,3
Film poco conosciuto del maestro dei tatami shot, e per di più
differente dalla maggior parte dei sui altri lavori in quanto si tratta di una
pura e semplice commedia.
Narrata con la solita leggerezza, con molto humor, sostenuta da ottime interpretazioni (ogni faccia o semplice sguardo dei protagonisti è da manuale) la storia tratta di una donna insopportabile, con due amiche intriganti e pettegole, il marito (un dottore professore universitario) che tenta di avere un po’ di tempo per sé raccontando bugie, una loro nipote giovane ed esuberante che porta lo scompiglio in casa, un paio di ragazzini abbastanza svegli e un assistente del professore che si trova coinvolto per più motivi in questa intricata trama, senz’altro divertente e arguta.
Narrata con la solita leggerezza, con molto humor, sostenuta da ottime interpretazioni (ogni faccia o semplice sguardo dei protagonisti è da manuale) la storia tratta di una donna insopportabile, con due amiche intriganti e pettegole, il marito (un dottore professore universitario) che tenta di avere un po’ di tempo per sé raccontando bugie, una loro nipote giovane ed esuberante che porta lo scompiglio in casa, un paio di ragazzini abbastanza svegli e un assistente del professore che si trova coinvolto per più motivi in questa intricata trama, senz’altro divertente e arguta.
Un film di classe come era lecito aspettarsi visto il regista, una
sorpresa per non essere “il solito Ozu” (come dicono i suoi denigratori).
Consigliato.
173 Nuvole
di maggio (Nuri Bilge Ceylan, Tur, 1999)
tit. or. “Mayis Sikintisi” * con Emin Ceylan, Muzaffer
Özdemir, Fatma Ceylan * IMDb 7,5 RT 83%p
In attesa di guardare il candidato alla Palma d’Oro The wild Pear Tree (insulsamente
proposto in Italia come L'albero dei frutti selvatici, non potevano
attenersi alla traduzione letterale come nel resto del mondo e titolarlo Il
pero selvatico?), ho recuperato il secondo film di Nuri Bilge Ceylan. Questi vanta un invidiabile curriculum, dei suoi
8 lungometraggi i primi due sono stati sono stati presentati a Berlino (Premio
Caligari e Nomination Orso d’Oro) e gli altri 6 a Cannes dove ha raccolto 8
Premi e 6 Nomination.
Nuvole di maggio mi ha un po’
deluso all'inizio, apparendo lento e con una serie di inquadrature fisse e
personaggi che tardano ad essere delineati. Verso la mezz'ora comincia a
prendere corpo e i protagonisti vengono fuori, la macchina comincia a muoversi
di più e le immagini diventano molto più interessanti, sia gli esterni che i
primi piani. Si nota che Ceylan ha un suo
stile e buon gusto per le immagini, in particolare quelle in ambiente naturale e
dei volti altrettanto naturali, in questo caso vari anziani contadini.
Non entusiasmante, ma certamente degno di nota. Sono ansioso di vedere altri suoi film.
171 Angelo
(Markus Schleinzer, Aut, 2018) * con
Makita Samba, Alba Rohrwacher, Larisa Faber * IMDb 5,6 RT 100%
Il 5,6 su IMDb non prometteva bene e il contrastante 100% su RT non era
tanto affidabile essendo basato solo su 6 recensioni; l’unico altro film di Schleinzer (2010, Michael) aveva suscitato un discreto scalpore trattando di
un pedofilo che teneva un ragazzino di 10 anni segregato ... Nomination Palma d’Oro
e Golden Camera a Cannes.
Narra la storia di un ragazzo africano "salvato dalla
schiavitù" e trasformato in curiosità per nobili e ricchi della corte viennese del XVIII secolo, da esibire quasi
come fosse un animale ammaestrato. Non mi aveva attirato questo poco che avevo
letto, ma avendo tempo sono andato a guardarlo. In effetti è molto sbilanciato,
nel senso che ci sono pochi aspetti meritevoli e tanti altri sono incomprensibili
o veramente scadenti. Originali alcuni set come quello del luogo nel quale si vendono
i ragazzi africani dopo averli ben ripuliti: un magazzino industriale moderno
con pavimento in cemento, pilatri costituiti da grosse putrelle, illuminato da
luci al neon. Singolare anche la scelta del formato 4:3, molto raramente usato nel XXI secolo. Molte altri ambienti sono minimalisti e, al di là di vestiti
finto-sfarzosi (poco convincenti), molto poco dà l’idea di opulenza. La nota di
merito se la guadagna per le luci, quasi naturali. Ambienti più o meno scuri,
rischiarati solo dalle luci delle candele. Tornando alle pecche, una è quella
dei troppi periodi della vita di Angelo rappresentati senza che si sappia
niente di cosa sia successo nel frattempo.
Singolare, ma certamente evitabile.
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