Una volta tanto, la cinquina è composta
esclusivamente da film dell’anno scorso, due dei quali sono documentari di
qualità. La star è indubbiamente Cold War.
133 Cold
War (Pawel
Pawlikowski, Pol, 2018) tit. or. “Zimna wojna” *
con Joanna Kulig, Tomasz Kot, Borys Szyc
* IMDb 7,7 RT 92% * 3 Nomination Oscar (miglior film non
in lingua inglese, regia, fotografia)
Gran bel film questo Cold War,
parte con tanta musica popolare (oggetto di ricerca del protagonista e della
sua socia), prende corpo come storia d'amore al margine della neocostituita
compagnia di canto e ballo tradizionali, poi questa viene minata dalla politica
e infine termina in dramma. Le 3 nomination mi sembrano più che giustificate
anche se nessuna si è trasformata in Oscar, ma è un chiaro segnale di una
maggior attenzione alle produzioni non-americane, quest’anno evidenziato dal
successo di Roma. Peccato non
abbiano preso in considerazione anche la colonna sonora che include originali
brani popolari cantati a cappella, cori, jazz, rock e altro ... una gran
varietà di musica diegetica.
Ennesimo film di qualità in bianco e nero (candidato Oscar per la fotografia), ennesima dimostrazione che
il colore non è “strettamente necessario” per produrre un buon film, così come
non lo sono gli effetti speciali.
Da non perdere ... se
lo trovate.
132 They
Shall Not Grow Old (Peter Jackson, NZ/UK, 2018) tit. it. “Ancora un giorno” * documentario
* IMDb
8,4 RT 100%
Documentario
diretto e prodotto da Peter Jackson (regista delle saghe del Signore
degli anelli e degli Hobbit) a partire da riprese
originali dei cronisti di guerra e successivi audio della BBC, per commemorare il centenario della
fine della I Guerra Mondiale. Utilizzando tecniche all’avanguardia ha combinato
centinaia di commenti e ricordi dei reduci, buona parte delle immagini sono state
“colorate” ed addirittura sono trasformate in 3D (la versione proiettata alla Cineteca Nacional Mexico è in 3D). Ne
esce fuori un racconto a tratti agghiacciante, interrotto a volte da aneddoti e
descrizioni in puro stile humor britannico; smitizzando vari luoghi comuni
mette in risalto lo spirito con il quale si andava al fronte, la mancanza di
vero risentimento fra i soldati inglesi e tedeschi (giovani mandati a morire)
insomma l’inutilità della guerra. Oltretutto sottolinea il fatto che i reduci
venivano in molti casi emarginati, come se fossero andati a combattere per i
loro interessi.
Documentario
amaro e certamente pesante per quelli che vogliono continuare ad ignorare l’esistenza
delle guerre e le conseguenze di esse, preferendo rimanere nell’ignoranza.
134 Maria by Callas (Tom Volf, Fra, 2018) * documentario biografico * IMDb 7,2 RT
91%
Interessante e, direi, appassionato montaggio di interviste alla più
famosa soprano del secolo scorso: Maria
Callas. Ne viene fuori un ritratto di una persona semplice, schietta,
timida, arguta nel rispondere alle domande, a volte insidiose, degli intervistatori.
Il film si sviluppa alternando un po’ di narrazione fuori campo (voce di Joyce DiDonato), interviste per lo più
in inglese e francese (con solo un poco di italiano e greco), lettere inviate alla
sua maestra e mentore Elvira de Hidalgo
(lette da Fanny Ardant), spezzoni di
riprese di eventi ufficiali e, ovviamente, numerose arie con riprese effettuate
nei teatri di tutti il mondo, fra concerti e opere. Appaiono tanti volti famosi,
ma l’unico che parla (poco) è Pasolini,
per il quale la Callas interpretò il
personaggio di Medea nel film
omonimo (1696).
Forse Tom Volf ha ecceduto nella
parte lirico-operistica, pur non avendo assolutamente bisogno di “allungare il
brodo” (il film dura circa 2 ore). Comprendo la necessità di proporre una certa
varietà, ma forse alcune avrebbe potuto inserirle in modo parziale e non per
intero. Ciò diventa un peso per i non melomani, mentre tutto il resto scorre
piacevolmente.
131 El reino (Rodrigo Sorogoyen, Spa, 2018) tit. it. “Il
regno” * con Antonio de la Torre, Mónica López, Josep Maria Pou * IMDb
7,4 RT 86% * 8 Goya (Cabezon) e 6
Nomination
Buon
thriller politico spagnolo, con una trama sostanzialmente più che credibile in
tanti altri paesi, con il bravo Antonio
de la Torre nei panni del protagonista, scelto dal suo partito come capro
espiatorio per i tanti affari illegali portati a termine insieme . Solo nell’ultima
parte diventa più violento e a tratti improbabile, ma poi chiude con un ottimo
finale ... una domanda a conclusione di una diretta TV, che rimane senza
risposta mentre iniziano a scorrere i titoli di coda.
Almeno per
questo genere di film, Rodrigo Sorogoyen è da tener d’occhio;
2 anni fa scrisse e diresse Que dios
nos perdone (anche questo con de
la Torre), ma si deve anche ricordare che è stato
candidato ai recenti Oscar nella
categoria Best Live Action con il suo
Madre
(16min).
In sostanza più che guardabile ... in attesa che Sorogoyen limi
ulteriormente il suo stile.
135 La camarista (Lila Avilés, Mex, 2018) tit. int. “Chambermaid” *
con Gabriela Cartol, Teresa Sánchez * IMDb 7,0 RT
100%
Considerato il soggetto, non era per niente facile portare il film a
conclusione in maniera decente. Eppure, sorvolando su qualche sbavatura, la già
attrice e ora co-sceneggiatrice e regista all’esordio riesce a fare un lavoro
più che soddisfacente. L’intero film si svolge all’interno di un hotel di lusso
di oltre 42 piani a Città del Messico. La protagonista è una cameriera ai piani
che dovrà affrontare clienti arroganti, insoddisfatti, problematici ... e
qualche suo collega di lavoro non è da meno (ma ce ne sono anche di
cooperativi). Essendomi trovato per anni fra l’incudine e il martello (= fra il
personale di alberghi e ospiti che spesso si comportano male) posso assicurare
che il quadro proposto da Lila Avilés è più che realistico e che anche le scene incluse per sdrammatizzare
(quasi ridicolizzando alcuni clienti) sono altrettanto plausibili. Riesce anche
ad inserire piccoli elementi che creano aspettative di eventi che non accadono,
aggiungendo un po’ di suspense.
Questo era uno dei film che non ero sicuro di voler guardare, dopo
averlo fatto devo dire che non mi sono pentito.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire da gennaio 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate, in gruppi di 5, su questo blog.
Apprendo con gioia che le parti operistiche non sono solo spezzoni qua e là! Mi convince sempre di più.
RispondiEliminaSu Cold War ho sentito opinioni discordanti , c'è chi dice solo bella musica ma la storia è freddina e noiosa.
Peter Jackson , ora che mi riveli qualche dettaglio, mi attira meno.
La colonna sonora di Cold War è splendida, il film invece mi ha lasciata un po' fredda. "merito" di una storia d'amore con la quale non sono riuscita ad empatizzare per nulla...
RispondiEliminaHo apprezzato anche fotografia e direzione.
RispondiEliminaLa storia è senz'altro poco avvincente per essere in fondo ripetitiva, con lei insopportabile e lui irritante per essere succube e non riuscire a staccare la spina.
Grandi "amori" che non ho mai compreso, ma che vengono spesso sfruttati nei film, anche in ruoi invertiti.