Di recente varie di notizie di spese esagerate
hanno attirato la mia attenzione, si tratta di opere d’arte battute all’asta e
di un matrimonio in India.
In pochi giorni a New York da Christie's sono
stati venduti il dipinto ''I covoni''
(1890-91) di Claude Monet per 81,4
milioni di dollari (76mln euro) e la tela del maestro dell'astrattismo William de Kooning ”Untitled XXV" (1977) per 66,3
milioni di dollari (62mln euro), mentre da Sotheby's
per “soli” 54,5 milioni di dollari (51mln euro) qualcuno si è aggiudicato "Ragazze sul Ponte" (1902) di Edvard Munch, autore
del famoso quadro "L'urlo".
Il matrimonio indiano era quello della figlia
di Gali Janardhan Reddy (ex-ministro
da poco scarcerato dopo aver scontato una pena per corruzione, ma i soldi provengono
in gran parte dalle sue miniere in Africa) e pare che sia costato 5 miliardi di
rupie pari a circa 69 milioni di euro, anche se gli organizzatori sostengono
che questa cifra sia il triplo di quella reale. Lo sfarzo dei festeggiamenti ha
indignato l'opinione pubblica indiana, e ci sono state proteste perfino in
parlamento.Il ricevimento si è svolto nel Bangalore Palace (costruito nell’800 in stile Tudor) e nel parco circostante di 183 ettari sono stati ricreati ambienti dell’epoca dell’Impero di Vijayanagara (XIV-XVII sec.) con villaggi completi di templi, mercati, case e spazi per i giochi delle feste dell’epoca, compresi i combattimenti fra tigri, e ovviamente non mancavano figuranti vestiti in modo da rendere ancora più reale il set. Le installazioni, distribuite su quasi 15 ettari, sono state curate dai migliori scenografi di Bollywood sotto la direzione di Shashidhar Adapa il quale ha sottolineato di come si trattasse di una mega-ricostruzione del sito storico di Hampi, completo del grande tempio dedicato a Vitthala, Shiva e Ganesha. Il matrimonio è durato 5 giorni e la cerimonia religiosa è stata officiata da 8 sacerdoti.
Fra gli oltre 50.000 (proprio cinquantamila, una città!) convenuti c’erano numerosi politici (ma tanti altri hanno declinato l’invito) e tutte le stelle di Bollywood. L’originale (ma molto kitsch) invito arrivava in una scatola azzurra contenente uno schermo LCD sul quale all’apertura partiva in automatico un video di poco più di 2 minuti e mezzo.
Non solo in India ma anche in altre parti del mondo sembra che i commenti indignati siano quasi esclusivamente all’indirizzo del magnate indiano, il che mi sembra irragionevole ed ecco il perché. Indipendentemente dal modo in cui abbia fatto soldi almeno si sa chi è, probabilmente evade parte delle tasse, è stato condannato per una frode e si è fatto oltre 2 anni di galera. Al contrario, l’identità di chi ha comprato i quadri è sconosciuta e chi ha speso ancor di più dell’ex-ministro potrebbe anche essere un criminale della peggiore specie, un trafficante di droga, armi, uno che si occupa di riciclaggio di danaro sporco, o altro. In ogni caso penso che chi ha soldi ha il diritto di spenderli come meglio ritenga.
Venendo al punto della “immoralità” di tale
quantità di denaro “sperperato”, penso che almeno il signor Raddi abbia contribuito al bilancio
familiare di migliaia e migliaia di lavoratori indiani considerando che ne sono
stati impiegati 3.000 solo per la sicurezza e ad essi vanno aggiunte centinaia di
cuochi, camerieri, giardinieri, carpentieri, elettricisti, artisti (oltre a quelli
locali c’erano anche ballerine fatte venire direttamente dal Brasile),
musicisti, quelli che guidavano i carri trainati da buoi con i quali gli
invitati venivano portati al palazzo, e chi più ne ha più ne metta. Da
considerare anche il valore immateriale del piacere della stragrande
maggioranza dei partecipanti per aver goduto di questa festa memorabile, quasi
unica.
Al contrario, quelli che hanno comprato i tre succitati
dipinti probabilmente li custodiranno gelosamente in un caveau, godendo raramente della
loro vista, e nessuno oltre pochi amici avranno più il piacere di ammirare
quelle opere (che starebbero molto meglio in un museo). I soldi sono passati da un conto ad un altro e nel passaggio una parte si è fermata nelle casse della casa d’asta che ne ha curato la vendita.
Personalmente, preferisco quelli che fanno circolare il
denaro come Raddi distribuendolo in numerose
tasche, anche se in minime quantità, e non chi si spende cifre enormi in modo
egoistico facendole passare da un mega-conto ad un iper-conto.
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