martedì 12 luglio 2016

Chiummenzana ... qualche altro tassello

Erano simili a questi i famosi (una volta) pomodori di Chiomenzano?

A seguito della pubblicazione del relativo post culinario link ricevetti una gradita mail del sempre attento Gaspare Adinolfi il quale mi segnalava l’esistenza di un toponimo sorrentino che poteva avere una qualche relazione con la ricetta: Chiomenzano
I limiti dell’area non sono perfettamente delineati, ma certamente il fondo in questione (ora per lo più edificato) era ubicato appena fuori del centro storico, a monte di Corso Italia e ad est del “vallone dei mulini”. Il toponimo sopravvive oggi come nome del parcheggio Stragazzi, quello a via Fuorimura, in corrispondenza del mulino. Nel testo del messaggio era inclusa una citazione tratta da Strade e luoghi della Penisola Sorrentina (Goffredo Acampora, 2001) riferita ai toponimi Chiomenzano e Ciomenzaniello:
<<Denominazioni dall'etimo incerto attribuite a due fondi agricoli che producono agrumi e frutta in quella amena località del comune di Sorrento posta fra Via Casarlano, Via San Renato ed un rivolo incassato fra i valloni. Per essere la zona ricca di vigneti, che ancora producono buon vino, il nome di questo casale [sic!] potrebbe risalire all'etimo latino Vinum Chii attribuito al celebre vino dell'isola greca di Chios o Chius famoso per il suo gusto con il quale forse ben si confrontava quello del vino prodotto in questa contrada sorrentina>>.
Gaspare, pur invitandomi a prendere i toponimi in considerazione per un possibile legame con la ricetta, esprimeva le sue perplessità in merito alla etimologia suggerita da Acampora (che anch'io ritengo molto azzardata) e proponeva un’altra ipotesi:
"Pur non condividendo l'etimologia proposta dall'Autore ... (omissis) ... mi è sembrato opportuno suggerirti questa probabile traccia, che a mio avviso trova spiegazione nella natura del corso d'acqua sottostante:
*chiumm/ciumm, corruzione di fiume/ruscello, un tempo più consistente dell'attuale;
-zano nel senso di sano, intero: forse perché la località era posta prima degli opifici che, sfruttando il corso d'acqua per azionare i loro macchinari (quello che oggi si indica come mulino era, come già sai, una segheria) "rompevano" il regolare flusso idrico; oppure nel senso di non interrato, o quantomeno a vista, in relazione al tratto tombato a causa del riempimento del Vallone/Piazza Tasso (metà Ottocento).
Ovviamente le mie sono solo ipotesi, che non so in che misura potrebbero toccare la tua chiummenzana."
Ieri, finalmente, sono riuscito a parlare con Anna Iaccarino, titolare e cuoca del ristorante La Primavera di Massa Lubrense fin dalla sua apertura nel 1959, la quale mi ha confermato che i miei ricordi erano giusti e, senza che facessi alcun riferimento alle informazioni ricevute da Gaspare, mi ha citato il toponimo Chiomenzano quale origine certa del nome della ricetta. Discutendo in merito ai pomodori da usare, infatti, mi ha raccontato che esisteva una qualità di pomodorini simili a quelli del Piennolo del Vesuvio (lontani parenti di quelli che oggi si chiamano datterini o ciliegini), coltivati in quel fondo e comunemente denominati "di Chiomenzano".

Quindi la nostra velocissima salsa dovrebbe prendere il nome dalla qualità di pomodori utilizzati ... e mi sembra che questa spiegazione ha una sua logica. Inoltre il sito www.saporivesuviani.it riporta: 
Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio D.O.P. viene apprezzato sul mercato sia allo stato fresco, che nella tipica forma conservata “al Piennolo”, oppure anche come conserva in vetro, secondo un’antica ricetta familiare dell’area, denominata “Pacchetella”
Così siamo tornati anche alle pacchetelle ... 

In conclusione, il nome della ricetta (a quanto mi risulta più conosciuta a Massa Lubrense che a Sorrento) dovrebbe quindi derivare da una qualità di pomodori tipici di un fondo sorrentino, Chiomenzano, la cui etimologia al momento resta per me misteriosa.

Ciò contrasta quindi con la "presunta" origine e quindi tipicità caprese della chiummenzana.

2 commenti:

  1. complimenti e un plauso a te perle continue ricerche che costantemente ci pubblichi perchè anche se oggi nessuno più si interessa della storia di quello che mangiamo sapere questo serve soprattutto per capire la nostra cucina mediterranea tanto invidiata in tutto il mondo grande Giovanni. grazie Massimo

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  2. È molto difficile poter catalogare un piatto o qualsiasi altra cosa "caprese", visto l'influenza esterna chenl'isola subisce da almeno due millenni.
    Considerando poi la forte migrazione che a partire dall'immediato dopoguerra da parte di numerosi "massesi" che per sopperire alla mancanza di mano d'opera nella crescente economia isolana sinsono trasferiti dalle frazioni di Termini, Metrano, Torca, Schiazzano si sono insiediati nelle zone di Tiberio, Matermania, Marina Grande ed Anacapri per coltivare i terrazzamenti adibiti a vigneti, a gestire le stalle che ancora producevano in loco formaggi, utilizzati poi per la creazione del tipico piatto "caprese" per antonomasia ovvero i Ravioli, ripieni con caciotta, uova e maggiorana, appunto caciotte essiccate e poi grattuggiate per creare il ripieno e che ormai provengono dalla terra ferma per lo più da Massalubrense, Sorrento e Vico Equense.
    Vi è inoltre da dire che tra questi "immigranti" molti hanno lavorato e ancora lavorano nelle cucine dei ristoranti più rinomati dell'isola per cui è difficile trovare la linea di demarcazione tra Capri e Massa.
    Lo stesso Santo Patrono è condiviso tra Capri e Termini.
    Non molti sanno che nemmeno la famosa torta non ha origini "capresi", ma fu portata sull'isola dalla domestica dell'esule russo Gorkyi, la quale condivise la ricetta con le massaie isolane facendo diffondere il prelibatto dolce in tutte le case e nei ristoranti che man mano aumentavano, questo però non autorizza qualche rinomata pasticceria della Costiera Amalfitana a rivendicarne la paternitá.
    La cucina tipica caprese era molto simile a quella della penisola avendo entrambe origini contadine, quindi per la maggior parte legumi: cicerchie, fave, fagioli e altre verdure quali patate, pomodori, melanzane e zucchine.
    Vogliamo poi parlare della Pezzogna, venduta in tutti i ristoranti isolani quale pesce tipico "caprese" e invece vista la notevole richiesta viene importata da Spagna, Marocco o Tunisia.
    Un argomento a parte meriterebbe poi il settore della moda e con l'utilizzo improprio del nome " Capri " e non mi riferisco solo fuori ai confini isolani.

    Luigi Esposito ( di famiglia Caprese almeno dal 1810)

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