Rivisto per la quarta volta, a distanza di una decina
d’anni dall’ultima, e questa volta in versione originale The Blues Brothers mantiene intatto il
suo appeal. Parlandone in giro mi sono reso conto che il film (cult per qualunque over 50) è quasi sconosciuto fra i più
giovani, ma del resto lo sono anche molti dei tanti interpreti famosi della
colonna sonora.
Molto del successo è dovuto all’esplosiva
sceneggiatura di John Landis e Dan Aykroyd, il primo regista e il
secondo co-interprete principale insieme con John Belushi. Questi con il
suo fisico, la mimica facciale e l’aspetto assolutamente da antidivo ci ha
messo molto del suo nelle vesti di Joliet
Jake e, come spesso accade, è diventato un mito a seguito della sua
morte per overdose di cocaina ed eroina meno di due anni dopo l’uscita del
film. Di lui in effetti si ricordano solo questo e il meno conosciuto Animal House - nel quale ricopriva
un ruolo secondario - guarda caso diretto dallo stesso John Landis.
Essendosi dedicato per lo più a commedie spesso
demenziali molti hanno sottovalutato questo regista, ma ad un occhio attento
appare chiaro che sa scegliere le inquadrature, valutare i tempi e dirigere gli
attori in modo egregio.
Classe 1950 fece parte del gruppo che rinnovò
completamente il cinema americano, insieme con Spielberg, Scorsese, Lucas, ecc.
e si può dire che è cresciuto nell’ambiente cinematografico. Lasciata la scuola
prima del tempo, cominciò a lavorare come fattorino per la 20th Century Fox, apparve
(non menzionato) in Il buono, il brutto, il cattivo (1966) e C’era
una volta il West (1968), a 20 anni era già assistente di produzione e al
seguito di una troupe venne in Europa e vi restò lavorando come comparsa, controfigura
e attore in vari spaghetti-western, e tornato negli States iniziò la sua
carriera da regista nel 1973 con Schlock,
commedia demenziale horror.
Tornando a The
Blues Brothers, quanto più si sa di cinema e di musica, tanto più si
apprezzano dettagli, le citazioni e le prese in giro. Già all’inizio tutta la
sequenza della visita alla suora (da loro chiamata "il pinguino") viene proposta in chiave horror, con le
riprese quasi verticali delle scale con l’incombente crocifisso, le porte che si
aprono e si chiudono da sole, raggi di luce sinistra, la religiosa che si
sposta senza muovere i piedi ... come un vampiro. Si potrebbe similmente commentare
quasi qualunque altra scena trovando riferimenti a film specifici o stereotipi
di genere come quelli relativi ai poliziotti, ai musicisti e ambiente country,
gli inseguimenti, le fogne, gli attentati, e via discorrendo.
A tutto ciò si va ad aggiungere una straordinaria
colonna sonora che include classici pezzi Rhythm and Blues, Rock'n'Roll, Soul interpretati
da nomi famosi dei rispettivi generi e in vari casi “dal vivo”. Vari di loro
infatti hanno partecipato al film in qualità di attori che tuttavia appaiono
solo nella scena musicale, mentre altri si ascoltano solo in sottofondo come Robert
Johnson, Otis Redding, Sam & Dave.
La mia preferita è senza dubbio Aretha Franklin
che potete apprezzare un questo spezzone mentre si esibisce nel suo locale, con
grembiule (ben macchiato) e in ciabatte, accompagnata dalle tre fantastiche ragazze del
coro/ballerine (eccezionale la postina, in azzurro).
Senz’altro notevoli sono anche le performace di James
Brown, Ray Charles, John Lee Hooker e Cab Calloway.
Come mio solito non mi soffermo sulla trama (gli
interessati la troveranno facilmente) ma voglio concludere sottolineando lo
spirito con il quale si realizzavano questi film negli anni ’80 con grande
collaborazione di parenti e amici, anche quelli famosi. Quale esempio cito il
caso del cameo dell’allora
trentaquattrenne Steven Spielberg, già conosciuto in
tutto il mondo per Lo squalo (1975) e Incontri ravvicinati del terzo
tipo (1977).
Da menzionare sono anche le presenze di Carrie Fisher
(la Principessa Leia della saga di Guerre Stellari) nelle vesti
della misteriosa donna che tenta di ucciderli, l’allora famosissima modella Twiggy
nei panni di un’affascinate giovane ragazza alla guida di un’auto sportiva di
lusso (ancor più breve la sua parte ... pochi secondi alla stazione di servizio
e giusto un paio più avanti), mentre fra le comparse ci sono anche lo stesso Landis
e Judith Pisano, moglie di Belushi.
- Se non avete ancora visto The Blues Brothers ... provvedete a questa vostra carenza.
- Se già lo conoscete guardatelo di nuovo ... non vi deluderà, anzi lo apprezzerete di più.
- Se siete in grado di affrontare la versione originale (e conoscete un po’ gli americani) vi divertirete ad ascoltare i vari accenti e John Belushi che si adatta a quello dei suoi interlocutori di turno.
Recensione 176 di "2016: un film al giorno (366, essendo bisestile)"
“The Blues Brothers” (di John
Landis, USA, 1980)
sceneggiatura di John Landis e Dan Aykroyd * con John Belushi, Dan Aykroyd
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