Eccomi
al giro di boa ... ieri ho guardato il mio 183° film dell'anno, metà del mio
obiettivo di 366 nel 2016, in anticipo di qualche giorno sul semestre completo.
Tale “evento” ne meritava uno significativo, classico, unanimemente considerato
un una pellicola che ha segnato la storia del cinema e la scelta è caduta su 2001:
A Space Odyssey (Stanley Kubrick,
1968).
Continuo
ad alternare visioni di classici a quelle di film che si possono trovare solo
in rete o oltreoceano, e di alcuni che pur essendo giunti in Italia (spesso con
titoli improponibili) sono pressoché irreperibili. Fra questi si scoprono
talvolta piccoli gioielli e, per quanto riguarda le cinematografie considerate minori,
sempre sorprendente notare come con budget talvolta ridicoli si possano
produrre pellicole più che degne che in quanto a linguaggio cinematografico non
hanno niente da invidiare a ben più quotati prodotti europei ed americani.
Ai
giovani appassionati di cinema che talvolta trascurano il passato vorrei
segnalare qualche film fra gli ultimi 33 visti (in un precedente post riassuntivo
scrissi della terza cinquantina di film visti). Fra i cult di vario genere,
oltre 2001: ... (1968, fantascienza), ho rivisto la commedia musicale
The
blues brothers (1980) e la commedia drammatica Do the right thing (di Spike Lee, forse il suo prodotto
migliore), film che sembrano essere assolutamente sconosciuti a tanti under 40
e che meritano di essere guardati o ri-guardati avendo segnato un’epoca pur non
essendo all’apice dell’arte cinematografica.
Fra
i meno conosciuti, ma acclamati dalla critica, segnalo Il Decalogo (Kieslowski,
1989) e soprattutto Compulsion (1959), film molto poco conosciuto di Fleischer, con il grande Orson Welles (pur apparendo solo nell’ultima
parte fornisce una ennesima prova memorabile) e con un eccellente bianco e nero
quando già il colore era ormai la norma da molti anni. Coevi ed in un certo
senso simili per quanto riguarda la fotografia segnalo Sweet smell of success (1957)
e The intruder (insolito film di Roger
Corman, 1962) che, come Compulsion,
sono assolutamente imperdibili.Chi legge le mie micro-recensioni avrà notato che ultimamente sono tornato ad interessarmi delle cinematografie dell'America Latina in particolare approfondendo ulteriormente quella messicana e ricercando in quelle colombiana (con il proposito di proseguire con quelle cilena e cubana delle quali nel complesso ho recuperato una trentina di film). Fra le più recenti ne troverete anche una mezza dozzina - tutte positive -relative ai colombiani, l’ultima si riferisce a La sombra del caminante, primo lungometraggio di Ciro Guerra (regista di El abrazo de la serpiente, candidato all’Oscar 2016), del quale mi riprometto di guardare a breve anche Los viajes del viento (secondo dei suoi soli tre film).
Tutte
le micro-recensioni sono postate nella raccolta
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