Premessa - Non interpretate questo post come un'esibizione delle mie conoscenze in merito all'argomento, né come saccenteria; vuole solo essere un aiuto per chi propone e/o descrive escursioni - su carta o in rete - in modo da evitare che una cattiva impressione iniziale causata da dati chiaramente errati possa far sospettare che anche tutto quanto successivamente esposto lo sia. Un refuso in un lungo testo o fra un cumulo di dati può capitare a tutti, ma non dovrebbe comparire in un titolo o fra i dati significativi.
Di recente mi sono imbattuto nell'ennesima descrizione di escursione con indicazione dei dislivelli ... errati: "Escursione da Termini a Sant'Agata ... omissis ... Dislivello in salita 100 mt. in discesa 70 mt." Certamente almeno uno dei due dislivelli è errato, ma potrebbero esserlo entrambi, a prescindere dall'itinerario scelto e (questione di forma) dal fatto che i metri dovrebbero essere indicati con la sola lettera m e senza punto, così come i grammi sono solo g e non gr. (cose che ai miei tempi si insegnavano alle elementari e tutt'oggi, a termini di legge, chi usa mt. o gr. in documenti ufficiali potrebbe incorrere in una sanzione).
Conoscendo le altitudini s.l.m. dei punti di partenza e di arrivo chiunque potrebbe, e dovrebbe, facilmente giungere alla stessa inevitabile conclusione. Ne ho già discettato in passato, ma ritorno sul tema tentando di essere quanto più chiaro possibile, cercando di spiegarlo logicamente e numericamente e, quando avrò di nuovo a disposizione un computer, mi riprometto di proporne anche una versione grafica.
Se per dare un'idea dell'impegno richiesto per un'escursione può essere utile fornire i soli dislivelli, per misurarli è necessario conoscere le quote e quindi si assume che siano note all'autore del testo o della scheda. Nell'ipotesi in cui dal punto di partenza A a quello di arrivo B non ci siano inversoni di pendenza (cioè tutta salita o tutta discesa) uno dei due dislivelli sarà nullo (= 0) e l'altro uguale alla differenza di quote. Quest'ultima è anche il dislivello minimo da superare per muoversi fra A e B. Se l'itinerario include dei saliscendi, per ogni metro di quota guadagnato lo si dovrà, ovviamente, ridiscendere altrimenti ci si troverebbe ad una quota diversa da quella della meta. Ne consegue che la differenza fra i valori dei dislivelli totali sarà SEMPRE e COMUNQUE uguale alla differenza di quota fra arrivo e partenza.
Per semplicità, pur non conoscendo il punto esatto dal quale si parte e arrotondando le quote, si possono considerare 325m per Termini e 395m per S.Agata, con un dislivello netto di 70m che sarebbe anche quello reale se si riuscisse a trovare un itinerario privo di saliscendi ... ma non esiste. Per fornire qualche esempio puramente ipotetico vi propongo un itinerario tutto in discesa da Termini fino al livello del mare (Crapolla, Marina del Cantone o della Lobra, in ogni caso a quota 0) e poi di lì a S. Agata tutto in salita. Il dislivello in discesa sarebbe di 325m e quello in salita di 395m. La differenza fra i due valori sarà ancora di 70m (395 - 325 = 70). Andando via Monticchio (300m) prima si perderebbero 25m per poi risalirne 95, ma 95 - 25 è comunque uguale a 70m. E se si andasse prima a S. Maria della Neve (440m) avremmo 115m di dislivello in salita (440 - 325 = 115) e poi 45m in discesa (440 - 395 = 45) e per l'ennesima volta, facendo la verifica, ci troveremo con una differenza di 70m (115 - 45). Spero che ora siate tutti convinti.
Visto che nel caso dal quale sono partito il dislivello in discesa veniva indicato in 70 metri, l'errore potrebbe essere stato un semplice refuso, almeno spero.
Occhio anche al dislivello minimo indispensabile ... una scheda riportava:
* quota di partenza 720m
* quota di arrivo 1122m
* dislivello 360m
ma se le quote fossero esatte, si dovrebbero guadagnare almeno 402m (minimo indispensabile). Uno dei tre dati è certamente errato (logica matematica).
In conclusione sarà sempre facile, e soprattutto utile, effettuare la verifica della plausibilità dei dislivelli complessivi controllando che la loro differenza sia uguale alla differenza fra le quote di arrivo e partenza. E ciò vale non solo per i redattori di schede o descrizioni di escursioni, in particolare quelli che tengono conto anche dei saliscendi intermedi e che quindi trattano una maggiore quantità di dati, ma anche per gli utenti che si apprestano a percorrere quell'itinerario.
PS - ho scelto un esempio che trattasse di un territorio probabilmente conosciuto dalla maggior prte dei miei lettori, ma per dirvi quanto sia comune fare confusione su questi dati vi dico che ad agosto visitai il sito di un lungo itinerario in una ventina di tappe, lungo le Alpi orientali, fino in Slovenia. Mi era stato mostrata la guida in inglese (corretta), ma la traduzione sul sito era stata affidata ad un incompetente il quale aveva tradotto le "quote massime" come "dislivello in salita". Chiaramente erano tutti dati errati. Mi presi la briga di segnalare il fatto al Consorzio che gestisce la parte italiana di questo progetto (in collaborazione con simili associazioni austriache e slovene) e dopo qualche email si resero conto delle baggianate proposte dal traduttore che penso non fosse gran conoscitore né di montagna, né di escursionismo, né degli idiomi trattati ...
Quindi ne presero atto, fecero correggere e ringraziarono ... capendo che non era una critica sterile ma un "contributo volontario e gratuito" a beneficio di tutti gli escursionisti distratti che si sarebbero potuti spaventare leggendo dei grandi dislivelli in salita.
Caro giovanni, la tua premessa è secondo me inutile, nessuna persona normale vedrebbe dell'esibizionismo in questo post.
RispondiEliminaQuesta è l'Italia.......gente incompetente messa a fare cose di cui non è capace. Poi voglio dire si tratta di semplice ed elementare matematica.
Ciauz