Terza e ultima delle tre cinquine di neo noir, anche in questo caso quasi tutti i film vantano buoni rating e tanti premi e candidature Oscar. I due nettamente migliori, le prime due microrecensioni, contano su cast d’eccezione, ma anche il terzo propone solide interpretazioni, oltre ad una buona sceneggiatura.
Grafica molto
accattivante con tanto cupo e molto contrastato bianco e nero dal quale
emergono pochi colori sparati (soprattutto rossi, blu e gialli);
trattandosi di qualcosa simile a un noir è tutto perfetto. La combinazione fra
grafica e attori (alcuni dei quali sostanzialmente modificati) funziona
più che bene. Tuttavia, mi sembra che si sia ecceduto con la voce narrante, per
quanto classica dei noir. Tanti gli attori dai volti molto peculiari e tutti
legati in un modo o nell’altro a film violenti, crime o thriller. L’originale
montaggio di storie diverse, alcune delle quali divise in due parti, mi è
sembrato un po’ confusionario ma è certo da apprezzare l’idea di far apparire
nel bar tanti protagonisti delle varie storie, anche se la maggior parte non
sono legati in alcun modo fra loro. Un film da guardare senz’altro a
prescindere dall’essere o meno aficionados di graphic novels, ma i più
sensibili sappiano che (pur se chiaramente esagerata finzione) c’è tanta
violenza da fare invidia ai film splatter (e non c’è da meravigliarsi
visti i registi). Particolarmente apprezzabili i passaggi al b/n quasi negativo,
quasi come il teatro delle ombre cinesi. Concettualmente, il finale ricorda
quello di Man on Fire (Tony Scott, 2004, con Denzel
Washington). Con Jessica Alba, Clive Owen, Bruce Willis,
Benicio Del Toro, Mickey Rourke, Rutger Hauer. Nel film
appaiono anche i due registi / sceneggiatori ma non lo Special Guest
Director Quentin Tarantino. Technical Grand Prize e Nomination Palma
d'Oro a Cannes. Di questo cult nel 2014 si produsse il sequel A Dame to
Kill For, basato su un’altra graphic novel di Miller, con
vari personaggi in comune con il precedente, interpretati dagli stessi attori.
Before the Devil knows you're
dead (Sidney Lumet, USA, 2011)
A mio modesto
parere, se Lumet non avesse scelto di eccedere nel montaggio della prima
metà del film in flashback e flashforward con continui salti
temporali introdotti da “un giorno prima del ...”, “il giorno del ...”,
“tre giorni prima del ...”, questo film sarebbe stato molto più lineare
a piacevole. Ho trovato la seconda metà eccellente, dal momento in cui le cose
si complicano ulteriormente e allo spettatore vengono suggerite varie
possibili evoluzioni della trama, ma lasciando tutto in sospeso fino alla fine.
Conducono il gioco tre ottimi attori, fra i quali trovo si distingua l’allora
settantenne Albert Finney, alla sua ultima interpretazione da
protagonista ma forte di una lunga esperienza in film di livello che gli hanno
fatto guadagnare 5 nomination agli Oscar, quattro delle quali come attore
protagonista; lo affiancano i sempre bravi Philip Seymour Hoffman, Ethan
Hawke. In breve ecco l’argomento: due fratelli decidono di organizzare una
rapina per sanare le proprie situazioni economiche, ma qualcosa va storto e il
seguito della storia è un crescendo di intoppi e ulteriori difficoltà
inaspettate. Singolare titolo originale con uno molto peggiore scelto, con la
solita maestria, per la versione italiana Onora il padre e la madre
... Ottima scelta per gli amanti del genere crime-thriller.
Killer Joe (William Friedkin, USA, 2011)
Della cinquina,
questo è il più vero neo noir, con professionisti del settore veramente
violenti e non criminali per caso. Penultima regia di William Friedkin
che, pur avendo avuto i suoi alti e bassi, è certamente regista esperto e
affidabile, specialmente in questo genere violento … come dimenticare The
French Connection (1971, Oscar per la regia). Vincitore del Golden Mouse
a Venezia e candidato al Leone d’Oro, il film conta su un buon cast, seppur
privo di nomi di grido: Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Juno
Temple, Ansel Smith, Gina Gershon. Storia veramente torbida e
piena di tensione, fra minacce e sensualità, con un finale quasi aperto a varie
interpretazioni. Non eccezionale, ma certamente oltre le aspettative … merita
una visione.
Nightcrawler (Dan Gilroy,
USA, 2007)
Chi raccomanda
da dinastia Gyllenhaal? Stephen Gyllenhaal si distinse (pare)
come regista televisivo ma in quanto al cinema il suo miglior film fu A
Dangerous Woman (un misero 54% su RT con un ancor peggiore 30% di gradimento
da parte del pubblico). Eppure è riuscito a piazzare a Hollywood i suoi figli Maggie
e Jake, nessuno dei quali mi è mai sembrato particolarmente brillante.
Non fa eccezione l’interpretazione di Jake in questo film dove lo
troviamo nei panni di un intraprendente giovane senza né arte né parte (e
assolutamente senza scrupoli) che riesce a inserirsi e a far carriera nel mondo
dei videoreporter che passano la notte a cercare lo scoop fra incidenti,
incendi e crimini vari, più sangue e morti ci sono e meglio è. Il singolare
soggetto, probabilmente (e tristemente) abbastanza attinente alla realtà, ha
fatto ottenere al regista / sceneggiatore Dan Gilroy (al suo esordio) una
candidatura Oscar per la sceneggiatura. Fra
gli altri numerosi riconoscimenti quelli per la sceneggiatura prevalgono sulla
regia ma, a onor del vero, ce ne sono anche per Jake Gyllenhaal; in
sostanza, film mediocre ma non proprio malvagio.
The kid detective (Evan Morgan, Can, 2020)
Peccato per la messa in scena, assolutamente insufficiente
per una sceneggiatura abbastanza originale, con numerosi twist e veri colpi di
scena. Il protagonista è interpretato da Adam Brody che, seppur apprezzato
da alcuni, sembra che 40 film in una ventina di anni non siano stati
sufficienti a farlo apparire minimamente credibile. Non che il personaggio lo
aiuti, ma lui contribuisce senz’altro a rendere il film floscio e poco
coinvolgente. Questo è forse uno di quelli che meriterebbe un buon remake con un
regista e un cast di esperienza. In conclusione, secondo me, Evan Morgan
(al suo vero esordio) è da promuovere come sceneggiatore (meglio dire soggettista),
ma da bocciare come regista.
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