Produzioni di cinque paesi, con 90 anni fra la più datata e la più moderna (1920-2010), due diretti da pietre miliari del cinema internazionale, uno sperimentale, due commedie grottesche, ...
You Are Here (Daniel Cockburn, 2010, Can)
Cercando di categorizzarlo,
questo film è stato definito: fiction speculativo-filosofica, fantasia
borgesiana, meta-detective story, iper-creativo. Certamente
sperimentale, ma molto più per la sceneggiatura (sia come costruzione che come
contenuti) che per le riprese; non mancano sarcasmo e humor nero. Dopo averlo
guardato (bastano anche una dozzina di minuti degli 80 complessivi) si capisce
anche perché non abbia avuto diffusione non essendo assolutamente adatto al
grande pubblico, ma potenzialmente gradito solo a quella nicchia di spettatori
disposti cercare di comprendere per poi elaborare, senza che vengano loro
fornite risposte chiare e definitive. Pur essendo così lontano dagli standard
e, oserei dire, assolutamente unico, fu bene accolto dalla critica ed ebbe
successo ai pochi Festival internazionale nei quali fu presentato (Locarno,
Toronto). Nello sviluppo della trama quasi circolare, appaiono vari
protagonisti (che non si incontrano fra) propongono assunti filosofici quasi
paradossali; mentre altri personaggi, per lo più secondari, sono indirizzato in
un determinato luogo ma in modo passivo. Come anticipato, si tratta di film indubitabilmente
difficile da descrivere e quindi non ci provo neanche a farlo in poche
righe; a chi volesse saperne di più prima di affrontarne la visione consiglio
di leggere questa ricca pagina Wikipedia (solo in inglese). A me non è per
niente dispiaciuto, se siete aperti alle elucubrazioni non ve lo perdete.
Within Our Gates (Oscar Micheaux, 1920, USA)
Oscar Micheaux fu il primo
regista-sceneggiatore-produttore afroamericano di Hollywood; questo fu il suo
secondo lungometraggio ma, considerato che il primo è andato perduto, è il più
datato tuttora esistente nel genere detto Black Movie, parte dei Race
Film. Nelle sue intenzioni voleva essere una risposta all’arcinoto The
Birth of a Nation (1915, D.W. Griffith), mettendo in mostra le
persistenti differenze fra il nord (dove emergeva la figura del "New
Negro" colto e inserito nella società) e il sud dove non solo si
tentava di ostacolare la scolarizzazione, ma resisteva il razzismo, anche
violento, fino ai linciaggi. Quindi un film di forti contenuti sociali, ancor
più apprezzabili considerata l’epoca, con un epilogo che esalta la componente
afroamericana degli USA moderni ricordando esplicitamente anche i loro
sacrifici per la patria. Interessante e mai esagerato resta sempre abbastanza
credibile, sia inserendo fra gli afroamericani anche dei poco di buono, sia non
calcando la mano sul linciaggio e tentativo di stupro, ma citando sempre i
luoghi nei quali si svolgono le scene per evidenziare le enormi differenze fra
nord e sud.
Mahapurush (The Holy Man) (Satyajit Ray, 1965, Ind)
Dopo The
Chess Player, ecco un’altra commedia di Ray, regista che, però,
deve la sua indiscussa fama universale a film ben più seri, spesso drammatici.
In questo caso si tratta di satira abbastanza feroce nei confronti sia dei
ciarlatani molto abili che si improvvisano santoni, sia agli accoliti creduloni
che si fanno raggirare, in particolare quelli che hanno potere, denaro e una
certa posizione sociale, ma evidentemente poca cultura. Singolare e divertente.
Buffet Froid (Bertrand
Blier, 1979, Fra)
Commedia
grottesca tendente al surreale che mette insieme una serie di personaggi con
caratteri fra lo psicopatico e la pura follia. Il terzetto dei veri
protagonisti è composto da un paio di assassini seriali e un ispettore di
polizia non meno schizzato, con il quale vanno sostanzialmente d’accordo. Il personaggio
del poliziotto (Bernard Blier) in più occasioni ricorda il suo omologo
tenente Practice di Little Murders (1971, tit. it. Piccoli
omicidi) impeccabilmente interpretato da Alan Arkin, anche regista
del film. La situazione è paradossale e gli avvenimenti (non solo omicidi) si
susseguono rapidamente, con vittime e personaggi secondari talvolta squilibrati
tanto quanto i protagonisti. Abbastanza insolito, spesso divertente, a tratti
scontato, può far passare una piacevole ora e mezza.
Tilva Ros (Nikola Lezaic,
2010, Ser)
Per completare una cinquina così particolare ho scelto questo film serbo moderno, sviluppato in un ambiente giovanile che, evidentemente, si stava già globalizzando oltre 10 anni fa. Non ho mai guardato la serie Jackass originale (alla quale i dementi protagonisti del film si ispirano) ma non capisco il motivo per il quale ne è stato fatto un film, oltretutto senza né capo né coda. Assolutamente da evitare … peggiore dell’anno.
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