Come già scritto in qualche post precedente, mi sembra che per questa edizione non ci siano superfavoriti, né film che avranno una decina di Nomination. Anche scorrendo i rating di quelli dati per probabili candidati, si trovano pochi nella novantina su RT e ancor meno con più di 8,0 su IMDb … e i Metascore sono spesso ancor più avvilenti. In questo gruppo volevo inserire i tre musical, ma non ho ancora recuperato il remake di West Side Story; ci sono invece gli altri due che hanno vari pinti in comune e si potrebbe aggiungere un film d’animazione. Infatti, Lin-Manuel Miranda, non conosciutissimo eppure famosissimo nell’ambiente musicale, specialmente come compositore, funge da trait d’union essendo regista di Tick, Tick … Boom!, autore della colonna sonora di Encanto ed è dal suo musical teatrale In the Heights (2007) che Jon M. Chu ha tratto l’adattamento cinematografico.
In the Heights (Jon M. Chu, 2021, USA)
Film leggero,
ambientato nella comunità latina di Washington Heights, quartiere all’estremo
nord di Manhattan, NY. Essendoci soprattutto dominicani, cubani e portoricani
non c’è da meravigliarsi se la musica caraibica la fa da padrona, con i suoi
ritmi allegri che spaziano dal classico bolero a moderno hip-hop. Musica adatta
per ballare e Chu non perde l’occasione per inserire coreografie abbastanza
affollate per strada, nei cortili e perfino in piscina. Un buon passatempo, che
negli anni passati non sarebbe stato notato ma, vista la concorrenza non è
detto che rimanga fuori da tutto. Pur essendo inizialmente scettico l’ho
trovato il più piacevole della cinquina.
The Last Duel (Ridley Scott,
2021, USA/UK)
Con questo Ridley
Scott avrebbe potuto finire da dove ha iniziato, avendo esordito con il molto
più essenziale eppure ottimo The Duellists nel 1977, ma a 84 anni
suonati nella sua agenda ci sono già un film in pre-produzione e altri tre
annunciati. La storia è vera ed è stata studiata e riportata da un letterato
storico medievale e anche l'ambientazione si rifà a quanto descritto in altri
suoi libri. In effetti quello del titolo non fu l'ultimo duello di Dio,
sfida a morte nella quale la ragione veniva data al vincitore mentre il
perdente veniva spogliato di titoli e proprietà e il suo cadavere veniva
esposto (nudo) a testa in giù. I protagonisti e i fatti sono tuttavia veri e
documentati, ciò non toglie che il film risulti lento e ripetitivo vista la scelta
del regista e degli sceneggiatori (due dei quali anche interpreti: Ben Affleck
e Matt Damon) di riproporre tre volte la stessa storia, narrata dai due
contendenti e dalla donna contesa. Come la maggior parte dei cinefili sanno, questo
schema narrativo è stato utilizzato più volte da oltre mezzo secolo, inaugurato
alla perfezione da Akira Kurosawa nel suo Rashomon (1950, Oscar,
138° fra i migliori film sempre) nel quale, però si proponevano racconti molto
più differenziati l'uno dall'altro e in solo un’ora e mezza. Inoltre il duello
finale è tirato un po' troppo per le lunghe e contribuisce a far durare il film
oltre due ore e mezzo, al contrario dell’abilità di sintetizzare i vari duelli
del suo film d’esordio che avevo lodato poco tempo fa. In conclusione l'ho
trovato poco avvincente, seppur con una buona messa in scena e nonostante le
interpretazioni di Matt Damon e Adam Driver (meno convincente quella
di Ben Affleck). Il film è stato più apprezzato dalla critica 86% RT che dal
pubblico 7,4 su IMDb, rating comunque bassi per un Oscar.
King Richard (Reinaldo Marcus Green, 2021, USA)
Biopic tennistico
presentato come relativo alle famose sorelle Williams, ma in effetti è incentrato
sul loro megalomane padre Richard (qui definito King), mentre si parla
poco di Venus (la maggiore) e ancora meno di Serena. Se si conosce un po' di
storia del tennis moderno si riescono a seguire i riferimenti ai tanti atleti
di spicco citati o inclusi nella sceneggiatura altrimenti restano nomi buttati
lì senza alcun senso. Pare che il carattere del padre sia stato molto ammorbidito.
Will Smith viene considerato favorito per l’Oscar come miglio attore
protagonista. Fra sport e commedia … niente di particolarmente esaltante.
Tick, Tick … Boom! (Lin-Manuel Miranda, 2021, USA)
Premesso che non conoscevo Lin-Manuel Miranda, non capisco come possa aver ceduto la regia di In the Heights a Jon M. Chu, per dirigere questo scialbo musical quasi senza coreografie e con un insopportabile protagonista. Si tratta di un ennesimo biopic, in particolare degli anni in cui Jonathan Larson (Andrew Garfield), poi autore di Rent, musical rock che fece storia, tentava di sfondare. Deludente e non solo per me, visti l’88% su RT e 7,6 su IMDb … non promettono bene per l’Oscar.
The Lost Daughter (Maggie
Gyllenhaal, 2021, Gre/UK)
Non ho mai
apprezzato Maggie Gyllenhaal come attrice e questo suo esordio alla
regia non migliora certo l’idea che ho di lei. Non ho neanche letto alcun
romanzo di Elena Ferrante (il film è tratto da La figlia oscura,
2006) e non penso di farlo visto che capisco che le protagoniste dei suoi libri
sono spesso donne impossibili, certamente in questo caso, che forniscono a
chiunque buoni motivi per diventare misogini. Olivia Colman è certamente
brava ad interpretare la protagonista falsa, umorale, introversa, intrigante.
La situazione è peggiorata dai coprotagonisti di livello troppo inferiore, a
cominciare da Dakota Johnson. Il film, nonostante le lodi dei critici
(95% su RT) non è stato gradito dal pubblico tanto che, dei 546 commenti
presenti oggi su IMDb, ben 124 gli hanno attribuito una stella e 77 appena 2 su
10, praticamente quasi 4 spettatori su 10 lo hanno stroncato senza pietà. È
legittimo dedurre che qualcosa non vada, ma chissà se è attribuibile il film
stesso o al romanzo dal quale è tratto in maniera abbastanza fedele. Personalmente
non lo consiglio.
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