Underground (Emir Kusturica, Yug, 1995)
Kusturica ha diretto solo una decina di film nel corso dei suoi 40
anni di carriera, ma partì con il piede giusto e molti suoi film hanno ottenuto
importanti riconoscimenti. Esordì nel 1981 con il poco conosciuto Ti
ricordi di Dolly Bell? (4 premi a Venezia e Nomination Leone d’Oro),
seguito 3 anni dopo da Papà... è in viaggio d'affari (Nomination
Oscar e Palma d’Oro e e Premio FIPRESCI a Cannes) e nel 1988 da Il tempo
dei gitani (Miglior regia a Cannes). Dopo aver tentato il salto a
Hollywood (Arizona Dream, 1993) tornò a occuparsi di dei Balcani
e dei gitani con i due film che gli hanno dato vera fama internazionale visto
anche il successo di pubblico: Underground (1995) e Gatto nero, gatto bianco (1998).
Ho quindi ri-guardato con molto piacere il primo anche se l’altro rimane il mio
preferito per essere più graffiante, esplosivo e grottesco, oltre che conciso.
In entrambe ha un ruolo fondamentale la musica, interpretata in scena dalla fantastica banda di ottoni Musika Akrobatika. Questo è forse è un po’ lungo e dispersivo,
considerato che inizia con l’occupazione nazista, prosegue per tutta l’epoca di
Tito e termina con le guerre interne della Iugoslavia in disfacimento, sotto il
“controllo” delle forze ONU.
Senz’altro da guardare (e ascoltare), così come gli
altri suoi migliori film.
Dos monjes (Juan Bustillo Oro,
Mex, 1934)
Si distingue nettamente fra i messicani
di questa cinquina, e per due motivi molto diversi. Uno è lo stile, fortemente
influenzato dall’espressionismo tedesco del decennio precedente, nonché dall’emulazione
dei registi russi che in quel periodo collaboravano con i messicani a
cominciare da Eisenstein. L’altro è la sceneggiatura, che anticipa di quasi
una ventina d’anni quella del ben più famoso Rashomon di Akira
Kurosawa. Infatti, la storia si basa su due monaci che si ritrovano per
caso in uno stesso convento molti anni dopo essersi scontrati per questioni di
cuore, prima di prendere i voti. Nel corso delle confessioni al priore presenteranno
diverse versioni degli eventi. Le scenografie sono in puro stile
espressionistico, così come le luci e i forti contrasti. Purtroppo, le
interpretazioni sono molto deludenti … peccato!
El Peñón de Las Ánimas (Miguel Zacarías, Mex,
1943)
Rosenda (Julio Bracho, Mex,
1948)
El brazo fuerte (Giovanni Korporaal,
Mex, 1958)
Due degli altri 3 messicani sono
diretti da registi di spicco della Epoca de Oro e interpretati da attori
altrettanto noti, bravi e amati dal pubblico: Jorge Negrete e María
Félix sono i protagonisti del primo e Fernando Soler e Rita
Macedo del secondo. Senz’altro buoni ma non certo fra i migliori del loro
genere.
Il terzo, invece, è quasi del tutto
sconosciuto ai più, ma è tornato alla ribalta per essere stato di recente
restaurato e la prima è stata proposta dalla Cineteca Nacional Mexico
poche settimane fa. Si tratta di un film indipendente dell’allora esordiente Giovanni
Korporaal, uno dei primi esempi di satira politica messicana (si parla di corruzione e usurpazione di potere) e per tal motivo addirittura bloccato dalla censura per oltre 15 anni.
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