domenica 15 dicembre 2019

78° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (386-390)

Gruppo abbastanza omogeneo in quanto a epoca e per essere tutto in b/n, ma ben diviso in due gruppi in quanto a nazionalità e autori: due film sono napoletani con soggetti rispettivamente di Eduardo e Peppino De Filippo (che in uno compaiono insieme in qualità di protagonisti) e tre film di Buñuel del periodo messicano, culminante con uno dei suoi indiscussi capolavori: El ángel exterminador


390  El Angel Exterminador (Luis Buñuel, Mex, 1962) tit. it. “L’angelo sterminatore” * con Silvia Pinal, Jacqueline Andere, Enrique Rambal, Tito Junco, Claudio Brook * IMDb 8,1  RT 95% 
Questo è forse il film più surreale diretto da Buñuel se, giustamente, non si prendono in considerazione i suoi primi due lavori, brevi e praticamente senza dialoghi: Un chien andalou (1929, 16’, muto) e L’age d’or (1930, 63’ quasi muto). Per chi non conoscesse il soggetto di questo affascinante film, che lascia spazio a mille interpretazioni, dico solo che un gruppo di una ventina di ospiti cenano nella grandiosa villa di Edmundo Nóbile (cognome non casuale) ma, a fine serata, per ragioni del tutto misteriose non riescono ad andarsene; “stranamente” tutta la servitù, tranne il solo maggiordomo (Claudio Brook), in precedenza aveva lasciato la casa.
All’inizio, dopo il titolo e l’elenco degli attori principali, appare questa singolare nota “Nuova versione con dialoghi di Luis Buñuel del cinedrama di Luis Alcoriza e Luis Buñuel “Los Naufragos de la Calle de la Providencia”. Luis Alcoriza era collaboratore abituale di Buñuel avendo partecipato alle sceneggiature di numerosi altri suoi ottimi film, fra i quali Los olvidados (1950), El bruto (1953), El (1953).
Una delle tante singolarità è quello delle scene e batture ripetute (che poi proseguono in modo leggermente diverso) che lasciano spazio a varie possibili spiegazioni. Compaiono più volte degli animali quali un orso e numerose pecore; altra simbologia (tutt’altro che chiara) è quella rappresentata dalle zampe di gallina e dai riferimenti massonici.
In sostanza si tratta di un film da guardare più volte, comunque affascinante, anche se qualunque interpretazione gli si voglia dare, non è suffragata da alcuna certezza.
Nel caso voleste cimentarvi in un’attenta visione, vi suggerisco di leggere almeno qualcuna delle tante analisi per vedere se ne trovate una con la quale concordate.

   

Questi altri due film di questo gruppo diretti da Buñuel in fondo si somigliano per avere protagonisti con grossi problemi di machismo / misoginia, pur essendo assolutamente attratti dalle donne. 

388  El (Luis Buñuel, Mex, 1953) tit. it. “Lui” * con Arturo de Córdova, Delia Garcés, Aurora Walker * IMDb 8,0  RT 100%  *  Nomination Grand Prix a Cannes
Questo si apre con una scena che solo Buñuel poteva ideare, dato il suo noto feticismo per piedi, caviglie e gambe, in particolare quelle femminili. L'originalità di questo consiste nel cominciare con la tradizionale lavanda dei piedi (di solito di uomini poveri e/o anziani) del giovedì santo per poi passare in panoramica ai piedi e caviglie della protagonista Delia Garcés, che letteralmente stregano Arturo de Córdova (“el” = lui). Questi, durante tutto il film, passerà dall’essere marito amorevole e premuroso a geloso paranoico.
Oltre che sulla perfetta fotografia diretta da Gabriel Figueroa, un maestro assoluto del bianco e nero (sua anche quella di El Angel Exterminador), El conta anche su una grande prova di Arturo de Córdova.
Non penso di dover aggiungere altro, è un film da guardare e poi se ne discute!


389  Ensayo de un crimen (Luis Buñuel, Mex, 1955) tit. it. “Estasi di un delitto” * con Ernesto Alonso, Rita Macedo, Miroslava Stern * IMDb 7,8 RT 100% 
Il titolo alternativo di questo film è La vida criminal de Archibaldo de la Cruz, ma quanto sono reali gli omicidi e quanto esistono solo nella fantasia del protagonista che esibisce più volte una collezione di rasoi, uno per ogni giorno della settimana? Anche in questo caso, fra le tante gambe inquadrate, restano famose, un vero cult, quelle della prima vittima, ben scoperte (foto al lato). E se ne mostrano tante altre, reali e di un manichino ... quasi una bambola a grandezza naturale. 
Una curiosità, forse una citazione: più volte viene inquadrato il portale di ingresso di una casa che somiglia tanto al "castillo" di Emilio Fernandez "El Indio" a Città del Messico. Non ne ho trovato conferma ma la cosa non meraviglia se si tiene conto dei cineasti implicati, del fatto che Figueroa era senz'altro amico/collaboratore di entambi i registi e che la magione è stata set di ben 130 film!
Altro film imperdibile (è pur vero che lo dico di quasi tutti i film di Buñuel), ma non fra i migliori in assoluto.


    


386  Casanova farebbe così (Carlo L. Bragaglia, Ita, 1942) * con Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo * IMDb 6,8
Versione cinematografica di una commedia del 1940 di Peppino De Filippo e Armando Curcio, diretta da quel Bragaglia che diresse Totò in vari famosi film (p.e. Totò le Moko e 47 morto che parla), nonché i De Filippo in Non ti pago!.
Al limite della farsa, la storia si sviluppa attorno ad un ricco fanfarone di provincia (Peppino), un rissoso e geloso piccolo imprenditore (Eduardo) e la sua avvenente moglie, una mezza dozzina di perditempo di paese (fra i quali si nota un giovanissimo Alberto Sordi, allora 22enne e alle prime apparizioni sullo schermo). La commedia è snella e ovviamente ben interpretata dai protagonisti dai fratelli De Filippo, ben coadiuvati da Clelia Matania (Maria Grazia, moglie di Eduardo, concupita da Peppino) e Gildo Bocci nei panni di Pachialone. Quello che forse stona è Giorgio De Rege nelle vesti dell’inetto Ernestino.
Molto datata, ma piacevole e divertente per la buona scelta di personaggi.

387  La macchina ammazzacattivi (Roberto Rossellini, Ita, 1952) * con Gennaro Pisano, Giovanni Amato, Giacomo Furia * IMDb 6,5 
Film praticamente disconosciuto da Rossellini, con soggetto di Eduardo de Filippo e Fabrizio Saranzani, ambientato in una marina fittizia della Costiera Amalfitana, girato comunque in zona, fra Conca dei Marini e Maiori (quindi includendo Amalfi, Atrani e Minori). Il regista, che amava quell’area e la conosceva per aver girato nel 1946 varie scene di Paisà, iniziò questo film nel 1947 ma poi furono i suoi assistenti a portarlo a termine nel 1951 e infine arrivò nelle sale solo nel 1952.
L a storia (morale) si sviluppa in chiave fantastica e oltre a pochi attori professionisti, fra i quali c’erano anche Marilyn Buferd (Miss America 1946) e i fratelli Aldo e Carlo Giuffré in parti secondarie, il cast contava su tante comparse locali in puro stile del realismo italiano.
Al di là della trama grottesca e surreale, il film riveste un valore particolare per chi come me ben conosce quelle zone e quindi è in grado di identificare varie location anche se oggi (dopo 70 anni) sono molto cambiate. Sono chiaramente riconoscibili la Torre di Conca, il centro di Amalfi con la Cattedrale (viene mostrata parte della processione di Sant’Andrea, protettore della città, con la caratteristica corsa dei portatori su per la lunga scalinata) la piazzetta e la marina di Atrani, e tento altro.
Il film, restaurato pochi anni fa, si trova facilmente in rete. Non è certo un capolavoro, ma è abbastanza divertente e ben ritrae l’ambiente dell’epoca.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.

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