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El Angel Exterminador (Luis
Buñuel, Mex, 1962) tit. it. “L’angelo sterminatore” * con Silvia Pinal, Jacqueline
Andere, Enrique Rambal, Tito Junco, Claudio Brook * IMDb 8,1 RT 95%
Questo è forse il film più surreale
diretto da Buñuel se, giustamente,
non si prendono in considerazione i suoi primi due lavori, brevi e praticamente
senza dialoghi: Un chien andalou (1929, 16’, muto) e L’age
d’or (1930, 63’ quasi muto). Per chi non conoscesse il soggetto di
questo affascinante film, che lascia spazio a mille interpretazioni, dico solo
che un gruppo di una ventina di ospiti cenano nella grandiosa villa di Edmundo
Nóbile (cognome non casuale) ma, a fine serata, per ragioni del tutto
misteriose non riescono ad andarsene; “stranamente” tutta la servitù, tranne il
solo maggiordomo (Claudio Brook), in precedenza aveva lasciato la casa.
All’inizio, dopo il titolo e l’elenco
degli attori principali, appare questa singolare nota “Nuova versione con
dialoghi di Luis Buñuel del cinedrama di Luis Alcoriza e Luis Buñuel “Los
Naufragos de la Calle de la Providencia”. Luis Alcoriza era collaboratore
abituale di Buñuel avendo
partecipato alle sceneggiature di numerosi altri suoi ottimi film, fra i quali Los olvidados (1950), El bruto (1953), El
(1953).
Una delle tante singolarità è quello
delle scene e batture ripetute (che poi proseguono in modo leggermente diverso)
che lasciano spazio a varie possibili spiegazioni. Compaiono più volte degli animali
quali un orso e numerose pecore; altra simbologia (tutt’altro che chiara) è
quella rappresentata dalle zampe di gallina e dai riferimenti massonici.
In sostanza si tratta di un film da
guardare più volte, comunque affascinante, anche se qualunque interpretazione
gli si voglia dare, non è suffragata da alcuna certezza.
Nel caso voleste cimentarvi in un’attenta
visione, vi suggerisco di leggere almeno qualcuna delle tante analisi per
vedere se ne trovate una con la quale concordate.
Questi altri due film di questo gruppo
diretti da Buñuel in fondo si somigliano per avere protagonisti con
grossi problemi di machismo / misoginia, pur essendo assolutamente attratti
dalle donne.
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El (Luis Buñuel, Mex, 1953)
tit. it. “Lui” * con Arturo de Córdova, Delia Garcés, Aurora
Walker * IMDb 8,0 RT 100% *
Nomination Grand Prix a Cannes
Questo si
apre con una scena che solo Buñuel poteva ideare, dato il suo noto feticismo
per piedi, caviglie e gambe, in particolare quelle femminili. L'originalità di
questo consiste nel cominciare con la tradizionale lavanda dei piedi (di solito
di uomini poveri e/o anziani) del giovedì santo per poi passare in panoramica ai
piedi e caviglie della protagonista Delia Garcés, che letteralmente stregano Arturo de Córdova (“el” = lui). Questi, durante tutto il
film, passerà dall’essere marito amorevole e premuroso a geloso paranoico.Oltre che sulla perfetta fotografia diretta da Gabriel Figueroa, un maestro assoluto del bianco e nero (sua anche quella di El Angel Exterminador), El conta anche su una grande prova di Arturo de Córdova.
Non penso di dover aggiungere altro, è un film da guardare e poi se ne discute!
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Ensayo de un crimen (Luis
Buñuel, Mex, 1955) tit. it. “Estasi di un delitto” * con Ernesto Alonso, Rita Macedo,
Miroslava Stern * IMDb 7,8 RT 100%
Il titolo alternativo di questo film è La
vida criminal de Archibaldo de la Cruz, ma quanto sono reali gli omicidi e quanto esistono solo nella fantasia del protagonista che esibisce più volte una collezione di rasoi, uno per ogni giorno della settimana? Anche in questo caso, fra le tante gambe inquadrate, restano famose, un vero cult, quelle della prima vittima, ben scoperte (foto al lato). E se ne mostrano tante altre, reali e di un manichino ... quasi una bambola a grandezza naturale.
Una curiosità, forse una citazione: più volte viene inquadrato il portale di ingresso di una casa che somiglia tanto al "castillo" di Emilio Fernandez "El Indio" a Città del Messico. Non ne ho trovato conferma ma la cosa non meraviglia se si tiene conto dei cineasti implicati, del fatto che Figueroa era senz'altro amico/collaboratore di entambi i registi e che la magione è stata set di ben 130 film!
Altro film imperdibile (è pur vero che lo dico di quasi tutti i film di Buñuel), ma non fra i migliori in assoluto.
386 Casanova farebbe così (Carlo L.
Bragaglia, Ita, 1942) * con Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo * IMDb 6,8
Versione cinematografica di una
commedia del 1940 di Peppino De Filippo e Armando Curcio, diretta
da quel Bragaglia che diresse Totò in vari famosi film (p.e. Totò
le Moko e 47 morto che parla), nonché i De Filippo in Non
ti pago!.
Al limite della farsa, la storia si
sviluppa attorno ad un ricco fanfarone di provincia (Peppino), un rissoso
e geloso piccolo imprenditore (Eduardo) e la sua avvenente moglie, una
mezza dozzina di perditempo di paese (fra i quali si nota un giovanissimo
Alberto Sordi, allora 22enne e alle prime apparizioni sullo schermo). La
commedia è snella e ovviamente ben interpretata dai protagonisti dai fratelli
De Filippo, ben coadiuvati da Clelia Matania (Maria Grazia, moglie di
Eduardo, concupita da Peppino) e Gildo Bocci nei panni di Pachialone. Quello
che forse stona è Giorgio De Rege nelle vesti dell’inetto Ernestino.
Molto datata, ma piacevole e divertente
per la buona scelta di personaggi.
387 La macchina ammazzacattivi (Roberto
Rossellini, Ita, 1952) * con Gennaro Pisano, Giovanni Amato, Giacomo Furia *
IMDb 6,5
Film praticamente disconosciuto da Rossellini,
con soggetto di Eduardo de Filippo e Fabrizio Saranzani, ambientato
in una marina fittizia della Costiera Amalfitana, girato comunque in zona, fra
Conca dei Marini e Maiori (quindi includendo Amalfi, Atrani e Minori). Il
regista, che amava quell’area e la conosceva per aver girato nel 1946 varie
scene di Paisà, iniziò questo film nel 1947 ma poi furono i suoi
assistenti a portarlo a termine nel 1951 e infine arrivò nelle sale solo nel
1952.
L a storia (morale) si sviluppa in
chiave fantastica e oltre a pochi attori professionisti, fra i quali c’erano
anche Marilyn Buferd (Miss America 1946) e i fratelli Aldo e Carlo
Giuffré in parti secondarie, il cast contava su tante comparse locali in
puro stile del realismo italiano.
Al di là della trama grottesca e
surreale, il film riveste un valore particolare per chi come me ben conosce quelle
zone e quindi è in grado di identificare varie location anche se oggi (dopo 70
anni) sono molto cambiate. Sono chiaramente riconoscibili la Torre di Conca, il
centro di Amalfi con la Cattedrale (viene mostrata parte della processione di
Sant’Andrea, protettore della città, con la caratteristica corsa dei portatori
su per la lunga scalinata) la piazzetta e la marina di Atrani, e tento altro.
Il film, restaurato pochi anni fa, si
trova facilmente in rete. Non è certo un capolavoro, ma è abbastanza divertente
e ben ritrae l’ambiente dell’epoca.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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