Per puro caso mi sono imbattuto in una notizia attinente (non so com'é, ma queste "sequenze" mi capitano spesso) alle due del post precedente nel
quale ho trattato di pitoni e ippopotami nel paese sbagliato.
In questo caso si tratta di un demenziale
intervento ufficiale, statale, risalente addirittura al 1946, e non attribuibile a privati, con o senza l'intervento di un uragano. Il governo
argentino, con il fattivo contributo dei militari, introdusse in Patagonia 20 castori canadesi (Castor
canadensis, una delle due sole specie esistenti) con la speranza di sfruttarli
come animali da pelliccia (e qui ognuno è libero di fare le proprie
considerazioni ...).
Il problema è che negli anni non sono stati
cacciati e, non avendo predatori (solo quelli che si sono spinti verso nord
sono stati “controllati” dai puma), si sono riprodotti a dismisura; attualmente
il loro numero è vagamente valutato fra 100.000 e 150.000. Si parla tanto della
deforestazione in Amazzonia (portata avanti direttamente dagli uomini), ma molto
poco dei nostri simpatici roditori che in poche ore fanno fuori querce di oltre
100 anni di età.
In
effetti, nonostante l’opposizione di “ambientalisti con i paraocchi” che
preferiscono sacrificare ettari di boschi nei quali trovano rifugio e sostegno
alimentare tante specie animali per non eliminare “fisicamente” i castori, addirittura
la FAO si è trovata costretta a prendere posizione e ad intervenire finanziando
uno specifico programma per eradicarli. Questi roditori, mitizzati in tanti cartoni
animati, come i pitoni e gli ippopotami del post precedente non hanno alcuna
colpa, ma sono causa diretta di un disastro ambientale, seppur innescato dalla
poca lungimiranza (si può dire idiozia?) umana.
Gli
alberi muoiono in piedi, seccano e infine cadono; i castori li utilizzano poi
per creare le loro ben conosciute “dighe”, creando laghetti e pantani, deviando
il corso naturale delle acque e causando gravi ulteriori danni all’ecosistema.
Finora
si calcola che in Patagonia hanno raso al suolo 30.000 ettari di bosco nativo.
Si deve sottolineare che,
a quanto ho letto, sembra che gli argentini non siano nuovi a queste “imprese”.
In quelle lande disabitate hanno immesso visoni, topi muschiati e conigli. Poi
volpi grigie per eliminare la piaga dei conigli i quali furono però annientati
dalla mixomatosi (patologia tipica dei conigli) ma le volpi sono rimaste.
Uno
studio ha calcolato che i castori costano all’Argentina 66 milioni di dollari l’anno.
Per eliminarli si prevede che ci vorrebbero non meno di 30 milioni di dollari ma non è una mera questione di soldi ... i danni reali sono ben altri!
Per fortuna, sembra che ora, con l’appoggio dell’ONU e il sostegno dei conservazionisti (da
non confondere con gli animalisti) ci siano speranze di salvare il
particolarissimo ambente della Patagonia.
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