Puerto de la Cruz, domingo 4 de octubre de 2015
It is a myth and
like all myths reveals certain truths.
Molti di voi avranno letto il titolo della mostra (Borondón) nel post precedente, ma solo
qualcuno sarà stato così curioso da effettuare qualche ricerca. Questo nome spagnolo
non è originale trattandosi solo dell'adattamento del celtico Brendan
o Brandan.
Nella fattispecie si riferisce a Saint Brendan of Clonfert, santo e
navigatore nato in Irlanda verso la fine del V secolo e vissuto oltre 90 anni (le
date di nascita e morte differiscono di molto, mentre in quanto all'età
raggiunta si varia fra i 93 e i 99 anni). Gode di notevole popolarità nel mondo
anglosassone, l'onomastico è il 16 maggio, Brenda è la sua versione femminile. Tuttavia la sua notorietà non è strettamente legata alla
religione né all'essere diventato Santo, bensì al suo famoso viaggio alla ricerca
dell'Eden, durato ben sette anni. Le
avventure sue e dei monaci che lo accompagnarono in questa impresa si sono
tramandate per quasi un millennio e mezzo prima oralmente poi anche per
iscritto almeno a partire dal X secolo. L'importanza e il fascino della
relazione della navigazione di San Brandano ha fatto travalicare i ristretti confini
delle isole britanniche e quindi il testo, a partire dall'alto medioevo, è
stato tradotto più volte ed in svariate lingue.
Visto che tutto il viaggio si svolge in mare (nell'Atlantico
per la precisione) ne consegue che il nostro Santo Navigatore tocchi numerose
terre sconosciute, molte delle quali isole. Si è ampiamente speculato nel voler
identificare queste o quelle terre e le tesi sostenute (tutte molto deboli) lo
hanno fatto sbarcare quasi dovunque, dall'Islanda alle Antille. Nessuna delle
due ipotesi è da rigettare del tutto e ogni soluzione intermedia è altrettanto
possibile. Del resto sono anni che si discute dello sbarco dei Vichinghi in Nordamerica.
Nella narrazione del viaggio di Saint Brendan de Clonfert, the
Navigator viene menzionato uno sbarco su un'isola che poi si rivela
essere il dorso di una enorme creatura marina (Jasconius) disturbata dai
monaci che lì si erano accampati e avevano acceso il fuoco. La leggenda vuole
che questa specie di pesce fosse sempre in movimento nel tentativo di
raggiungere la sua coda. Varianti associano Jasconius ad una enorme
balena, che tuttavia pesce non è. Ovviamente in campo artistico sono state proposte soluzioni molto creative e in vari stili, come per esempio questa di Jorge Beda (in basso), ma aspettatevi molto di più dall'altro Jorge del quale parlerò domani.
Ma torniamo alle Canarie
e all'ottava isola dell'arcipelago: la Isla de San Borondón. Di questa
fantomatica isola si parla in un'antica leggenda guanche (etnia originaria
delle Canarie, assoggettata dagli
spagnoli nel XVI secolo) e probabilmente solo in seguito è stata associata al nome
del santo celtico. L'isola che compare e scompare, l'isola che non c'è, è fatto
ben più antico. Gli avvistamenti sono stati numerosi, qualcuno ha sostenuto di
esserci sbarcato, e per dare l'idea di quanti (reputati affidabili) hanno
certificato la sua esistenza nel corso dei secoli vi ricordo che è stata
riportata in varie carte nautiche (assolutamente affidabili per tutto il resto)
fino al XVIII secolo (lo stralcio in basso è estrapolato da una mappa del 1707).
Addirittura in un documento ufficiale del Regno di
Spagna, si parlava di “sette isole Canarie” ma si lasciava la porta aperta a
nuove scoperte (isole che sarebbero potute apparire da un momento all'altro). Nell'ambito delle stesse Canarie la Isla de San Borondón
venne situata in diverse posizioni, nel corso dei secoli fu avvistata da
centinaia di persone fino all’800 e, dopo essere stata quasi dimenticata, "riapparve" nel 1953 e poi il 10 agosto 1958, occasione nella quale fu anche
fotografata. (pdf dell’articolo apparso sul quotidiano ABC).
Si potrebbe pensare ad un fenomeno vulcanico (considerata
l'origine dell'arcipelago) simile a quello che nell’estate del 1831 fece
apparire al largo della Sicilia l’isola Ferdinandea che raggiunse un’altezza massima di circa 60m e 1 chilometro
di circonferenza, ma poi si ridusse velocemente e prima della fine dell’anno scomparve
del tutto fra i flutti. Altra supposizione ricorrente e plausibile è che si
tratti di fenomeni ottici simili ai miraggi nel deserto.
Di tutto ciò si potrebbe parlare all’infinito, i più
interessati troveranno tantissimo in rete, in particolare se hanno
dimestichezza con l’inglese e/o lo spagnolo. Fra i vari testi trovati (fra i
quali una interessantissima lecture
critica di fine XIX secolo), al di là delle varie traduzioni spesso molto poco
scorrevoli e di non facile interpretazione in quanto datate, il commento più moderno
ed esaustivo mi è sembrato quello di Giuseppe
Bonghi che ha tradotto e adattato uno scritto di Guy Vincent. Lo stesso Bonghi ha anche tradotto integralmente il cosiddetto “manoscritto d’Alençon” (X-XI secolo) versione in latino del testo
“Navigatio
Sancti Brendani” (Anonimo).
Chiaramente per i Canarios
è una questione di tradizione, fede e principio, nessuno ci crede ma tutti
sperano che un giorno o l’altro la sagoma della "loro" ottava isola appaia
magicamente all'orizzonte.
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