Fra i film presenti su MUBI e con un po' di ricerca sono tornato a girovagare fra cinematografie e film poco comuni. I tre più soddisfacenti sono legati in un modo o nell'altro all'Unione Sovietica, i due occidentali (benché premiati) sono stati molto deludenti.
Contest (Sostyazaniye) (Bulat Mansurov, 1964, Tkm/URSS)
Tratta di una
famosa disfida musicale tenutasi un paio di secoli fa fra il virtuoso turkmeno
Shukur Bakhshy e il musicista della corte persiana Ghulam Bakhshy (bakhshy
= suonatore di dutar); il dutar è un liuto con manico sottile e
con sole due corde (di seta), lungo da 1 a 2 metri, diffuso con nomi diversi in
tutto il medio oriente, strumento nazionale dei turkmeni, kirghisi e kazaki. L’incontro
è motivato da nobilissimi motivi che, nel film, vengono svelati sono nel finale.
Ad alcuni potrebbe sembrare lento ma, tenendo conto dei contenuti (morali e
filosofici), dell’epoca, dell’ambiente e, non ultima, della musica che richiama
quella sufi, il ritmo è perfetto per questo lavoro fra lo storico e l’etnoantropologico.
Fu il primo film prodotto in Turkmenistan (allora parte dell’Unione Sovietica)
ad avere apprezzamenti internazionali.
Eisenstein in Guanajuato (Peter
Greenaway, 2015, Mex/Net)
A partire dal documentato
breve soggiorno (una decina di giorni) del regista russo nella splendida
cittadina di Guanajuato, il regista-provocatore Greenaway costruisce una
storia basata su un’ipotetica, assolutamente non confermata, omosessualità del creatore
dei caposaldi del montaggio cinematografico, validi ancora oggi. Purtroppo, a
fronte delle magnifiche immagini del Teatro Juarez (interni ed esterni) con
grande utilizzo di grandangoli e fisheye, delle riprese nei peculiari passaggi
sotterranei, dei primi piani delle famose mummie (cadaveri disseccati), delle
panoramiche sui coloratissimi edifici, delle bi- e tri-partizioni dello schermo
con inserimento di immagini di repertorio e talvolta spezzoni dei film di Eisenstein
sullo sfondo, ci sono lunghe pause di tipo teatrale o erotico con dialoghi poco
convincenti e recitazione esageratamente sopra le righe. Vale assolutamente la
pena adi guardarlo per la fotografia e montaggio, da evitare per la
sceneggiatura. Certamente più godibile per chi ha familiarità con la filmografia
del regista russo e con nomi e volti di rivoluzionari e artisti messicani
(tutti dovrebbero almeno riconoscere Frida Kahlo).
The Dazzling Light of Sunset (Salomé Jashi, 2016, Geo)
Fra documentario
e cinéma-vérité, girato in una piccola comunità rurale della Georgia. Produttore
e giornalista dell’unica emittente locale informano costantemente e
dettagliatamente la cittadinanza di piccoli avvenimenti come il ritrovamento di
un gufo, elezioni con litigi, spettacoli musicali, improponibili sfilate di moda
e si occupano anche di necrologi. Tutto più che credibile e realistico, ma con
una evidente vena di ironia e humor nero. Alcune situazioni non sembrano molto
diverse da quelle che si vivono in altri paesi. Socialmente interessante, ma
niente di più.
First Cow (Kelly
Reichardt, 2019, USA)
Gode di buona critica (miglior film dell’anno per Cahiers du Cinéma e Nomination Orso d’Oro a Berlino) ed è certamente un western di pionieri (in Oregon) originale, ma la storia, le interpretazioni e la narrazione lasciano molto a desiderare. La statistica di 25 riconoscimenti e 154 nomination suggerisce che è stato presentato dappertutto ma senza grande successo. Manca la continuità, spesso i dialoghi sono fra persone fuori campo e procedono anche se cambia la scena, molti avvenimenti appaiono come poco plausibili o irrazionali; la prima decina di minuti è assolutamente inutile e neanche la location convince. Consiglio di non perderci tempo.
L'enfant d'en haut - Sister (Ursula Meier, 2012, Swi)
Inspiegabilmente
(a mio modesto parere) premiato con l’Orso d’Argento (premio speciale … perché?)
e Nomination Orso d’Oro a Berlino; è stata anche la candidatura svizzera per
gli Oscar. Dramma sulla relazione molto particolare dei soli due giovani
componenti di una famiglia che vive in un appartamento di case popolari, in una
valle ai piedi di rinomata località sciistica in Svizzera. Vivono soprattutto
dei proventi dei furti perpetrati dal ragazzino, ma senza alcuna organizzazione
né logica e tantomeno morale. Bah …
Nessun commento:
Posta un commento