Gruppo di film stranamente assortito, con i due più conosciuti
(per il regista/interprete, ma non per essere fra i suoi migliori) in fondo alle
mie preferenze.
Non il solito Zhang, poco colorato, per niente spettacolare, ma molto
profondo e meditativo su un rapporto parallelo fra due padri e i rispettivi
figli, mettendo oltretutto a confronto culture come la giapponese e la cinese
che, a dispetto di quanti molti possano pensare, sono profondamente diverse.
Nel film, senza cadere in situazioni caricaturali o stereotipi, riesce
a mettere i confronto le persone e i loro sentimenti più che le differenze
culturali.
Merita senz’altro una visione dagli spettatori attenti.
Nota: come già osservai in precedenti occasioni, pare che Zhang (come
molti registi) inserisca in molti film una scena ricorrente. Nel suo caso
consiste in qualcuno che, senza speranza, corre dietro un veicolo che si
allontana.
59 Campeones
(Javier Fesser, Spa,
2018) tit. it. “Non ci resta che vincere” * con Javier Gutiérrez, Athenea Mata,
Juan Margallo * IMDb 7,3 RT 67%
Fesser ha saputo trattare con la giusta ironia situazioni non certo
allegre, senza mai cadere nel pietismo o nella derisione, né scadere in battute
triviali o di dubbio gusto, anche se non riesce a mantenersi sempre a ottimi
livelli. In sostanza, e al contrario di quanto si possa pensare, il film verte
più sulla "rieducazione" del protagonista (interpretato dal sempre bravo Javier Gutiérrez, qualcuno avrà avuto modo di apprezzarlo in La isla minima) che sui membri della
squadra di basket che sono semplicemente la sua medicina cura.
Risulta interessante scoprire che (episodio citato nel film e forse
spunto per la sua realizzazione), la nazionale spagnola di basket vinse la
medaglia d'oro alle Paralimpiadi del 2000, ma in seguito il titolo fu revocato
in quanto si scoprì che l'80% dei giocatori non soffriva di alcuna limitazione
psichica. A causa di ciò le sovvenzioni per il settore sparirono, pian piano
altre federazioni si sono rimesse sulla giusta rotta, ma quella di basket
paralimpico pare che soffra ancora delle conseguenze di quello scandalo.
Ottimo e significativo il finale che dovrebbe far meditare molti pseudo
sportivi che di sport e sportività sanno ben poco. Una commedia “diversa” che vale certo una visione, pur senza essere un
capolavoro.
PS - Spesso Fesser si è occupato di questioni, personaggi e trame
singolari, talvolta al limite dell'assurdo o surreale, contando anche su attori
“particolari”. Ricordo il suo famoso, purtroppo solo in patria, El milagro de P. Tinto (1998) e il
suo corto dall'originale titolo El
secdleto de la tlompeta (1996, 17 min), il cui protagonista (vedi
poster al lato) sono convinto sia citato in Non è un paese per vecchi nel personaggio di Javier Bardem.
Un altro suo corto Binta y la gran idea (2004), più serio e di impegno
sociale, ambientato in un villaggio senegalese, fu candidato all’Oscar 2007.
56 Strange Days (Kathryn Bigelow, USA, 1995) * con Ralph Fiennes, Angela Bassett,
Juliette Lewis * IMDb 7,2 RT 67% * Anteprima al Festival di Venezia
Dalla Bigelow (regista dei
più recenti The Hurt Locker, 2008, e Detroit, 2017) mi aspettavo qualcosa di
più. Premesso che non sono amante di sci-fi e distopia e potrei quindi non
cogliere alcuni meriti della messa in scena, penso che la rappresentazione
della città che vive le ultime ore del secolo passato fra festeggiamenti in
locali alla moda e violenza nelle strade parzialmente controllate da militari (in
assetto di guerra) con carrarmati sia troppo irreale ... senza senso, oltretutto
non indispensabile al procedere della trama. La storia basata sulle possibilità
fornite dalla realtà virtuale, può benissimo essere accettata così come gli
intrighi connessi, visto che si tratta comunque di attività illegale, ma è un
po’ troppo articolata e allungata (il film dura quasi due ore e mezza).
Seppur ancora a inizio carriera, si fa notare Ralph Fiennes; questo fu il suo 5° film, il meno apprezzato di quel periodo visto
che i due precedenti erano stati Schindler's
List (1993, Nomination come non protagonista) e Quiz Show (1994) e il successivo Il paziente inglese (1996, Nomination come protagonista).
Buono, ma probabilmente sarebbe stato migliore ridotto in durata e
senza troppe scene di caos per le strade.
60 A Midsummer Night's Sex Comedy (Woody Allen, USA, 1982) tit. it. “Vite difficili” * con Woody Allen, Mia Farrow, José
Ferrer * IMDb 6,7 RT 75% (ma solo 33% top critics)
Altra pretenziosa e assurda pseudo commedia di Allen. Ostinandosi a
produrre, dirigere, scrivere e interpretare film senza pause e più o meno di
fretta è comprensibile (ma ciò non lo giustifica) che non possa mantenere alti
livelli. Oltre alla ripetitività di situazioni e allusioni (sesso, ebrei e
psichiatria) continua a volersi imporre come attore nonostante sia ampiamente
dimostrato che non sia una cima in tale campo. Può essere considerato un buon
caratterista, ma alla lunga stanca ... pare che sia un rispettato suonatore di
clarinetto (ma sarà vero o lo si sostiene solo perché si tratta di Woody
Allen?).
Personalmente, non lo consiglio, ma se siete sostenitori di Allen vi
potrebbe anche piacere.
58 Interiors
(Woody Allen,
USA, 1978) tit. it. “Vite difficili” * con Diane Keaton, Geraldine Page,
Kristin Griffith * IMDb 7,5 RT 77% * 5 Nomination Oscar e 4 per i Golden
Globes (senza alcun successo)
Questo non l'avevo mai visto e forse avrei fatto meglio a restare nella
mia ignoranza. Poco interessante, personaggi
che non ispirano alcuna simpatia, il ruolo femminile balbettante è
affidato a Mary Beth Hurt, ma anche Diane Keaton ha la sue brave esitazioni e
inceppamenti alleniani; recitazione complessivamente mediocre. Quasi soporifero
nonostante duri meno di un'ora e mezza.
Anche questo film penso sia adatto solo ai fan di
Allen. IMPORTANTE: vi ricordo che dal 2 aprile il mio GOOGLE+ sarà chiuso e che, di conseguenza, le raccolte degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili. Tutte le 1.300 micro-recensioni sono ora organizzate in 26 pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generale. In detta pagina potrete effettuare ricerche per titolo, regista, interpreti principali, anno e paese di produzione e, utilizzando i link e i numeri d’ordine, giungere rapidamente a quella che vi interessa.
Questo di Zhang non lo conosco e penso che provvederò. In genere mi piace quasi sempre questo regista.
RispondiEliminaStrange Days è un cult e uno dei migliori della Bigelow ! No che non si poteva accorciare! 😀 Non ti piace il genere sci-fi, è quello il punto. 😊
I due films di Allen non sono due massimi capolavori nella sua vasta produzione. Si lasciano vedere. Proprio non digerisci Allen attore, con il suo personaggio intellettuale, nevrotico e balbettante! Peccato , ha rappresentato un'epoca e fatto ironia intelligente.
Non dire caricaturista però! Esageri per antipatia.
Ciao!
Concedimi che la parte caotica cittadina di Strange Days è abbastanza irrazionale e non assolutamente indispensabile.
EliminaAi due film di Allen si sono già aggiunti Zelig e Broadway Danny Rose (migliori dei due di questo gruppo che anche tu definisci “non massimi capolavori nella sua vasta produzione”) ... gli psichiatri nel primo e specialmente gli italoamericani nel secondo non sono caricature? Del gruppo di dvd giunti alla biblioteca mi resta ora Shadows and Fog, a me sconosciuto ... speriamo bene.
Al contrario, pur sottolineando che non è un capolavoro cinematografico, Campeones mi è sembrato un prodotto inaspettatamente più che decente e non una becera commedia buonista-compassionevole. Mi hanno convinto a guardarlo i Goya appena vinti, a seguito dei quali è tornato nelle sale, e la nota e apprezzata ironia di Fesser.
Divago.....i Goya. A tal proposito penso conoscerai Iciar Bollain (7 Goya per "Ti dò i miei occhi").
EliminaMa forse non conosci il più recente (e forse più "piccolo") "El Olivo" che ti consiglio vivamente.
Strange Days : la parte urbana racconta proprio del caos violento e folle in cui è caduta l'umanità. Eh, per forza che è delirante ! 😀