Attualmente ben
inglobata nella enorme area metropolitana di Ciudad de Mexico, Coyoacán (“il luogo dei coyote”, dal náhuatl, ufficialmente
“delegación
Coyoacán, colonia Del Carmen”) ha una sua storia e
continua ad avere un appeal molto particolare e diverso dal resto di CDMX. Già
comunità prehispanica, fu la prima residenza del conquistador Hernán Cortés (1521) e poi fu scelta da
personaggi famosi del calibro di Frida Kahlo
con il suo due volte marito, il famoso muralista Diego Rivera, e Lev
Trotskij passò qui gli ultimi anni del suo esilio forzato fino al giorno in
cui fu assassinato da un sicario di Stalin. Furono proprio i due artisti
nel 1937 a convincere il governo messicano a dare asilo all’esule russo che
andò ad abitare vicino casa loro, a Calle Berlín dove ora è la sua casa-museo. Per pura e strana
coincidenza, sto scrivendo da Calle Berlín e la mia finestra affaccia sul giardino posteriore della Casa
Azul (Museo e già residenza di Frida Kahlo).
Oltre alle case-museo Frida Kahlo e Trotskij ospita il Museo Nacional de Cultura Populares e vari centri culturali. A ovest ci sono i Viveros (vivai) che oltre ad assolvere alla loro funzione, sono per la maggior parte fruibili dal pubblico e quindi frequentati da tanti podisti dilettanti e persone che semplicemente passeggiano all’ombra degli alti alberi, fra tanti uccelli e scoiattoli.
A parte queste e
altre notizie facilmente reperibili in rete, mi preme sottolineare la
tranquillità di questo quartiere residenziale abbastanza vasto, con una rete di larghe
strade (tutte alberate) e con un ampio parque costituito da due giardini boscosi (nella foto a sx la fontana dei coyote) uniti dal sagrato della Iglesia de San Juan Bautista, rimodellata sulla prima chiesa risalente all’epoca di Cortés, parco sempre affollato da famiglie,
studenti, anziani, venditori ambulanti, artisti di strada, musicanti e
ovviamente turisti.
Poche centinaia di metri a nord c’è la Cineteca Nacional (foto a dx) con le su dieci
sale e, soprattutto, la sua programmazione di ottimo livello che prevede dai 15
ai 20 film al giorno. La funzionale, anche se spesso affollata, metropolitana
permette di arrivare in centro in soli 15 minuti al prezzo di 5 pesos (0,25
Euro).
Varie ed eventuali ...
Raccolta rifiuti (quasi) differenziata, (quasi)
porta a porta
Dovunque ci si
trovi a Coyoacán, di mattina si sente un campanaccio e si vede camminare
da solo in mezzo alla strada l’uomo che lo suona con insistenza. Guardando un
centinaio di metri alle sue spalle si vedrà un grande camion per la raccolta
rifiuti attorniato da residenti in fila che portano i loro contenitori e vari
operatori che eseguono una ulteriore cernita. Il rumoroso campanaccio avverte
con almeno un paio di minuti di anticipo dell’arrivo del camion e ognuno avrà
il tempo di scendere in strada.
Foto in bianco e nero
In vari punti della città ci sono banchetti che vendono foto in vari formati, quasi esclusivamente in bianco e nero. La cosa che colpisce è che tutt’oggi le più richieste sono quelle relative alla Rivoluzione e quelle dei divi cinematografici e cantanti di oltre cinquanta anni fa (Pedro Infante, Jorge Negrete, Maria Felix, Dolores del Rio, Pedro Armendariz e, ovviamente, Cantinflas).
Fra quelle della Rivoluzione Francisco “Pancho” Villa, Emiliano Zapata e e Adelita la fanno da padroni. Ancor più curioso è il fatto che perfino i più giovani e comprano o chiedono ai loro genitori quelle foto.
Statue viventi
Qui ce ne sono
poche e non posano assolutamente immobili per lunghi minuti come di consueto in
altre parti del mondo, più che altro si prestano a farsi fotografare con chi ne
ha voglia. I più richiesti sono anche i questo caso i rivoluzionari, armati di
tutto punto, con carabina, cartucciere e sombrero e gli unici a fare loro
concorrenza sono personaggi dei fumetti e supereroi, ma chiaramente solo fra i
più piccoli.
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