sopra: base del tronco del Rainbow Eucalyptus (Eucalyptus deglupta)
e i vistosi fiori
della Scarlet Jade Vine (Mucuna bennettii) * Wahiawa BG
Del piccolo Lili'uokalani, giardino della prima e
ultima regina regnante delle Hawaii, deposta dai nel 1893 con l’appoggio dei
Marines nel tentativo di annettere l'arcipelago agli USA, cosa che però avvenne
solo nel 1959, quando diventò il 50° stato dell'unione. Pur deposta e agli
arresti domiciliari nel palazzo reale Iolani, la regina Lili'uokalani poteva
disporre dei propri beni e lasciò alla città (specificamente per uso pubblico)
varie proprietà fra le quali questo giardino. La maggior parte dei grandi
alberi che fiancheggiano il torrente (con tanto di piccola ma suggestiva cascata)
sono ben più vecchi di un secolo e sono quasi tutti Monkeypod (Samanea
Saman, Fabaceae, gruppo mimosoide, noto anche come rain tree o Hitachi tree), una specie che, avendo spazio, non si sviluppa tanto in altezza quanto in larghezza formando con la sua chioma delle perfette calotte sferiche. Questo della foto, che si trova nel parco Moanalua
qui ad Honolulu, è uno dei più famosi e grandi: con una chioma di ben 40m
di diametro per “solo” 25m di altezza, il tronco ha circonferenza di 7m.
Altra specie presente quasi ovunque nelle zone aperte del
giardino sono le Loulu palm, ma c'è ne sono anche tre Royal,
slanciate e altissime, quasi come quelle del Foster BG, alte oltre 35m.
Di questo orto botanico non esisteva né il dépliant e tanto meno una mappa, neanche uno schizzo. Questa è la bozza, sul retro saranno aggiunte descrizioni delle piante evidenziate in mappa, nonché breve storia giardino.
Cinema: all'HIFF ho avuto occasione di guardare The Irishman (qui la recensione), il più recente film di Scorsese con Robert DeNiro, Joe Pesci e Al Pacino. Come è noto, essendo prodotto da Netflix, praticamente non è distribuito in sala e quindi posso reputarmi più che fortunato per averlo visto su schermo grande. Ho avuto anche modo di guardare film che con tutta probabilità non giungeranno mai in Italia nonostante vari di essi siano stati apprezzati in Festival importanti come Cannes anche And Then We Danced (Georgia), J'a perdu min corps (Fra), Arab Blues (Tun/Fra) A vida invisivel (Bra), The Last Color (Ind), commentati nelle microrecensioni 341-345 e 346-350, quelle di Portrait de la jeune fille en feu e Beanpole / Dylda saranno pubblicate fra un paio di giorni nel prossimo gruppo. Ma quello che più mi è piaciuto è stato Chunhyang (Corea, 2000, di Kwon-taek Im), visto un paio di giorni fa al Movie Museum.
Nessun commento:
Posta un commento