venerdì 11 gennaio 2019

3° post cumulativo di micro-recensioni 2019 (11-15)

Come annunciato, questa è una cinquina composta da film che molti non avranno mai sentito nominare, eppure ognuno ha la sua importanza, a prescindere dalla qualità (comunque mediamente più che buona).
Leggere per credere ...
I film sono disposti in ordine di (mio) gradimento, il numero indica solo l'ordine di visione. In attesa di importarle nel mio sito, e finché Google+ rimarrà attivo, si può accedere a tutte le altre micro-recensioni cliccando sui poster in queste pagine

    
11 La Commissaria (Aleksandr Askoldov, Rus, 1967-1987) tit. or. “Komissar” * con Nonna Mordyukova, Rolan Bykov, Raisa Nedashkovskaya * IMDb 7,6 * 4 premi e Nomination all’Orso d’Oro a Berlino 1988
Strano caso di un'opera prima, rimasta unica, edita dopo 20 anni dalla fine delle riprese. Il regista Askoldov, fu censurato per non aver voluto cambiare alcune scene del film (in particolare il personaggio ebreo) e, come se non bastasse, fu espulso dal partito per “inettitudine” e come “parassita sociale”, esiliato da Mosca e gli fu vietato di girare qualunque altra cosa. Solo col la glasnost di Gorbaciov le pizze (miracolosamente ancora custodite negli archivi KGB) furono recuperate e lo stesso Aleksandr Askoldov riuscì a completare il montaggio definitivo in modo da poter proiettare il film al Festival di Mosca 1987, ma solo l’anno seguente fu definitivamente sdoganato con la prima in Europa (occidentale) alla Berlinale, dove al regista furono attribuiti ben 4 premi oltre alla Nomination all’Orso d’Oro.
A prescindere da ciò, Komissar è un ottimo film, con una sceneggiatura interessante e significativa, ma soprattutto è ben girato. Veramente notevole il montaggio parallelo onirico parto/guerra.
Oltre a consigliarne caldamente la visione, suggerisco anche la lettura di questo articolo apparso sul New York Times in occasione della recente morte del regista (12/5/2018).

14 Timbuktu (Abderrahmane Sissako, Mauritania/Fra, 2014) * con Ibrahim Ahmed, Abel Jafri, Toulou Kiki * IMDb 7,2  RT 98% * Nomination Oscar * 2 premi a Cannes e Nomination Palma d’Oro
Visualmente bello e ben fatto, i contenuti mi hanno lasciato un po' perplesso ... comunque un film che fa ulteriormente pensare alle idiozie e cattiverie umane, ancor più odiose quando le si vogliono mascherare e giustificare in nome di una religione ampiamente mal interpretata. 
Nonostante la drammaticità delle varie situazioni, viene proposta un'immagine di un ambiente oltremodo tranquillo, nel quale spesso, ma non sempre, le donne dimostrano maggior buonsenso. 
Un film da guardare, candidato all'Oscar 2015 come miglior film non in lingua non inglese; per la cronaca vinse il polacco Ida (che non ho visto) e gli altri 3 erano il russo Leviathan, il buon e più conosciuto argentino Relatos salvajes e l’ottimo estone/georgiano Mandariinid (del quale consiglio la visione).

  

      


13 Samsara (Pan Nalin, India, 2014) * con Shawn Ku, Christy Chung, Neelesha Barthel * IMDb 7,8  RT 100% (da solo 5 recensioni)
Parte molto bene, con meravigliosi panorami tibetani esaltati da una splendida fotografia. Dal momento in cui appaiono i protagonisti si continua a rimanere incantati dagli edifici, dai coloratissimi originali costumi e dai dettagli dalla vita quotidiana di monaci e persone comuni. Il tema di fondo proposto nella prima parte è anch’esso avvincente e in qualche modo filosofico ma, dopo un po’ Samsara comincia a perdere slancio e diventa un semplice film ambientato nelle povere campagne del subcontinente indiano, con una banale love story, in parte romantica ma con inaspettate divagazioni kamasutra.
Ho letto che le riprese sono andate avanti per ben 7 anni e che per trovare gli unici tre attori professionisti sono stati necessari infiniti casting in ogni angolo del mondo (Shawn Ku è newyorkese, Christy Chung canadese, Neelesha Barthel tedesca) ... alla fine sembra tutta fatica sprecata. Ciò che c’è di buono nel film sono i paesaggi, le comparse e gli interpreti locali (tibetani originali) e il concetto di fondo che si può riassumere così: “è facile rinunciare a qualcosa che non si conosce direttamente, ma molto più difficile se si sono sperimentati i suoi lati positivi”. Anche la fotografia (perfetta all’inizio) scade molto con le riprese di interni con luci impossibili.
Senz’altro da guardare anche solo per i paesaggi e i costumi, ma siate pronti ad annoiarvi dopo la prima delle quasi due e mezza ora del film.

15 Salmo Rosso (Miklós Jancsó, Ung, 1972) tit. or. “Még kér a nép” * con Andrea Drahota, Gyöngyi Bürös, Erzsi Cserhalmi * IMDb 7,0  Nomination Palma d'Oro e premio come miglior regista a Jancsó a Cannes
Non è certo da disprezzare, ma non regge il confronto con gli altri 3 film di Jancsó visti appena pochi giorni fa, né come contenuti, né come realizzazione. Oltretutto si avvicina troppo al genere musical. Vale quanto già detto in merito a piani-sequenza, cavalli, puszta, e via discorrendo.

12 El elefante y la bicicleta (Juan Carlos Tabío, Cuba, 1994) * con Luis Alberto García, Lillian Vega, Raúl Pomares * IMDb 7,3

Commedia moderna cubana, basata su un'idea “quasi geniale", purtroppo non sviluppata a dovere. El Isleño, dopo aver trascorso 2 anni in prigione per una falsa accusa del ricco prepotente locale, ritorna alla sua piccola isola (un’immaginaria Santa Fe) con un carrozzone di cinema itinerante (siamo ancor in piena epoca del muto, anni '20) e trova la sua promessa madre di un figlio, certamente non suo. Tutto ciò che segue viene proposto fra sogno e realtà con gli veri abitanti che si vedono nel film proiettato nei panni dei “buoni” o dei “cattivi”, in situazioni parallele a quelle reali. Divertente e originale, ma molto amatoriale ... a parziale discolpa del regista si deve sottolineare che a Cuba 25 anni fa certamente non c’erano grandi studios né ricchi produttori.

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