Essendo “devoto di San Tommaso”,
ieri sono andato a verificare di persona gli effettivi danni causati da quello
che è stato presentato come “Incendio devastante a Crapolla”
(PositanoNews/WWF), verificatosi a inizio anno.
Come già ebbi modo di scrivere in
merito al ben più serio incendio del 5 novembre u.s. che interessò la quasi
totalità dei pendii occidentali del Monte San Costanzo, da via Campanella fino
alle recinzioni del “radar”, le cose che dispiacciono veramente sono la perdita
di pochi (per fortuna) arbusti, la morte di insetti,
chiocciole e simili troppo lenti per sfuggire alle fiamme e la stupidità e l’inutilità
del gesto (senz’altro volontario) che ci rammenta con che razza di gente conviviamo. Nelle
area di gariga, macchia bassa, il fuoco si propaga velocemente - come il
classico fuoco di paglia - e molto raramente danneggia l’impianto radicale e
quindi la maggior parte delle piante rigettano in brevissimo tempo, più forti e
verdi di prima. Lo anticipai, essendo facilmente prevedibile, subito dopo
l’evento sul San Costanzo e le recenti foto pubblicate dopo meno di due mesi lo
dimostrano ampiamente.
Tornando all’incendio di qualche
giorno fa, questo molto probabilmente si è sviluppato (leggi: è stato
appiccato) a partire dall’area alle spalle della chiesetta di San Pietro per
poi salire fino al sentiero CAI 300 fra Guardia e Cuparo. La fascia che ha
avuto danni maggiori è quella più vicina alla scalinata che però ha funzionato
da tagliafuoco e quindi ha impedito la propagazione verso est. Solo nelle
vicinanze della panchina della Guardia il fuoco si è spinto monte del sentiero
in modo consistente. Le fiamme sono rimaste ben distanti dal vallone
sottostante al Cuparo e il sentiero resta percorribile con la sola differenza
che fin quando non pioverà seriamente ci si potrà annerire un po’.
I danni effettivi sono limitati in
quanto l’area non è neanche lontanamente vasta come quella andata a fuoco a San
Costanzo e, come è evidente dalle foto, parte del verde è sopravvissuto e, ciò
che è più importante, quasi tutti gia arbusti sono rimasti quasi intatti
facendo presupporre che lì incendio in più parti si è propagato lentamente e al
livello del suolo senza fiamme alte (altrimenti sarebbero diventati tutti
scheletri fuligginosi come a San Costanzo). In primavera sarà tutto come prima. (altre foto su Google+)
E veniamo all’incidente di ieri 5
gennaio … questo ve lo anticipo solamente avendo avuto notizia (da fonti
certe), ma ancora non conosco i dettagli. In un prossimo post fornirò ulteriori
e più precise notizie e mi riservo di approfondire il discorso in merito
all’opportunità di continuare a lasciare quella parte di percorso così com’è,
in particolare la discesa (perché quasi tutti la percorrono in direzione ovest)
fra la pineta del Monte di Monticchio e Recommone. Il soccorritore che mi ha
comunicato la notizia dell’incidente di ieri mi ha anche fatto notare che si
tratta “del quinto incidente in dieci mesi” … Sembra poco, ma se si considera
che altri eventi di minore rilevanza non sono stati neanche segnalati e che il
numero di escursionisti che percorrono quel tratto sono circa un centesimo di
quelli che completano il Sentiero degli Dei (che qualcuno vorrebbe far passare
per pericoloso) il rapporto incidenti/escursionisti è altissimo rispetto alla
media (bassa) di tutti i sentieri dei Monti Lattari.
Approfondirò l’argomento sostenendo
la validità di alcune mie proposte (già avanzate verbalmente) in uno o più
dettagliati prossimi post.
il percorso a me piace tantissimo e mi piacerebbe tanto proporlo ai turisti che accompagno ma andrebbe sistemato: ripulito dalla vegetazione in eccesso e sistemando qualche gradino, per coloro che lo affrontano da soli andrebbe segnalato meglio soprattutto segnalando che nelle condizioni attuali è un percorso fruibili ad escursionisti esperti
RispondiElimina"con che razza di gente conviviamo"...
RispondiEliminaIn Costiera (ma non solo) abbiamo un tesoro sotto i piedi e siamo incapaci, non solo di valorizzarlo come si dovrebbe, ma perfino di proteggerlo adeguatamente...