martedì 24 dicembre 2019

80° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (396-400)

Altro gruppo molto vario in quanto a nazionalità e anni di produzione, i due francesi di oltre mezzo secolo fa praticamente agli antipodi in quanto a stile e soggetto, sono affiancati da un ottimo crime americano moderno, un insulso seppur quotato horror coreano e un iraniano “di contrabbando”, recentemente premiato a Cannes.

   

398  Gone Baby Gone (Ben Affleck, USA, 2007) tit. it. “L’angelo sterminatore” * con Morgan Freeman, Ed Harris, Casey Affleck, Amy Ryan * IMDb 7,6  RT 94% * Nomination non protagonista per Amy Ryan
Avevo guardato questo bel film di Ben Affleck, del quale è protagonista suo fratello minore Casey (un paio di anni fa per Manchester by the Sea), solo all'uscita in sala e in questa nuova visione (come spesso accade) ho apprezzato meglio il contorno e il l'intreccio della trama e certamente di più della prima volta le interpretazioni avendo potuto usufruire della versione originale.
La storia corre al limite fra il drammatico e il poliziesco, tragica non solo per il suo sviluppo ma anche per i temi trattati. A ulteriore merito degli sceneggiatori, si deve dire che vanta un ottimo finale che lascia aperte le porte a varie possibilità in merito a cosa succederà dopo e, negli ultimi minuti, solleva interrogativi molto seri in quanto ad affidamento e abbandono di minori.
Nel cast, oltre al giovane Affleck, si distinguono due interpreti femminili (Amy Ryan e   Amy Madigan, la prima ottenne la Nomination Oscar non protagonista) e nel reparto maschile non solo Ed Harris, ma anche i caratteristi Titus Welliver e John Ashton, Morgan Freeman ha una parte troppo striminzita e secondaria.
Interessanti anche le riprese dell’ambiente del quartiere popolare con i suoi abitanti sempre presenti sulle scale di casa e che sembrano conoscersi tutti, riprese quasi in stile documentaristico.
Senz’altro da guardare.

396  Casque d'or (Jacques Becker, USA, 1952) tit. it. “Casco d’oro” * con Simone Signoret, Serge Reggiani, Claude Dauphin * IMDb 7,7  RT 100% 
Un quasi noir francese, dico “quasi” in quanto è praticamente in costume, ambientato nei primissimi anni del secolo scorso. La storia prende spunto da fatti reali e segue un piccolo gruppo di malviventi e le loro donne (varie prostitute). L’avvenenza di una di queste, detta casco d'oro e interpretata da Simone Signoret, sarà causa di una serie di gelosie e si concluderà in modo ovviamente tragico. Buona la descrizione dei quartieri malfamati dell’epoca e ben congegnato l’intreccio fra delinquenti, donne, personaggi del tutto estranei all’ambiente e i poliziotti.
il protagonista maschile è un giovane Serge Reggiani ed il personaggio che interpreta è quello che porterà lo scompiglio nella banda e causerà varie morti violente.
Bella la fotografia in bianco e nero e le scenografie, sia per quanto riguarda gli interni sia quelle degli esterni, per o più lungo il fiume.
Seppur molto datato, certamente merita la visione.

      

397  Une femme mariée  (Jean-Luc Godard, USA, 1964) tit. it. “Una donna sposata” * con Bernard Noël, Macha Méril, Philippe Leroy * IMDb 7,3  RT 85% 
Film di Godard fra i suoi meno conosciuti, a metà strada fra sperimentazione e avantgarde, alterna ottimi momenti cinematografici/fotografici con lunghe serie di rapide inquadrature di dettagli del corpo di Macha Méril con Bernard Noël o Philippe Leroy (rispettivamente amante e marito) a lunghi discorsi tendenti al filosofico quasi senza movimenti di macchina.
Ma la parte più interessante è forse la critica al consumismo che si ripete in tutto il film tra pubblicità, inquadrature di titoli di giornali che poi vengono sezionati estrapolando parti di parole in modo da conferire altro significato, riviste di moda, ecc., tutto relativo al boom economico degli anni ’60, certamente con un taglio critico. La fotografia bianco e nero e più che apprezzabile ma, ripeto, è il contrasto fra i due aspetti del film che fanno perdere la continuità lasciando comunque l’impressione di un'opera mal assortita è incompiuta.
Vale la pena guardarlo, soprattutto per il suo valore “storico”.

400  A Man of Integrity   (Mohammad Rasoulof, Iran, 2017) tit. or. “Lerd” * con Reza Akhlaghirad, Soudabeh Beizaee, Nasim Adabi * IMDb 7,2  RT 100%  *  Mohammad Rasoulof vincitore del premio un Certain Regard a Cannes
Questo è uno di quei film che ottiene visibilità per questioni non strettamente cinematografiche. Infatti, è stato girato quasi in clandestinità e poi fatto arrivare sul mercato occidentale. La sceneggiatura è un aperto atto di accusa nei confronti del regime iraniano ed è logico che il regime non abbia gradito, ma sono situazioni che a livello locale o nazionale si riscontrano in quasi ogni parte del mondo (vedi anche il film bulgaro della cinquina passata).
Non è certo malvagio ma altrettanto certamente non è un capolavoro.

399  Train to Busan (Sang-ho Yeon, Kor, 2016) * con Yoo Gong, Yu-mi Jung, Dong-seok Ma * IMDb 7,5  RT 93% 
Alla fine sembrava quasi che avesse preso una buona strada per una conclusione originale, purtroppo non è stato così ed è rimasto nella banalità. Ne avevo letto bene tempo fa e, pur rimanendo scettico in quanto questi film mi sembrano tutti uguali, ho voluto guardarlo sperando in qualcosa di nuovo o diverso, casomai ben realizzato. Del resto I coreani in questi ultimi anni stanno producendo vari film di buon livello. La storia è nota e se non fosse così vi sarà chiara dopo pochi minuti; questi pseudo-zombie sono ridicoli, i tempi sono completamente sbagliati, le velocità pure, la logica (seppur distopica) completamente assente. In tutto il film ci sono solo pochi momenti buoni e qualche ripresa originale. A meno che non siate appassionati di zombie e simili evitate questo film, checché se ne dica.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.

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