giovedì 12 dicembre 2019

77° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (381-385)

Recupero di un film relativamente ben quotato, eppure mai sentito nominare nonostante la presenza da protagonista di uno dei miei attori/registi preferiti: John Cassavetes. Lo accompagnano un classico politico anti-americano di Costa-Gavras (ma si tratta di storia), un film di Rivette fra i meno noti di quelli della Nouvelle Vague francese e due film tecnicamente buoni ma assolutamente deprimenti (non per niente diretti da Kieslowski e Haneke).

    

383  Mikey and Nicky (Elaine May, USA, 1976) * con Peter Falk, John Cassavetes, Ned Beatty * IMDb 7,3 RT 84%
Si tratta quasi di un pezzo da teatro con praticamente solo due protagonisti che discutono all’infinito in modo pressoché assurdo. John Cassavetes interpreta Nicky, un piccolo allibratore che è convinto che qualcuno voglia ucciderlo e per questo chiama in suo aiuto il suo amico Mikey (Peter Falk). Nel cuore della notte e poi fino al mattino i due andranno giro litigando, il primo vicino alla paranoia schizofrenica e il secondo cambiando atteggiamenti fra il troppo accondiscendete e il giustamente ricattatorio nel tentativo di far ragionare l’amico.
Ottima l’interpretazione dei due, soprattutto quella di Cassavetes; sceneggiatura a tratti ripetitiva e talvolta esagerata.
Merita senza dubbio una visione.

382  État de siège  (Costa-Gavras, Fra/Ita, 1972) tit. it. “L’Amerikano” * con Yves Montand, Renato Salvatori, O.E. Hasse * IMDb 7,8 RT 92%p 
Film molto controverso, basato su eventi reali ma con retroscena fortemente negati dagli statunitensi. La sceneggiatura dell’italiano Franco Solinas (autore di tanti film a sfondo politico: Mr. Klein, Il sospetto, Salvatore Giuliano, Queimada, La battaglia di Algeri, …) tratta del rapimento di un americano di stanza in Uruguay negli anni ’70, ufficialmente dirigente locale dell’USAID (Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale) ma in effetti consigliere della polizia antiterrorismo, direttamente coinvolto nel contrasto ai tupamaros, torture e organizzazione degli squadroni della morte.
Non è quindi strano che il film fu quasi bandito negli USA e che ebbe un buon successo in Europa, sulla scia di Z – L’orgia del potere dello stesso Costa-Gavras (1969, Oscar come miglior film straniero).
Pur se a tratti quasi documentaristico, merita senz’altro di essere guardato.

      

381  Céline et Julie vont en bateau (Jacques Rivette, Fra, 1974) * con Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier  * IMDb 7,4  RT 100% 
Film veramente originale, pressoché indefinibile, a base di doppelganger, magia e telepatia, fra il surreale, l'onirico e il parapsicologico.
Rivette apre questo film di ben 3h20' con una lunga scena nella quale Julie prima insegue e poi segue Celine; i dialoghi iniziano solo dopo una dozzina di minuti. Le due ben presto entrano in sintonia e si divertiranno a vivere una vita parallela in cui ci sono altre tre donne alle quali più volte si sostituiranno, scambiandosi anche i rispettivi ruoli.
Molte sono le scene simili ma con interpreti diverse, non sempre facilmente riconoscibili per l'uso di varie parrucche. I dialoghi sono talvolta surreali, le protagoniste usano gli effetti magici degli “occhi di piccoli dinosauri” che servono per passare da una realtà all'altra. Per questo molti vedono nella trama numerosi riferimenti ad Alice nel paese delle meraviglie.
Film senz’altro non facile che lascia molto spazio alla libera interpretazione. Pur essendo “lento” come altri film di Rivette, la lunghezza non si fa sentire più di tanto grazie alla buona narrazione di eventi poco prevedibili … le sorprese sono ad ogni angolo.
Più che consigliato per i cinefili, poco digeribile per gli altri.

384  Bez konca (Krzysztof Kieslowski, Pol, 1985) tit. it. “Senza fine” * con Grazyna Szapolowska, Maria Pakulnis, Aleksander Bardini * IMDb 7,5  RT 90% 
Si potrebbe affermare che la giovane vedova protagonista del film serva da pretesto a per affrontare altri argomenti come la legge marziale emanata dal gen. Jaruzelski in Polonia nei primi anni ’80 per cercare di contrastare il crescente successo di Solidarnosc, il sindacato di Lech Walesa. Oltre a ciò c’è comunque una analisi dei tormenti della donna che non riesce a metabolizzare la perdita del compagno, nonostante i vari tentativi in diverse direzioni. I suoi patimenti, così come i suoi sforzi per superarli appaiono però un po’ esagerati.
Come quasi sempre accade per i film di Kieslowski, la regia è impeccabile ma la sceneggiatura deprimente.

385  Der siebente Kontinent (Michael Haneke, Aut, 1989) tit. it. “Il settimo continente” * con Birgit Doll, Dieter Berner, Leni Tanzer * IMDb 7,8  RT 67% 
Avrei quasi voluto (e potuto) unificare questa micro-recensione e la precedente relativa a Bez konca di Kieslowski, per l’affermazione “regia impeccabile, sceneggiatura deprimente”. Qui la storia è ancor più tragica e può sembrare assurda, eppure è una interpretazione di una storia vera. In questo campo non posso dire di più per evitare spoiler. La storia, al limite della follia, è ben descritta nel suo crescendo fino ad un certo punto, ma verso la fine si dilunga troppo su particolari in effetti ripetitivi.
Buone le interpretazioni ed anche la regia, la prima di Haneke.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.

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