A questa ricetta di “magro” viene spesso associato anche l’aggettivo
“povera”, cosa assolutamente non vera al giorno d’oggi (e forse neanche nell’800)
nel caso si vogliano utilizzare tutti i possibili ingredienti citati nel Trattato
di cucina teorico pratica (1837, redatto da Ippolito Cavalcanti duca di Buonvicino),
probabilmente la prima ricetta scritta ma certamente non inventata da lui.
Infatti oltre agli indispensabili ingredienti quali pasta, olio, aglio, olive
nere (possibilmente "di Gaeta"), capperi e aggiughe (o alici salate) consentiva anche l’aggiunta di passi e pinoli e, volendo,
un po’ di pomodoro. Oltre alla totale assenza di uova (e su questo sono tutti d’accordo)
nella frittata di scammeri dei miei ricordi di oltre mezzo secolo
fa (un classico a casa di mia nonna) non comparivano certo gli ultimi tre
ingredienti. Comunque sia, ho l’impressione che ben pochi conoscano questa ricetta (unica nel suo genere) della cucina tradizionale napoletana e sono anche convinto che fra quelli che sono al corrente della sua essenza pochi l’hanno effettivamente assaggiata e molti meno l’hanno personalmente preparata.
Negli ultimi anni, in questa frenesia di ricette, food show, gare fra chef o aspiranti tali, lezioni di cucina e simili, questo piatto è stato riportato a nuova vita (mediatica) e quindi in rete troverete tante notizie e video dimostrativi, tutti abbastanza simili anche se con molte piccole varianti. Di conseguenza procederò per sommi capi riferendomi a quella che si faceva a casa di mia nonna, come tutte le ricette tradizionali (pastiera, lasagna, minestra maritata, …) adattata ai gusti della famiglia o eseguita come era sempre stata preparata dalle generazioni precedenti.
In parole povere si tratta di una frittata di pasta lunga (da
spaghetti a vermicelloni, trafile più sottili si ammasserebbero) tenuta insieme
dalla crosta creata dalla parte esterna resa dura e croccante dalla frittura,
mentre l’interno resta morbido e ben condito con capperi, olive di
Gaeta e acciughe, precedentemente scottate in aglio e olio.
Da questa descriizione sembrerebbe di facile realizzazione, ma non è proprio così! In realtà, pur essendo semplice nel suo complesso, la perfetta riuscita della ricetta è
condizionata da un’azione di pochi secondi eppure fondamentale: rivoltare la
frittata a metà cottura.
Infatti, dopo il necessario quarto d’ora durante il quale si crea
una consistente crosta dal lato a contatto con l’olio in padella, la parte
superiore ancora non è amalgamata e nel capovolgimento si dovrà tener conto
dell’olio in padella (non è un’omelette che è sostanzialmente asciutta). A
seconda dei casi si può far colare l’olio in eccesso in un contenitore e
rimetterlo nella stessa padella prima di farci scivolare la frittata dal piatto (o coperchio) utilizzato per capovolgerla o, se si giudicasse insufficiente la
quantità d’olio, se ne dovrebbe aggiungere q.b. e riscaldarlo per bene prima
di dare inizio della crostificazione dell’altra faccia.
Un’ultima (ma piacevole e secondaria) difficoltà si presenta a chi
la mangia, sia nelle vesti di autore sia in quelle di fortunato assaggiatore.
Una frittata di scammeri ben fatta avrà una crosta croccante e nel
tagliarla pezzetti di vermicelli arruscati schizzeranno in varie
direzioni mentre la parte interna si sfalderà; le parti aderenti alla crosta si
potranno appizzare, quelle solo interne, almeno in parte, si potranno
anche arravogliare. Va mangiata calda sia per apprezzare al meglio sapore e aroma, sia perchè nel raffreddarsi troppo la crosta diventa coriacea e quasi un po' gommosa.
In quanto al rivoltare la frittata, visto che non è facile come
per altri tipi che contano sull’effetto legante dell’uovo, ho voluto guardare
velocemente vari video per vedere i “grandi chef” (quasi tutti autori di "trattati", testi
o blog di cucina) all’opera e ho notato che quasi tutti mostrano come cuocerla
nei lati ruotando la padella almeno in 4 posizioni diverse, poi dicono che è
giunto il momento di girarla ed improvvisamente appare la frittata miracolosamente
già capovolta nella padella. Ho visto qualcuno che la gira senza preoccuparsi
dell’olio che inevitabilmente dovrebbe colare, altri che non riescono a
nascondere un fondo bruciato per poi apparire perfetto nelle immagini
successive. Non ne ho visto nessuno che esegue il capovolgimento personalmente
davanti alla telecamera!
Nei vari post leggerete varie versioni in merito all’etimologia di
scammaro e i più propongono una interpretazione monastica, sostenendo
che deriva dal verbo cammarare (mangiare nella propria cella e non con i
confratelli). Infatti, ad alcuni monaci con particolari problemi di salute era
consentito di continuare a mangiare senza limitazioni anche in periodo di
quaresima, vigilie e venerdì mentre gli altri osservavano l’astinenza dalle
carni e assimilati. Questa teoria non mi convince e quindi (a naso) proprendo per altre
ipotesi etimologiche che rimandano a termini latini, greci o arabi e mi
sembravano più credibili.
Tornando alla gastronomia mediatica moderna, mi infastidisce il continuo ripetere extravergine in questa come in qualunque altra ricetta che preveda uso di olio d’oliva (come se gli altri, usati da sempre, fossero da buttare) e il fatto che tutti rimuovano l’aglio dal soffritto. In quanto alla prima raccomandazione vorrei sapere chi è in grado di distinguere al palato un olio con 0,7 di acidità da uno con 0,9 (il limite massimo per la denominazione EVO è 0,8) e oltretutto i tanti che come me vivono in area di produzione (dalla Liguria alla Sicilia) sanno benissimo che, contando su olio locale, il tutto si riduce ad una questione di gusto e aroma. E anche questo incide sulla “non povertà” della ricetta completa proposta da più “chef”; i lettori che fanno la spesa ben sanno che oggi molti EVO italiani si pagano (ma non valgono) il doppio dei normali oli di oliva e che capperi e pinoli non sono assolutamente economici.
Tornando alla gastronomia mediatica moderna, mi infastidisce il continuo ripetere extravergine in questa come in qualunque altra ricetta che preveda uso di olio d’oliva (come se gli altri, usati da sempre, fossero da buttare) e il fatto che tutti rimuovano l’aglio dal soffritto. In quanto alla prima raccomandazione vorrei sapere chi è in grado di distinguere al palato un olio con 0,7 di acidità da uno con 0,9 (il limite massimo per la denominazione EVO è 0,8) e oltretutto i tanti che come me vivono in area di produzione (dalla Liguria alla Sicilia) sanno benissimo che, contando su olio locale, il tutto si riduce ad una questione di gusto e aroma. E anche questo incide sulla “non povertà” della ricetta completa proposta da più “chef”; i lettori che fanno la spesa ben sanno che oggi molti EVO italiani si pagano (ma non valgono) il doppio dei normali oli di oliva e che capperi e pinoli non sono assolutamente economici.
In quanto all’uso dell’aglio, vorrei ricordare che, al di là dei
suoi tanti pregi e meriti sia alimentari che salutari, è la base di tantissime
apprezzate cucine in tutto il mondo e raramente viene rimosso. E parlando di
cucina internazionale, vorrei citare un’ennesima similitudine fra cucina
napoletana e quelle dell’estremo oriente. I cake noodle con chow
mein (o mien) sono pressoché identici alla frittata di
scammeri - in quanto senza uova - con la sola differenza che tradizionalmente sono preparati
senza altri ingredienti ma serviti coperti con verdure o carni
soffritte (di solito con salsa di soia), al contrario delle olive e acciughe che
si trovano all’interno della nostra frittata.
Sopra, nell'ordine, cake noodle tagliati in rettangoli e coperti da beef e broccoli, poi con verdure e anacardi e infine con flank steak e snow peas (simili ai fagiolini mangiatutto piattoni).
Come è noto, negli Stati Uniti molte
cucine si sono adattate ai gusti americani ed alcune si sono contaminate creando
piatti fusion … guardate la Kimchi Noodle Cake (foto in calce) proposta a New
York, nella cui ricetta si specifica che i noodles possono essere sostituiti da
spaghetti!).
Salve, è vietato usare le foto senza il mio consenso.
RispondiEliminaGrazie di togliere immediatamente le due prime foto che mi appartengono :
https://www.litaliedansmacuisine.com/2019/08/frittata-di-scammaro.html?m=1
Graziella Chaudron
L'Italie dans ma cuisine
Fatto ... no problem. Ciao
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