Nel complesso una più che soddisfacente qualità
e varietà.
Film ovviamente biopic musicale ma solo poche scene sono da musical (con coreografie). Come tutti sanno, ricostruisce la vita di Elton John mostrando avvenimenti salienti e persone che hanno avuto ruoli importanti nel campo affettivo e/o artistico.
La buona regia porta ad una narrazione
snella, ben strutturata, con un montaggio spesso rapido che predilige i
particolari; le interpretazioni sono sostanzialmente buone, anche quelle dei
giovani Elton (Matthew Illesley e Kit Connor, 9 e 14 anni) e
senz'altro quella di Taron Egerton che ricopre il ruolo di Elton John
adulto. Non so se i numerosissimi costumi e accessori sfoggiati sono esatte
repliche di quelli esibiti dall'artista, ma certamente sono affascinanti per
creatività e colori (in particolare occhiali e calzature).
Film più che piacevole e, nel
complesso, ben realizzato che tende a mostrare molto del lato umano di Elton
John lasciando quasi in secondo piano le sue notissime canzoni delle quali
frequentemente si ascoltano brevi spezzoni.
Ottimo film di genere montato con vari
flashback.
Consigliato ... e non lo dice un rockettaro.
377 Ramen Shop
(Eric Khoo, Jap/Sing, 2018) Ramen
Teh * con IHARA, Takumi Saitoh, Seiko Matsuda * IMDb 6,8 RT 83%
Il soggetto riporta un po' alla mente
la trama del cult culinario Tampopo, (1985, Jûzô Itami) ma
in questo caso procede parallelamente ad una non semplice storia familiare e a
rivendicazioni etnico politiche fra giapponesi, cinesi e singaporiani.
Chi ha familiarità con le cucine
orientali non potrà fare a meno di avere l'acquolina in bocca, entusiasmarsi
guardando gli ingredienti, le preparazioni e le pietanze impiattate, invidiare
quelli che le stanno degustando. La parte relativa alla famiglia multietnica,
che comprende tre generazioni è più complicata, a tratti toccante.
Anche se il titolo rimanda ai ramen
(tipo di vermicelli comuni soprattutto in Cina e Giappone) la ricerca del
protagonista è più orientata a ritrovare dei sapori della sua infanzia, in
particolare quelli della pork rib soup (zuppa di costine di maiale).
Risulta coinvolgente (per chi ha
esperienza nel ramo) la passione con la quale vari dei protagonisti parlano
delle ricette, le mettono in pratica e assaggiano con sguardo trasognato.
L'alternanza fra i complicati rapporti
umani e i dettagli gastronomici è bilanciata e ben gestita, anche se si
potrebbe obiettare che, forse, i flashback sono un po' troppi.
Buon film per tutti, ottimo per
appassionati di cucine orientali.
380
Le crime de Monsieur Lange (Jean
Renoir, Fra, 1936) * con René Lefèvre, Florelle, Jules Berry * IMDb 7,4 RT 100%
Difficile da categorizzare con
precisione in quanto il rapido svolgimento degli avvenimenti presenta parti
romantiche e parti quasi da commedia, c’è ovviamente un crimine e il criminale
in fuga e questo non è uno spoiler in quanto si tratta della prima scena, poi
il film prosegue quasi completamente con un lungo flashback. Un accorsato
editore, con tanto di grande tipografia e decine di dipendenti, vive molto poco
moralmente circuendo ragazze (per lo più sue dipendenti), imbroglia, truffa,
appare sotto mentite spoglie, accumula debiti, ma tentando sempre di apparire
come uomo di mondo, ricco e generoso … purtroppo non è così.
Ben diretto ed interpretato, scorre
piacevolmente in un turbine di avvenimenti, amoreggiamenti e seduzioni. Da
sottolineare che adattamento e dialoghi sono di Jacques Prévert, storia
e sceneggiatura di Renoir.
Merita certamente la visione.
379 Rosa Blanca
(Roberto Gavaldón, Mex, 1961) * con Ignacio López Tarso, Christiane
Martel, Reinhold Olszewski * IMDb 7,4
Come anticipato, è per puro che mi è
capitato di guardare i due film messicani di questo gruppo uno dopo l’altro.
Dicevo in parte simili in quanto questo si occupa dell’esproprio (ma si tratta
di vera e propria rapina) di una fiorente attività agricola e di allevamento da
parte delle compagnie petrolifere americane. I fatti si svolgono nello stato di
Veracruz verso la fine degli anni’30 e si fa riferimento ad avvenimenti storici
reali che poi portarono alla nazionalizzazione del petrolio messicano (PEMEX) e
alla espulsione delle compagnie statunitensi.
Insolito film per Gavaldón per la sua chiara
valenza politica (per 11 anni bloccato, uscì in Messico solo nel 1972); negli
anni ‘40 e ‘50 il regista si era dedicato più che altro (e con successo) ai
noir, crime e drammatici, e nel 1960 il suo Macario (per i
contenuti spesso paragonato al Il settimo sigillo di Bergman,
1957) era stato candidato Oscar come miglior film straniero.
Buon film, ben interpretato e diretto, che
conta anche sull’ottima fotografia di Gabriel Figueroa, un genio del
bianco e nero, che fra i suoi oltre 200 film ne annovera tanti con Emilio Fernández
“El Indio” e vari con Luis Buñuel.
378 La rebelión de los
colgados (Alfredo B.
Crevenna, Mex, 1954) tit. it, “La ribellione degli impiccati” * con Pedro Armendáriz,
Ariadne Welter, Víctor Junco * IMDb 6,8 * Nomination Leone d'Oro a Venezia
Al contrario del precedente nel quale una
grande compagnia straniera si impossessava di un rancho messicano ben amministrato
e con un buon trattamento dei peones, in questo caso lo scontro è tutto fra
messicani … con avventurieri senza scrupoli e i loro capataz che letteralmente
schiavizzavano quelli costretti (con ricatti e truffe) a lavorare per loro nello
sconsiderato sfruttamento delle foreste di caoba, albero utilizzato per
il suo pregiato legname, simile al mogano.
Il titolo italiano chiaramente
sbagliato anche se, questa volta, semplicemente tradotto male. Se fossero stati
gli impiccati si ribellarsi si sarebbe trattato di un horror; in questo caso l’interpretazione
corretta di colgados è “appesi”, non “impiccati”. Infatti chi era
insubordinato o non riusciva a tagliare la quantità di legname diaria stabilita
veniva lasciato penzoloni l’intera notte con i polsi legati insieme, dopo
essere stato frustato.
La sceneggiatura è un adattamento del
quinto romanzo (1936) facente parte del cosiddetto Ciclo della Caoba di B.
Traven ed ambientato in Chiapas, durante gli ultimi anni della dittatura di
Porfirio Díaz, si riferisce quindi ad avvenimenti di poco precedenti a quelli
narrati in Rosa Blanca.
Anche questo merita la visione non solo per il modo nel quale è realizzato (alla regia contribuì anche Emilio Fernández “El Indio”, seppur uncredited) ma anche per lo spaccato storico-sociale del Messico degli ani ’30.
Anche questo merita la visione non solo per il modo nel quale è realizzato (alla regia contribuì anche Emilio Fernández “El Indio”, seppur uncredited) ma anche per lo spaccato storico-sociale del Messico degli ani ’30.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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