Un lungo viaggio
internazionale offre sempre buone occasioni per guardare tanti film e (in volo) vari quasi introvabili
in Italia. La
prossima cinquina comprenderà film che, probabilmente, non arriveranno
mai in Italia, almeno nel circuito commerciale e quindi saranno visioni a dir poco insolite.
In questo gruppo ci sono due pietre miliari del cinema hollywoodiano, seppur ben distanti per anno di produzione, entrambe pluripremiati agli Oscar, seguiti da 3 di cinematografie (polacca, russa, egiziana) certamente poco presenti nei circuiti commerciali italiani, eppure uno è vincitore di Oscar e un altro premiato a Venezia.
306 No Country for Old Men (Joel Coen & Ethan Coen, USA, 2008) * Javier
Bardem, Tommy Lee Jones, Josh Brolin * IMDb
8,1 RT 95% * 4
Oscar (miglior film, regia, Javier Bardem non protagonista e sceneggiatura) e 4
Nomination (fotografia, montaggio, montaggio sonoro e mix sonoro)
Anche visto per la terza volta, dopo
vari anni, questo film non perde il suo fascino. Il fatto che si sappia come
vada a finire toglie molto poco agli occhi di chi sa apprezzare l’ottima messa
in scena dei fratelli Coen che portarono a casa ben 3 Oscar personali
(film, regia e sceneggiatura) nonché la Nomination per il montaggio. Dovendo
prestare minor attenzione alla trama nuda e cruda, ci si può concentrare di più
sui particolari, i tempi, gli angoli di ripresa e tutto il resto. Senz’altro la
star del film è Javier Bardem e non solo per il personaggio e la sua indimenticabile
acconciatura ma soprattutto per offrire una delle sue migliori interpretazioni;
anche Josh Brolin svolge egregiamente il suo compito mentre Tommy
Lee Jones è ancora una volta deludente.
La sceneggiatura (assolutamente degna
dei fratelli Coen) presenta una buona serie di personaggi singolari che nella
maggior parte dei casi si incontrano o scontrano in situazioni quasi estreme,
senz’altro non ce ne sono di banali.
La tensione è assicurata grazie a vari
momenti thriller, morti a volontà, finale volutamente e giustamente sospeso.
Da non perdere o da concedere una nuova
visione per apprezzarlo meglio.
307 The Last Picture Show (Peter Bogdanovich, USA, 1971) * con Ben
Johnson, Jeff Bridges, Cibyl Sheperd * IMDb
8,0 RT 100% *
2 Oscar (Ben Johnson e Cloris Leachman non protagonisti) e 6 Nomination (miglior
film, regia, Jeff Bridges ed Ellen Burstyn non protagonisti, sceneggiatura e
fotografia)
Prima di guardare (e apprezzare) questo
film si dovrebbe ricordare che Bogdanovich fino a quel momento era stato
soprattutto storico e critico cinematografico e che asseriva che tutto i migliori
film erano già stati realizzati e c’era ben poco da aggiungere. Da questo punto
di vista è quindi facile cogliere nello stile di questo film tante
caratteristiche del cinema (soprattutto hollywoodiano) dei decenni precedenti.
Si tratta in effetti di un film corale nel
quale è difficile individuare i veri protagonisti anche se, ovviamente, alcune
storie sono più centrali delle altre. Non a caso ben quattro attori ottennero
la Nomination come non protagonisti, due dei quali vinsero l’Oscar.
Tutto il cast funziona alla perfezione
e la regia è precisa e puntuale, ottima la fotografia (in bianco e nero). Anche
la sceneggiatura è certamente ben costruita spostando continuamente l’attenzione
da un soggetto ad un altro, da una storia ad un’altra, ma tutto il contesto non
è proprio attraente. Il modo in cui presenta la provincia americana è pressoché
deprimente: dissoluta, triste, quasi senza speranza, decadente, lontana dal
boom economico e dalla American way of life.
Peccato, per noi spettatori, che questo
lavoro di Bogdanovich sia rimasto l’unico suo ottimo film. Ciò del resto
accade spesso quando persone con grande esperienza nel settore cinematografico
si cimentano nella regia mettendo tutto il loro sapere in un solo film, spesso
il primo in assoluto o ill primo con un budget adeguato.
Assolutamente da non perdere.
310 Ida (Pawel Pawilowski, Pol, 2013) * con
Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Dawid Ogrodnik * IMDb 7,4
RT 96% * Oscar miglior film non in lingua inglese,
Nomination per la fotografia
Ottimo film girato in ufficialmente in
bianco e nero, ma lo definirei in tonalità di grigi, molto poco contrastato; penso
che la Nomination per la fotografia sia stata più che meritata. Anche il
formato scelto (1,37:1, Academy ratio) ed usato in modo singolare … nella
maggior parte delle inquadrature (specialmente i CM) i soggetti si trovano
nella metà inferiore, in alcuni casi nel terzo, quarto o addirittura quinto più
basso. Sceneggiatura a sfondo psicologico, talvolta filosofico-religioso, ben distribuita,
essenziale, sempre interessante. Anche le interpretazioni sono di livello, in
particolare quello Agata Kulesza, che qualcuno ricorderà in Cold
War (2018) dello stesso Pawilowski, 3 Nomination Oscar (film
straniero, regia e fotografia) … dovrò cercare di recuperare i 4 precedenti di
questo regista che ha diretto e sceneggiato solo 6 film in 20 anni.
In breve, Ida segue una novizia,
orfana, che viene “costretta” dalla superiora ad andare a conoscere l’unica parente
in vita conosciuta, prima a prendere i voti. Il contrasto fra le due donne è a
dir poco netto, e verranno fuori molti particolari della vita della famiglia. Quali
saranno gli effetti su ognuna di loro? Storia ben narrata, lineare ma con tanti
riferimenti al passato, sia relativi alla guerra che alla politica dell’immediato
dopoguerra.
Da non perdere.
308 The Postman's White Nights (Andrey Konchalovskiy,
Rus, 2014) * con Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko *
IMDb 7,1
RT 86% * 2 Premi per Konchalovskiy a Venezia
Girato praticamente senza set, ma in
ambiente naturale ed in un minuscolo villaggio della Russia settentrionale, interpretato
anche dai pochi abitanti dell’isola, questo film è al limite fra fiction e
documentario … ottimo esempio di cinéma vérité, più che del realismo. Il
postino
Lyokha rappresenta in pratica l’unico contatto
fra il mondo della terraferma e molti dei membri della comunità. Ovviamente
tutti si conoscono e in un modo o nell’altro sono partecipi della vita e dei
problemi degli altri, che includono alcolismo, solitudine, pesca di frodo,
risorse limitate.
Pregevole il lavoro cinematografico
visto che l’intero cast è costituito da attori non professionisti, non ci sono
effetti speciali, né trucchi, ne scenari artificiali.
Molto interessante ma, onestamente, non
per tutti … è adatto solo a chi sa apprezzare il cinema nella sua essenza. Konchalovskiy è sa il fatto suo ed è quasi una garanzia, ma certamente non è "commerciale".
309 The
Nile Hilton Incident (Tarik Saleh, Mar/Sve, 2017) * con Fares Fares, Mari
Malek, Yasser Ali Maher * IMDb 6,8 RT
91%
Procede a sprazzi, alcune trovate sono
apprezzabili altre poco credibili, quasi senza senso. L'ambientazione temporale
nei giorni dei noti scontri di Tahir square mi è sembrata pretestuosa non
essendo essenziale per questo noir non del tutto egiziano. Infatti, il regista
è sí de Il Cairo ma è stato costretto a girare in Marocco, con il coproduzione
marocchina-svedese. C'è da chiedersi se la descrizione assolutamente negativa
della corruzione totale ad ogni livello del potere e della polizia egiziani è
stata causa o effetto del diniego. In tutta la storia non c'è un solo
personaggio pulito.
Una regia titubante completa il quadro
di questo film che, pur non essendo malvagio, sembra un'occasione mancata.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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