Due noir di Clouzot, uno dei vari ottimi registi francesi di età secolo scorso stimati dai conoscitori ma poco noti al grande pubblico al di fuori della Francia, come per esempio Melville. Noir che però hanno anche una buona parte di commedia; certamente non sono dark e seri come Le corbeau (1943) e Les diaboliques (1955) che sono i suoi più apprezzati lavori del genere. Completano il gruppo un buon docu-film familiare-naturalistico, un’altra Ealing comedy e il noir messicano del quale ho già scritto.
Quai des Orfèvres (Henri-Georges Clouzot, Fra, 1942)
Tratto da un romanzo di Stanislas-André Steeman, con sceneggiatura e dialoghi (pertinenti e credibili) dello stesso Clouzot. Sono ottime anche fotografia e interpretazioni, fra le quali spicca quella di un relativamente giovane Bertrand Blier (30enne), ma sono bravissime anche le due prime donne Suzy Delair e Simone Renant, nonché Louis Jouvet (l’ispettore di polizia) e Charles Dullin nei panni del viscido e inquietante Brignon. Film interessantissimo e di ritmo rapido che non consente distrazioni da parte del pubblico; quasi in ogni scena c’è qualche elemento che può essere visto come un indizio, una trascuratezza dell’assassino, un rischio di rivelare una bugia. A metà strada fra un dramma della gelosia ossessiva e un noir con mille risvolti e colpi di scena; situazioni facilitate dalle continue bugie raccontante anche quando non sono necessarie. Tempi e dettagli sono tutti ben studiati e posizionati alla perfezione nella scaletta. Premo internazionale per la regia e Nomination per il Gran Premo internazionale a Venezia.
L'assassin habite ... au 21 (Henri-Georges Clouzot, Fra, 1942)
Per un crime (in effetti commedia thriller) l’asserzione del
titolo (assolutamente vera) può apparire come un controsenso, ma non è così in
quanto l’indirizzo è quello di una pensione nella quale alloggiano molti tipi
strani e sospetti. Sotto falsa identità l’ispettore si introduce nella comunità
travestito da sacerdote e alternando scene da thriller e da commedia si seguono
gli sviluppi delle sue indagini, piene di colpi di scena e sorprese. Come in Quai
des Orfèvres, l’elemento di disturbo è il personaggio di Suzy Delair
(l’intrigante moglie dell’ispettore) che si presenta a sorpresa e sotto mentite
spoglie. Molti paragonano Clouzot a Hitchcock per il suo far vedere senza mostrare e per
il senso dell’umorismo. Piacevole, ben diretto e ben interpretato.
Alamar (Pedro González-Rubio, Mex, 2009)
Si potrebbe definire un documentario familiare in quanto i
protagonisti sono quasi esclusivamente un padre messicano (pescatore indigeno)
e suo figlio di 4 anni che normalmente vive a Roma con la madre, ma
temporaneamente sta con lui su una palafitta presso la Costa Maya. Pesca responsabile
e giusto approccio con la natura sono quindi il tema del film, nel quale ognuno
interpreta sé stesso. A parte qualche altro pescatore locale, riveste un ruolo
importante uno più anziano ed esperto che vive nella stessa essenziale capanna
e fa da mentore al padre e figlio. Brevi apparizioni all’inizio e alla fine del
film sono riservate alla madre del fortunato ragazzino, che certamente non avrà
dimenticato l’esperienza del repentino passaggio da una moderna città europea
ad una casa di legno circondata dal mare, praticamente senza niente, dalla
quale parte ogni mattina alla scoperta della barriera corallina, imparando a
sommozzare, a pescare, a pulire il pesce che poi mangeranno. Ci sono anche
escursioni a terra ed il tentativo di addomesticare un guardabuoi (un tipo di
airone). Film d’apertura Generation K‐plus a Berlino.
The Ladykillers (Alexander
Mackendrick, UK, 1955)
Alle 3 Ealing
Comedies guardate di recente ho voluto aggiungere questa, la più famosa, ma
non direi la migliore in assoluto. Rispetto alle altre è troppo grottesca e ciò
sminuisce la qualità complessiva, nonostante la buona sceneggiatura che ottenne
la Nomination Oscar. Oltretutto Alec Guinness è meno brillante del
solito e anche Peter Sellers, nel suo primo ruolo di una certa
importanza in un film, è ben lontano dall’attore che poi diventerà. Ne è stato
prodotto un remake nel 2004 con protagonista Tom Hanks e sceneggiatura dei
fratelli Coen … nonostante ciò è stato un flop come la maggior parte dei
remake.
Después de la tormenta (Roberto Gavaldón, Mex, 1955)
Di questo ho già trattato, seppur concisamente, nel post precedente, allargando il discorso ad altri buoni film e scritti su temi simili cioè sostituzioni di persona e false identità.
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