… per vari motivi, di diverse nazioni e periodi (dal 1922 al 1992). Dopo il corto sci-fi di Méliès, considerato il primo del genere, mi sono imbattuto in quello che è considerato il primo etno-documentario lungo; i due indiani sono il più grande colossal di sempre, campione di incassi, e uno dei film più rappresentativi del Parallel Cinema; completano il gruppo un lodatissimo, per quanto discusso, film rumeno dell’immediato dopo-Ceausescu e un cult demenziale della New Hollywood. Non a caso i rating medi dei 5 sono 7,8 su IMDb e 94% su RT.
Mughal-e-Azam (K. Asif, Ind, 1960)
Dalla prima idea
messa nero su bianco nel 1944, ci vollero oltre 15 anni per arrivare nelle
sale, ma indubbiamente ne valse la pena. Fu la più grande produzione di sempre,
uno dei più ricchi colossal al mondo, sia per budget che per impegno di
manodopera e per persone impiegate. La costruzione del ricchissimo palazzo del Sultano
impegnò oltre 150 carpentieri e decoratori per vari mesi, per le scene del
campo di battaglia furono impiegati elefanti, 2.000 cammelli, 4.000 cavalli e
8.000 veri soldati dell’esercito indiano, una sola canzone delle 8 inserite nel
film costò più di un intero film standard, la statua di Krishna era di vero
oro, all’uscita del film i biglietti furono venduti a mercato nero a prezzi
spropositati, la vendita fu presto sospesa per 3 settimane dopo aver esaurito
in pochissimo tempo i biglietti, le cronache dell’epoca riportano assembramenti
iniziali di 100.000 persone con molti di loro che rimasero i fila per 4 o 5
giorni per comprare i biglietti, il famoso teatro Maratha Mandir di
Mumbai (1.100 posti) oltre che per la prima fece registrare il tutto esaurito
per molti mesi e rimase in circolazione per 13 anni! Un cast eccezionale e la
storia d’amore (fra leggenda e realtà storica), con lo scontro fra il
Sultano e suo figlio innamorato di una semplice danzatrice fece gran presa sul
pubblico; oltretutto nel film non mancavano belle canzoni composte all’uopo (con
testi significativi) e battaglie campali, entrambe molto amate dagli spettatori. Come
complessità e grandiosità, nonché durata, non ha niente da invidiare ai contemporanei
hollywoodiani Ben Hur (1959, William Wyler) e Spartacus
(1960, Stanley Kubrick) e al Guerra e pace di Sergey
Bondarchuk (1965, URSS), seppur di culture ed epoche completamente
differenti.
Il regista visse
con la famiglia di Nanook per vari mesi, girò una buona quantità di immagini
nella penisola di Ungava, nel Canada nordorientale, ma non riuscì ad assemblare
un documentario. Tornò con maggiore organizzazione e mise insieme questo
straordinario doc-verité che mostra la vita di una famiglia Inuit semi-nomade,
dalle scene di caccia alla costruzione di un igloo (in solo un’ora), dalla
pesca al commercio delle pelli, dalla manutenzione del kayak alla manipolazione
del cibo.
Atanka (Terror) (Tapan Sinha, Ind, 1986)
L’indiscusso
trio di punta del Parallel Cinema indiano era composto da Tapan Sinha
con Mrinal Sen e Satyajit Ray, essendo però solo quest’ultimo acclamato
a livello mondiale. Interessante il tema, molto ben sviluppato, il drammatico
dilemma di un padre che deve decidere fra coscienza e famiglia. Un maestro
assiste ad un omicidio perpetrato da un suo ex-alunno e la sua gang, protetta da
un politico e da poliziotti corrotti. Tarda a denunciare il fatto per
proteggere i suoi due giovani figli, che comunque vengono aggrediti. Come quasi
tutti i soggetti del Parallel Cinema, anche questo affronta temi
scabrosi, dei quali all’epoca era difficile parlare.
Animal House (John Landis, UK, 1978)
Cult diretto da John Landis (regista ai massimi livelli in questo genere) che precede di 2 anni il suo ancor più famoso The Blues Brothers. Vi rimando al post che scrissi qualche anno fa.
Balanta (The Oak) (Lucian
Pintilie, Rum, 1992)
Commedia grottesca
che affronta l’argomento della diffusissima corruzione nel regime dittatoriale
di Ceausescu, dal modus operandi della famigerata Securitate (la polizia
politica) al sistema sanitario e alle esercitazioni militari. L’ho trovato un
po’ troppo altalenante fra satira politica (di un recentissimo passato) e scene
veramente demenziali. Comunque interessante, a tratti divertente per le imprese
dei due protagonisti, una ribelle che deve seppellire le ceneri del padre e un
medico praticamente anarchico, in totale contrasto con la società e ancor di
più con il regime.
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