Nella cinquina ci sono: un docufilm etnoantropologico spettacolare e interessantissimo girato in Mongolia, il 34° miglior film di sempre (secondo IMDb), il mediometraggio d’esordio di Ron Fricke e due commedie fra demenziale e il geniale.
Delicatessen (Marc Caro e Jean-Pierre Jeunet, 1991, Fra)
Geniale commedia
macabra fra il surreale e il demenziale, proposta in stile quasi fumettistico. Personaggi
fantastici, tutti fuori della norma per motivi diversi l’uno dall’altro, così
come è fantastica e atterrente l’edificio nel quale abitano non tutti
civilmente, mentre al di sotto delle fondamenta vivono i temibili trogloditi.
Un macellaio assassino, un’aspirante suicida con tanta inventiva ma sfortunata,
cannibali consapevoli, un circense, un postino troppo intraprendente, un
allevatore/consumatore di rane ed escargots nello scantinato
semiallagato, una famiglia con due figli terribili sono alcuni dei condomini. I
volti degli interpreti (spesso già particolari) sono ulteriormente esaltati da primi
e primissimi piani, anche con uso di grandangoli. Discorso a parte meriterebbe
la scelta dei colori, dell’arredamento e dei costumi, per non parlare dei
trogloditi, vegetariani che vivono nel sottosuolo. Vi ricordo che Marc Caro
è un disegnatore fumettista (con una piccola parte da troglodita nel film) e Jean-Pierre
Jeunet è il regista e sceneggiatore de Il favoloso mondo di Amélie
(2001, 5 Nomination Oscar, al 119° posto fra i migliori film di sempre secondo
IMDb). Per me Delicatessen è addirittura migliore e quindi imperdibile
… ecco un trailer nel quale potrete ammirare parte dei personaggi e l’ambiente
in cui vivono.
The Eagle Huntress (Otto Bell, UK-Mongolia, 2015)
Docufilm che ci deliziarci
con gli immensi panorami mongoli, steppe e deserti, per lo più pietrosi,
talvolta innevati, frequentati solo da pochi nomadi. La traduzione letterale sarebbe
La cacciatrice con l’aquila, con termine vago e impreciso potrebbe
essere stato La falconiera, ma i PESSIMI ideatori di titoli italiani
l’hanno trasformato in “La principessa e l’aquila (!?!?). La protagonista
richiamata nel titolo è una tredicenne (interpreta sé stessa) che si distingue
in questa attività molto inconsueta, tradizionalmente riservata agli uomini,
per di più adulti. I contrasti si limitano però allo scetticismo degli anziani
cacciatori che nutrono dubbi in merito alle sue vere capacità e possibilità, e
non vanno oltre i commenti maschilisti tipo “le donne devono restare
a cucinare, accudire i figli e mungere le capre”. Le carrellate dei loro
volti mentre sono intervistati prima e dopo il Festival sono significative e
c’è non poca ironia nel modo nel quale sono presentati da Otto Bell. Oltre
a godere della bellezza degli scenari naturali è interessante apprendere
qualcosa della quotidianità dei nomadi che vivono in iurte (o ger,
grandi tende a pianta circolare) d’estate e case in inverno, nonché seguire l’istruzione
della ragazza, l’addestramento dell’aquilotto che lei stessa ha preso dal nido e
la crescita del loro rapporto. Colpisce l’assoluta tranquillità con la quale la
giovane cacciatrice Aisholpan faccia atterrare quell’aquila
reale sul suo braccio, nonostante pesi circa 7 kg e abbia oltre 2 metri di
apertura alare. Il film è stato girato interamente in Mongolia e le riprese
sono pressoché impeccabili con opportuno generoso uso di droni; le immagini
sono oltremodo affascinanti. L’ambientazione, i volti dei cacciatori ammantati
in enormi pellicce e con copricapo decorati, le guance rosse delle paffute
ragazzine, le scene di vita quotidiana, i costumi tradizionali sono tutti ben
miscelati e l’ora e mezza non annoia minimamente.
Questo è il trailer, clicca qui per guardare il film; .
The Pianist (Roman Polanski,
Fra, 2002)
Data la sua
notorietà e acclarata qualità, non c’è bisogno di presentazione. Vorrei solo
sottolineare che, pur essendo personaggio sempre molto discusso dentro e fuori
l’ambiente cinematografico, Polanski con i suoi soli 25 film in una
sessantina d’anni, è riuscito a distinguersi con ottimi prodotti, sia lavorando
in spazi ristretti e con pochissimi attori, come per Il coltello
nell'acqua (1966, Nomination Oscar), Cul-de-sac (1966)
e Carnage (2011), sia in produzioni molto complesse come questa, spaziando
nei generi più diversi dai film in costume (Tess, 1979), thriller (Chinatown,
1974), horror (Rosemary’s Baby, 1968), commedie (Per
favore, non mordermi sul collo!, 1967) e storici come J'accuse
(2019), l’ultimo arrivato in sala ma sappiate che è in lavorazione The
Palace, che quindi uscirà quando il regista avrà quasi 90 anni!
Terminate le lodi per Polanski, in questo film c’è da sottolineare l’eccellente
interpretazione di Adrien Brody (per la quale ottenne l’Oscar) e tutta
la drammaticità perfettamente riportata sullo schermo della vita a Varsavia dal
1939 al 1945. Fra gli innumerevoli riconoscimenti, The Pianist ottenne 3 Oscar e 4 Nomination e la Palma
d’Oro a Cannes; attualmente si trova al 34° posto fra i migliori film di sempre
secondo IMDb.
Red (R.E.D.) (Robert
Schwentke, 2010, USA)
Gran cast scelto sapientemente per questa commedia fra il satirico ed il grottesco, parodia di tanti film d’azione, spionaggio e
guerra che, non volendo, sono spesso ancora più ridicoli. Per limitarmi ai ruoli principali, Bruce Willis interpreta un
super-agente CIA in pensione che, suo malgrado, deve rientrare in azione perché
minacciato. Nelle scorribande che seguono coinvolge una inizialmente ignara e
incolpevole impiegata (Mary-Louise Parker) e vari suoi ex colleghi CIA (il paranoico
John Malkovich e Martin Freeman prelevato da una casa di
riposo per anziani), ma anche omologhi d’oltreoceano come l’imperturbabile
letale collega inglese Helen Mirren (del MI6) e una spia russa (Brian
Cox). Non mancano, ovviamente, nemici spietati e amici infiltrati, anche
loro interpretati da bravi attori caratteristi come Richard Dreyfuss, Ernest Borgnine, Karl Urban. Tutti assolutamente fuori di
testa, oltre ad essere infallibili, irriducibili e invincibili a seconda dei
casi, come i protagonisti dei film dei quali fanno la parodia. Arguta presa in giro.
Chronos (Ron Fricke,
1985)
Dopo essere
stato direttore della fotografia di Koyaanisqatsi (1982, Godfrey
Reggio) e prima di produrre i suoi unici 2 documentari Baraka
e Samsara (vedi post del 7 gennaio), Ron Fricke si cimentò in questo lavoro che può essere considerato di
prova e del quale ha riproposto alcune riprese nei successivi. Quindi, vale
quanto scritto la settimana scorsa. Silly but funny, buona scelta per distrarsi
per quasi un paio d’ore.
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