… anche se dal suo genio ci si poteva aspettare di tutto. In questa cinquina ho raccolto il suo ultimo film (montato e completato postumo) e 2 documentari relativi alla sua realizzazione; gli altri due sono film francesi ai quali sono arrivato, come ai tre succitati, seguendo le tracce di cineasti. Infatti Chabrol e la Audran mi hanno portato al film di Welles nel quale compaiono come sé stessi, nonché alla commedia grottesca Coup de torchon (1981, Bertrand Tavernier) nella quale Stèphane Audran recita al fianco di Philippe Noiret e di Isabelle Huppert, e quest’ultima è la protagonista del celebrato La cérémonie diretto da Chabrol, pluripremiato a Venezia e Miglior film dell’anno per Cahiers du Cinéma. Non c’è da meravigliarsi se mi dilungherò parlando dei primi tre tutti insieme, lasciando minor spazio agli altri due.
- The Other Side of the Wind (Orson
Welles, 2018, USA/Fra)
- They'll Love Me When I'm Dead (Morgan
Neville, 2018, USA)
- A Final Cut for Orson: 40 Years in the Making (Ryan
Suffern, 2018, USA)
Li ho guardati cominciando dal film, ma agli interessati consiglio di cominciare invece dai due documentari, questi in qualunque ordine. Il film, come sottolineato più volte, è un film nel film e un documentario, con lo stesso titolo. Orson Welles aveva bene in mente cosa volesse realizzare (pur essendo la sceneggiatura in continua evoluzione) e riuscì facilmente a coinvolgere tanti amici nel suo progetto. L'idea di base consisteva nel seguire l'ultimo giorno di vita di un regista che presenta un primo parziale montaggio del suo nuovo film. I partecipanti all'evento sono ripresi da una quantità di reporter in continuo movimento e ovviamente in presa diretta. Il rapido successivo montaggio (che nel cinema è ciò che conta, secondo Welles) appare ancor più movimentato essendo una combinazione di riprese in vari formati: 35mm, 16mm e perfino Super8, a colori ed in b/n. Intercalati fra le discussioni, domande e battute si vedono spezzoni del nuovo film, privo di dialoghi, assoluta avant-garde, quasi sperimentale; nel documentario si sottolinea che, seppur messo in circolazione con oltre 40 anni di ritardo, il film è tutt’oggi all’avanguardia e di genere unico.
Fra i tanti cineasti astanti (alcuni dei quali interpretano sé stessi come Chabrol, Hopper, ...) ci sono vari personaggi fondamentali quali il regista Jake Hannaford (John Huston) e il giornalista Brooks Otterlake interpretato da Peter Bogdanovich. Quest'ultimo, in epoca non sospetta, fu ufficialmente incaricato da Welles di completare il film, "nel caso succedesse qualcosa" ... e così è stato. Ma le particolarità di The Other Side of the Wind non finiscono certo qui. La protagonista del film nel film è l'attrice, scrittrice e regista croata Oja Kodar, dallo sguardo conturbante, magnetico, compagna di Welles durante gli ultimi 25 anni di vita del regista, contemporaneamente alla moglie ufficiale, l’italiana Paola Mori. Oltre ad essere co-sceneggiatrice e attrice in The Other Side of the Wind, fu anche protagonista di altri film incompiuti di Welles come The Deep (1970) e Don Quixote (1972).
Le riprese furono effettuate fra il 1970 ed il 1976 in una villa nella Death Valley - poco distante da quella che esplode in Zabriskie Point (1970, Michelangelo Antonioni) - ma, ancor prima della morte di Welles, i negativi di oltre 100 ore di filmati furono bloccati e poi custoditi in un deposito in Francia per questioni di diritti. Infatti uno dei produttori ufficiali era il cognato dello Scià di Persia, deposto dagli Ayatollah nel 1979 con conseguente requisizione di beni e capitali, e quindi da lui non erano più arrivati i finanziamenti promessi. Un tribunale francese stabilì che il titolare del girato non fosse il regista, ma i produttori e quindi solo dopo molti anni si riuscì a sbloccare il contenzioso e trasferire finalmente i negativi (molti dei quali mai sviluppati) da Parigi in California.
Dei due documentari, quello di Suffern – un mediometraggio - è incentrato quasi esclusivamente sulla parte tecnica del recupero dei negativi, della loro scansione e montaggio, ottimizzazione sonoro, doppiaggio di alcuni audio mancanti. In quanto a ciò è incredibile come il figlio di John Huston (Danny, regista e attore) riesca a imitare alla perfezione la peculiare ed inconfondibile parlata di suo padre. Si evidenzia anche la varietà della colonna sonora che include pezzi rock, jazz e, nel finale, perfino una saeta flamenca (classico canto a cappella eseguito al passaggio delle processioni della Semana Santa in Andalusia, nel clip in basso c'è proprio quella inserita nel film), nonché un commento musicale affidato al maestro francese Michel Legrand. L’altro documentario tratta invece più dei cineasti intervenuti e include tanti aneddoti relativi a Welles e ancor più brevissimi clip di suoi film.
Spero che quanto
sommariamente descritto abbia suscitato l’interesse di qualcuno e questi troveranno
un altro cumulo di interessanti e quasi incredibili particolari legati a questo
film e a chi vi ha collaborato nell’arco di quasi 50 anni.
Coup de torchon (Bertrand Tavernier, 1981, Fra)
Commedia grottesca
ambientata in Senegal a fine anni ’30, quando era ancora colonia francese. Storia
quasi surreale eppure divertente e scorrevole, con personaggi indovinati e ben
interpretati da un cast ben scelto.
La cérémonie (Claude Chabrol, 1995, Fra)
Questo invece è quasi
in stile classico di Chabrol, dico quasi poiché l’ho trovato un poco
esagerato sui presupposti e sulla serie di coincidenze che mettono in contatto
una psicopatica ed una che si lascia facilmente influenzare. Conoscendo il regista
ci si aspetta certamente l’omicidio ma la situazione ed il contorno sono poco credibili
e nel pur originale finale il colpo di scena mi sembra tanto un cosiddetto goof
madornale.
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