mercoledì 4 agosto 2021

Micro-recensioni 186-190: selezione Claude Chabrol (1968-1973)

Pur essendo fra i registi che diedero vita alla Nouvelle Vague, ebbe stile proprio e fu certamente meno sperimentale o all’avanguardia dei suoi ben più noti colleghi Godard e Truffaut. spesso critico nei confronti della borghesia evidenziando di tradimenti, ipocrisia, avidità, sesso e omicidi e, in quanto a questi ultimi, inserendo suspense e twist tanto da meritarsi il soprannome di Hitchcock francese. Ambientò molti suoi film in piccole cittadine di provincia (coinvolgendo a volte anche i loro abitanti) o anche in grandi case isolate, immerse nella natura, ben descrivendo il ritmo lento della vita in campagna ed in questo ricorda Eric Rohmer. Di questi 5 solo La Femme Infidele è accreditata di un 80% di rating positivi su RT, gli altri quattro sono al 100%, e solo in Que la bête meure non compare Stéphane Audran, sua musa interprete di ben 24 suoi film e anche moglie dal 1964 al 1980. Le sceneggiature di questa cinquina (tutte firmate da Chabrol) ruotano attorno a intense passioni e omicidi premeditati e quindi nei brevi commenti descriverò solo ambiente e protagonisti, evitando spoiler.

 

Le Boucher (Claude Chabrol, 1970, Fra)

Fu girato nella cittadina di Trémolat (Périgord, Francia) con coinvolgimento di numerosi abitanti, utilizzando scenari originali, tanto da giustificare la successiva organizzazione di un Festival Chabrol; a giugno scorso si è tenuta l’edizione del cinquantenario con l’intervento dei figli del regista. I primi 10 minuti (festa di matrimonio nel corso della quale i protagonisti fanno conoscenza) sono un piccolo capolavoro, ma anche molte scene con la scolaresca non sono da meno. I personaggi principali sono la direttrice della scuola (Audran) e un macellaio (Jean Yanne) tornato in paese per rilevare l’attività di famiglia dopo molti anni nell’esercito, solo dopo la morte del padre con il quale aveva un pessimo rapporto. Ben descritti i personaggi, anche con l’ausilio di arguti dialoghi.

Que la bête meure (Claude Chabrol, 1969, Fra)

In un paesino del Finistère (nordovest della Francia) un bambino, tornando dalla spiaggia, viene investito e ucciso da un pirata della strada. Il padre (Michel Duchaussoy) giura a sé stesso di trovare chi guidava la macchina e di ucciderlo. La ricerca e l’avvicinamento richiedono tempo e non mancano imprevisti, sorprese e colpi di scena … fino all’ultima scena.

  

Les Biches
(Claude Chabrol, 1968, Fra)

Ricca borghese bisessuale (Audran) incontra a Parigi una giovane artista di strada (Jacqueline Sassard) e la porta nella sua villa a Saint Tropez; fra le due si inserisce un architetto (Jean-Louis Trintignant) creando uno strano triangolo passionale che però non durerà a lungo. Audran Orso d’Argento migliore attrice a Berlino.

La Femme Infidele (Claude Chabrol, 1969, Fra)

Altro thriller psicologico (specialmente per il finale) nel quale un agiato professionista (Michel Bouquet) sospetta, a ragion veduta, che la moglie (Audran) lo tradisca. L’amante (Maurice Ronet) viene scovato facilmente e i due si incontrano per un sincero chiarimento, ma quali saranno gli sviluppi?

Les Noces Rouges (Claude Chabrol, 1973, Fra)

In questo caso i protagonisti maschili (Michel Piccoli e Claude Piéplu) si muovono in ambito politico, con relativi annessi e connessi. Il primo è amante appassionato (una relazione quasi morbosa basata su un’attrazione irrefrenabile) della moglie dell’altro (Audran). Anche in questo caso, fra sorprese e colpi di scena, ci scappa anche qualche omicidio. Nomination Orso d’Oro e Premio FIPRESCI a Berlino

In conclusione, sono tutti da guardare anche se, ovviamente, i primi due citati sono i miei preferiti che quindi consiglio senza dubbio.

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