I due noir classici di metà secolo non
deludono e, a sorpresa, anche il più recente del 1994. Pessimi, sotto ogni
aspetto gli altri due, un inutile remake e un film senza né capo né coda.
Lured (Douglas Sirk, USA, 1947)
Più crime/thriller che noir, comunque ben
diretto e interpretato. Cast di attori navigati che non deludono, dai
protagonisti George Sanders e Lucille Ball ai coprotagonisti e a
quelli che appaiono solo in poche scene fra i quali spiccano noti caratteristi
come il premio Oscar Charles Coburn, Boris Karloff e Joseph
Calleia. Varie situazioni sono scontate, ma non mancano le sorprese; anche
quando per gli spettatori diventa abbastanza evidente chi sia l’assassino,
restano molti minuti con il dubbio di se e come verrà incastrato.
The Desperate Hours (William Wyler, USA, 1955)
Mi ha ricordato molto il soggetto di Suddenly
(1954, con Frak Sinatra protagonista), film nel quale similmente tre
gangster sequestrano una famiglia nella loro propria casa, anche se background
e obiettivi dei malviventi sono diversi. Thriller psicologico, con tre evasi
che scelgono di rifugiarsi in una casa borghese in attesa di ricevere una certa
quantità di denaro sufficiente per continuare la fuga. Situazione gestita con
difficoltà da Humphrey Bogart che, oltre ai 4 membri della famiglia, deve controllare
i suoi compagni di fuga, vale a dire suo fratello minore (spesso in disaccordo)
e uno psicopatico incline alla violenza.
Film che merita una visione, anche per la regia di William Wyler (4 Oscar e 9 Nomination) che anche stavolta non delude.
The Last Seduction (John Dahl, USA, 1994)
Mi ha lasciato un po’ perplesso all’inizio
per la troppa componente sessuale, ma con il procedere della storia ciò viene
ampiamente giustificato essendo “arma” essenziale per le trame della
protagonista. Si perde un poco nei dettagli e nella descrizione dei personaggi,
la maggior parte dei quali tanto svegli non sono. Tuttavia si apprezzano
originali e brillanti soluzioni a situazioni apparentemente con poche vie d’uscita
… fino alla fine. Ben diretto con passo rapido, soffre però anche di
interpretazioni poco convincenti. Peccato, perché con la stessa sceneggiatura ma
con un cast più affidabile sarebbe stato molto migliore. Comunque, vale la pena
di guardarlo.
Trouble in Mind (Alan Rudolph, USA, 1985)
Film molto deludente, con attori di un
certo nome ma ciò non significa che siano bravi, diretto da un beniamino di Altman,
ma ben lontano dai livelli del maestro. Personaggi senza senso non possono dare
corpo ad una sceneggiatura ridicola, ambientata in una fantomatica cittadina di
chissà quale paese, controllata da una tale milizia che non entra in alcun modo
con le vicende dei protagonisti. Kris Kristofferson inerte come al
solito, Keith Carradine inutile (solo in The Duellists
riuscì ad essere decente, comunque oscurato da Harvey Keitel), Lori
Singer non convince e fra loro Geneviève Bujold sembra quasi una
grande attrice. Non capisco l’82% di recensioni positive su Rotten Tomatoes …
personalmente suggerisco di evitarlo.
Casbah (John Berry, USA, 1948)
Veramente pessimo. C’è da chiedersi
perché fu prodotto questo remake di un ottimo film francese (l’originale Pepè
le Mokò, 1937) e di un primo remake americano (Algiers,
1938), con interpretazioni scadenti (anche il migliore, Peter Lorre,
delude molto), set ridicoli e storia cambiata in peggio. Ancor più stana è la
candidatura all’Oscar per la musica che appare nettamente fuori contesto così
come canzoni e coreografie che poco o niente hanno di arabeggiante. E sì, perché
c’è anche una parte in stile musical, oltre alla penosa storia romantica. Anche
Totò le Mokò, è migliore di questo Casbah. L’ho guardato
per curiosità, sinceramente ve lo sconsiglio.
Nessun commento:
Posta un commento