In Portogallo - e soprattutto in Alentejo - si produce circa il 50% del sughero come materiale ed il 70% dei tappi (per lo più da vino). Nei secoli è stato utilizzato come isolante termico nelle pareti, per coprirsi, per calzature ed è stato perfino utilizzato per la pavimentazione della Sagrada Familia di Barcellona. Con le tecniche moderne, ma sempre grazie alla sua flessibilità, si riescono ormai a produrre una quantità di oggetti molto singolari quali cappelli, borse, scarpe, oggetti vari e addirittura abiti. Sotto, la Nike con tomaia in sughero!
Come tutte le querce, i loro frutti sono ghiande e queste rappresentano l’alimento base del pregiato porco preto alentejano (maiale nero dell’Alentejo), una razza di suini autoctona simile al famoso cerdo ibérico (maiale iberico), che vive in libertà proprio nelle sugherete ... dove abbiamo corso nei giorni scorsi, fra i tanti fossi che hanno creato grufolando (foto in basso).
Se siete nelle vicinanze,
noterete dei numeri sui tronchi (tutti uguali nella stessa area); segnalano in
quale anno l’albero è stato decorticato (solo l’ultima cifra) in quanto l’operazione
si può ripetere ogni 9 anni, anche per una ventina di volte il che significa
che le sughere vivono oltre 2 secoli visto che il primo distacco della
corteccia si esegue di solito al 25° anno. Sapendo ciò è evidente che l’albero non
soffra al seguito del distacco, anzi sembra che addirittura si rafforzi.
Una curiosità: quello del primo raccolto viene chiamato sughero maschio (di minor qualità, poco elastico), i successivi sughero femmina. Solo a partire dalla terza decorticatura si potranno produrre tappi, il che vuol dire che un buon tappo proviene da un albero di almeno 43 anni (25+9+9).
Una curiosità: quello del primo raccolto viene chiamato sughero maschio (di minor qualità, poco elastico), i successivi sughero femmina. Solo a partire dalla terza decorticatura si potranno produrre tappi, il che vuol dire che un buon tappo proviene da un albero di almeno 43 anni (25+9+9).
In quanto alla lavorazione, si può
riassumere così: si incide la corteccia verticalmente e poi si eseguono due
tagli orizzontali (il tutto a mano, con un’apposita accetta), i pezzi vengono
messi a stagionare all’aperto pressati in modo che perdano almeno in parte la
naturale curvatura, poi vengono bolliti per farli aumentare di volume
(raffreddandosi manterranno lo spessore così aumentato), appiattirli ulteriormente
e renderli più elastici. Infine, il sughero viene selezionato in base a spessore e qualità e destinato alla relativa finitura.
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