Le roman de Werther (Max Ophüls, Fra, 1938)
Un elemento comune dei suoi film è la struttura simile a quella dei melodrammi, anche se i due americani sono di stampo quasi noir, sono gli amori che portano alle tragedie finali. Il primo dei tre di questo gruppo (basato sul noto lavoro di Goethe) ovviamente non è da meno.
Mr. Thank You (Hiroshi Shimizu, Jap, 1936)
Questa di Hiroshi Shimizu è stata una vera scoperta, trovato suoi due film, non per niente restaurati e riproposti dalla Eclipse. Si tratta di commedie fra il serio e il faceto, che descrivono alcuni aspetti e ambienti della vita nel Giappone rurale degli anni '30. Entrambi sono on the road, il primo completamente in quanto si svolge tutto su un bus sul quale viaggiano personaggi molto diversi che commentano avvenimenti e vite degli altri e si confrontano su temi sociali e morali. Il secondo inizia con il viaggio (a piedi) di due massaggiatori ciechi e sono loro a descrivere situazioni e persone pur essendo non vedenti. Nella seconda parte le loro storie si intrecciano con una serie di furti e una potenziale love story. Certo non capolavori, ma piacevoli e interessanti per lo spaccato sociale che propongono.
The Naked Street (Maxwell Shane, USA, 1955)
Les yeux sans visage (Georges Franju, Fra, 1960)
Il film di Franju è invece noto ed apprezzato (quasi un cult) fra gli amanti dei noir-horror, in questo caso si tratta di un chirurgo plastico che realizza audaci trapianti. E nel campo della medicina “creativa” ricade anche il film di Schaffner che parte bene come film di intrigo politico, ma nella seconda parte scade e cade nel ridicolo. Singolare anche la coincidenza della fondamentale pressenza canina.
Che gioia vivere (René Clément, Ita/Fra, 1961)
Poche parole per gli ultimi due. La commedia diretta da Clément con Alain Delon protagonista è abbastanza insensata e pochi sono i momenti con un poco di originalità, l’adattamento del lavoro di Shakespeare è pomposo ma poco concreto, Al Pacino non convince e la scenografia ancora meno.
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