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Accattone (Pier Paolo
Pasolini, Ita, 1961) * con Franco Citti, Franca Pasut, Silvana Corsini * IMDb
7,8 RT 100%
L’avevo già ri-guardato
qualche anno fa dopo averlo visto vari decenni fa. Di film come questo non mi
azzardo a fare analisi approfondite ma mi limiterò ad esporre le mie impressioni.
Si tratta del primo lungometraggio di Pasolini e ciononostante la regia
è più che appropriata e convincente. La scelta del cast (quasi esclusivamente
non professionisti), la sceneggiatura nel suo complesso e soprattutto i
dialoghi caratterizzati da quella filosofia spicciola che oggi sembra
sopravvive solo nei piccoli centri ne fanno un ottimo esempio di realismo. Tutti
si conoscono e ognuno ha la battuta adatta per qualsiasi evenienza e la
risposta ancor più pronta e quando si vuol dire qualcosa lo si fa per lo più
attraverso proverbi arguti e calzanti, modi di dire, parafrasi e similitudini o
iperboli talvolta create al momento. Caratteristico scordarsi dei nomi e
procedere per soprannomi … oltre Accattone, i protagonisti sono il Moicano,
Cipolla, Cartagine, Mammoletto, Piede d’oro, Balilla, Scucchia, …
Pur essendo alla
sua prima esperienza di regia, Pasolini già bazzicava in ambiente
cinematografico avendo collaborato con Fellini, Bolognini, Vancini
e altri. Bernardo Bertolucci fu suo assistente alla regia e l’anno
successivo esordì come regista con La comare secca su soggetto e
sceneggiatura di Pasolini e la collaborazione di Sergio Citti
(fratello dell’attore Franco che interpreta il personaggio di
Accattone).
Non da ultimo, si
avvalse anche di uno dei migliori direttori della fotografia italiani, Tonino
Delli Colli, che collaborò con lui anche nei successivi Mamma Roma
(1962), Il vangelo secondo Matteo (1964)
Se non avete mai
visto Accattone, provvedete a sanare la lacuna al più presto.
Per apprezzarlo al
meglio vi sarà utile una decente conoscenza del romanesco ...
405 Tabu (Miguel
Gomes, Por, 2012) * con Telmo Churro, Miguel Gomes, Hortêncílio Aquina * IMDb
7,3 RT 88% * 2 Premi e Nomination Orso d’Oro a Berlino
Da non confondere con il molto più noto film
di F.W. Murnau (Tabu: A Story of the South Seas,
1931, uno dei primi sonori) ambientato nei mari del sud.
Questo è parzialmente ambientato in Africa ed è realizzato, per circa la metà, con
una soluzione tecnica molto originale. In effetti la storia, dopo un breve
preambolo, è divisa in due
parti ben distinte, una ambientata a Lisbona praticamente
all’epoca dell’uscita del film, l’altra in Mozambico
verso la metà del secolo scorso.
Completamente girato in un
ottimo bianco e nero, ha la particolarità di
avere i rumori di fondo e di ambiente per
la parte africana, ma non i dialoghi. Si vedono i protagonisti parlare e agire
ma i fatti vengono narrati dalla voce fuori campo di uno dei protagonisti della
parte portoghese, alla maniera di un flashback.
Tabu ha
ottenuto ottime recensioni proprio per queste sue particolarità, guadagnando
due premi (FIPRESCI e Alfed Bauer) e Nomination Orso d’Oro a Berlino, la
prestigiosa e storica rivista francese Cahiers du Cinéma lo pose all’ottavo
posto fra i migliori film del 2012, l’inglese Sight & Sound addirittura
al secondo posto … ovviamente non risulta essere stato distribuito in Italia.
Personalmente ho trovato senz’altro ottima la parte
africana (riprese, ambientazione, scenografia, costumi, …), ma meno convincente
quella portoghese.
Film comunque da guardare … se riuscite a trovarlo.
I seguenti due film necessitano di un preambolo comune in
quanto quello americano è chiaramente un plagio di quello argentino.
Su IMDB, del primo si legge:
A patient in a mental hospital claims to be an
extraterrestial. Could he be right?
Per il secondo il soggetto viene così esposto:
PROT is a patient at a mental hospital who
claims to be from a far away planet. His psychiatrist tries to help him, only
to begin to doubt his own explanations.
Gli americani negarono di aver copiato e sostennero di
non sapere niente del film argentino di 15 anni prima, nonostante questo fosse
stato presentato in vari Festival vincendo il premio
della critica internazionale al Festival Toronto, 2 premi a San
Sebastian e Nomination Golden Hugo a Chicago (in USA …). Intentata la causa,
gli americani se la cavarono con un accordo economico ma la loro versione, come
spesso accade, non fu giudicata all’altezza dell’originale argentino nonostante
i due attori protagonisti opposti a semisconosciuti (anche in patria) e un
budget di 68 milioni contro i 600.000 dollari della produzione indipendente
sudamericana.
Scorrendo i titoli dei DVD alla biblioteca i
nomi di Kevin Spacey e Jeff
Bridges avevano attirato la
mia attenzione; letta la
brevissima descrizione mi aveva colpito la immediatamente la somiglianza con il tema già trattato nel film di Eliseo Subiela che quindi
ho deciso di guardare di nuovo immediatamente dopo (si trova su YouTube a 720p,
v.o.)
404 Hombre mirando al sudeste (Eliseo
Subiela, Arg, 1986) * con Lorenzo Quinteros, Hugo Soto, Inés Vernengo * IMDb 7,8
RT 86% *
Film molto interessante, segnalato fra i
migliori argentini dell’epoca. Eliseo Subiela è regista e sceneggiatore unico di questo prodotto drammatico-fantastico
che tuttavia non tratta di fantascienza. Il protagonista
compare misteriosamente in un manicomio e racconta allo psichiatra di essere un
extraterrestre. Personaggio di una logica ferrea che riesce a mettere in
difficoltà lo specialista e addirittura ad inculcargli dei dubbi. Finale
drammatico (che ovviamente non svelo), ma sappiate che neanche all’apparire
della parola fine si potrà essere certi della vera origine e provenienza del
protagonista Rantes.
Senz’altro da guardare. Non ho trovato
notizie di una versione italiana, ma senz’altro esiste in inglese come Man
Facing Southeast.
403 K-PAX (Iain
Softley, USA, 2001) tit. it. “Da un altro mondo” * con Kevin Spacey,
Jeff Bridges, Mary McCormack * IMDb 7,4
RT 41%
In comune con l’argentino ha il personaggio
misterioso che mette in difficoltà lo psichiatra al quale è affidato, la sua
tranquillità, cultura e saggezza, l’opposizione dei direttori che lo vogliono
curare (ma da cosa?) sedandolo, il rapporto con gli pazienti della struttura, e
via discorrendo. Manca la similitudine religiosa presente nel film di Subiela. In entrambi c’è una aperta critica ai
metodi di trattamento di coloro che, per un qualunque motivo, arriva in strutture
simili.
Interessante il confronto ma, volendone
guardare solo uno, scegliete senz’altro l’argentino.
402 The
Lost Boys (Joel Schumacher, USA, 1987) tit. it. “Ragazzi perduti” * con Jason Patric, Corey Haim, Dianne Wiest * IMDb 7,3 RT 74%
Altra commedia silly
but smart sui vampiri. Qualche mese fa mi era capitato di guardare What
we do in the shadows (2014), diretto e interpretato da Jemaine
Clement e Taika Waititi , quest’ultimo oggi alla ribalta con la sua
più recente commedia (sul nazismo) JoJo Rabbit, anche quello
molto originale e silly but smart, quasi demenziale. Mi avevano
incuriosito le discrete recensioni e il fatto di non averne mai sentito parlare.
In effetti è uno di quei film stupidi quanto basta ma almeno non pretenziosi, volendo
essere palesemente una presa in giro dei film horror, in particolare del genere
Dracula, Nosferatu, “non morti” e simili.
Come anche Per
favore non mordermi sul collo (The Fearless Vampire Killers,
1964, Polanski) e altri simili è una commedia in tutto e per tutto, con
personaggi ben assortiti anche se, in questo caso, molto male interpretati. I
dialoghi sono ingegnosi e quasi sempre le battute che arrivano sono quelle che
non ti aspetti; ci sono chiaramente tutti i più noti elementi del vampirismo i
morsi sul collo, i canini aguzzi, l'aglio, l'acqua santa, la croce, luce del
sole, ma con varie originalità come quelle del modo in cui dormono questi
giovani vampiri di Santa Carla. Film perlopiù giovanile con due inediti incapaci
fratelli vampirbuster.
Se si chiude un
occhio sula recitazione e non ci si aspetta niente di serio, è adatto per
passare un’ora e mezza spensieratamente.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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