Gruppo nettamente dominato dall’unico giapponese che, da solo, vale
tutti e quattro i film di Hollywwod che completano la cinquina, nonostante i
tanti nomi di grido (John Huston, Kirk Douglas,
Burt Lancaster, Robert Mitchum, Marilyn Monroe, George C. Scott, Henry
Hathaway, Tony Curtis, Frank
Sinatra, Richard Widmark, Joseph Cotten, …). Il film di Masaki Kobayashi è un vero capolavoro e ad esso è dedicato gran parte del
post nel quale, per l’occasione, ai poster ho aggiunto varie immagini del film
in questione ... da non perdere!
366 Kaidan (Masaki Kobayashi, Jap, 1964)
tit. it. “Kwaidan - Storie di fantasmi” * con Rentarô Mikuni, Michiyo Aratama, Tatsuya
Nakadai, Misako Watanabe * IMDb 8,0 RT 100%
Aggiungere 5 foto
Uno dei 3 lavori più apprezzati di Kobayashi,
tutti realizzati nell’arco di pochi anni, essendo gli altri Human
Condition (1959-61, in tre parti) e Harakiri / Seppuku
(1962, per me il migliore in assoluto). Pur non essendo del tutto omogeneo se
non per lo stile e il tema, i suoi i pregi sono chiaramente nella messa in
scena e nella gestione dei colori che lasciano chiaramente trasparire i trascorsi pittorici del regista. La mancanza di effettiva continuità deriva dal fatto che si tratta di una raccolta
di 4 famosi racconti tradizionali del soprannaturale, fra fantasmi e spiriti. Come
quelli di ogni altro paese, sono abbastanza semplici e lineari, sotto vari
aspetti anche scontati, mirando solo a sostenere la morale conclusiva tipica di
qualunque favola.
Pur se diretto con la solita artistica
lentezza di molti lavori del regista, ciò che lo rende pregevole e quindi
generalmente apprezzatissimo, sono la fotografia, i costumi, le scene e i
fondali. In particolare questi ultimi contano su una gran varietà di colori
forti, poco reali, ma certamente di effetto e ben trattati, che forniscono
eccellente sfondo per queste storie. (vedi foto). Il film fu completamente
girato utilizzando set montati in un vecchio hangar, nessun esterno reale; nei
colori onirici, quasi psichedelici, dei fondali predominano i colori fra i rossi e i gialli, includendo quindi gli
arancioni, in tutte le tonalità possibili e immaginabili.
Le 4 leggende sono di lunghezza molto
diversa (p.e. la terza è lunga il triplo della quarta), la seconda è
probabilmente la più coinvolgente per compattezza e interpretazione, avendo come protagonista Tatsuya Nakadai,
attore preferito di Kobayashi, come sottolineato pochi giorni fa in merito a Black
River.
Il terzo racconto, il più lungo in assoluto e quello con più attori, si distingue dagli altri
per utilizzare classici dipinti giapponesi a supporto della descrizione di una
epica battaglia navale fra due clan che sarà la base per gli eventi successivi.
La macchina da presa anche in questo caso si muove lentamente (inutile dirlo...
si tratta sempre e comunque di Kobayashi) fra disegni di volti, armi,
barche e sangue.
Nel caso vogliate guardare Kaidan (cosa che senza dubbio suggerisco) accertatevi di
recuerare la versione completa di 3h03’ e non una di quelle ridotte semplicemente accorciando scene, e tantomeno quella in cui è stato eliminato un
intero episodio.
367 Pickup on South Street (Samuel Fuller, USA, 1953) tit. it. “Mano pericolosa” * con Richard Widmark, Jean Peters, Thelma Ritter * IMDb 7,7 RT 91% * Nomination Oscar per Thelma Ritter non protagonista; Leone di Bronzo e Nomination Leone d’Oro a Samuel Fueller a Venezia
Classico noir degli anni ’50, nel quale un borseggiatore si trova coinvolto suo malgrado in un affare molto più grande e pericoloso del solito, con polizia e non solo alle calcagna. Non manca in nome di richiamo (Richard Widmark), la femme fatale (Jean Peters) e la brava attrice di supporto (Thelma Ritter, Oscar). Ben realizzato in un classico ambiente noir, fra spionaggio internazionale e rapporti al limite del legale fra polizia e piccola malavita.Più che buono nel suo genere.
369 The
List of Adrian Messenger (John Huston, USA, 1963) tit. it. “I 5 volti
dell'assassino” * con George C. Scott, Kirk Douglas, Burt Lancaster, Robert
Mitchum, Tony Curtis, Frank Sinatra * IMDb 6,9
RT 63%
Non prometteva un granché in quanto a
rating e, a prima vista, sembrava strana la presenza di 5 attori di calibro in
un film semisconosciuto. Ebbene il film è migliore di quanto annunciato ma
scordatevi di vedere i volti degli attori annunciati in quanto la maggior parte
di loro appare solo in brevi scene e pesantemente truccati, praticamente
irriconoscibili. Sarà possibile sapere chi è chi solo al termine, dopo il
fatidico “The End”, quanto ognuno di loro si strapperà la maschera e rivelerà
la propria identità, un sotterfugio al limite della truffa nei confronti degli
spettatori.
Il vero protagonista è George C.
Scott e il suo antagonista Kirk Douglas, entrambi sono garanzia di buona
qualità di interpretazioni e sono ben supportati dal resto del cast (riconoscibile)
che conta su volti non eccessivamente noti. Il soggetto è semplice e lineare
(il classico gioco ad eliminazione da una certa lista) ma i motivi del killer
sono ben occultati e il gioco fra gatto e topo è ben proposto, con vari interessanti
e ben situati colpi di scena, spesso poco prevedibili.
Se piace il genere, più che
sufficiente.
368 Portrait
of Jennie (William Dieterle, USA, 1948) tit. it. “Il ritratto di
Jennie” * con Jennifer Jones, Joseph Cotten, Ethel Barrymore * IMDb 7,7 RT 83%
* Oscar per gli effetti speciali e Nomination per la fotografia; Joseph
Cotten miglior attore e Nomination Leone d’Oro per William Dieterle a Venezia
Trama romantica - fantasy - artistica
con soggetto abbastanza insulso e prevedibile. Avvenimenti ripetitivi di
incontri di una ragazzina (all'inizio) che nel corso del film diventa donna, ma
è sempre interpretata (in modo poco convincente) da Jennifer Jones.
Considerato che né Joseph Cotten né il personaggio che interpreta
colpiscono in particolar modo, l'unico punto a favore del film resta Ethel
Barrymore, sempre affidabile come i suoi fratelli Lionel e John.
Film mediocre nonostante nomination e
altri riconoscimenti, evitabile senza rimpianti.
370 Niagara
(Henry Hathaway, USA, 1953) * con Marilyn Monroe, Joseph Cotten, Jean
Peters * IMDb 7,0 RT 83%
Altro classico noir degli anni ’50, dalla
trama potenzialmente interessante con qualche buon
twist, ma la sceneggiatura è lacunosa. Le pessime prove
di Casey Adams e Marilyn
Monroe che in quanto a capacità
artistiche non riesce ad andare oltre l’ancheggiare, fanno sembrare non solo Joseph Cotten ma anche Jean Peters meritevoli di Oscar.
La regia di Henry Hathaway non riesce a salvare il film,
peccato.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
Nessun commento:
Posta un commento