In questo gruppo
ci sono due film (afro)americani portati per il viaggio (di contenuti per
alcuni versi comuni pur trattando di periodi e di fatti avvenuti a quasi mezzo
secolo di distanza) e tre pellicole direi fuori circuito viste al Movie Museum.
316 Selma (Ava DuVernay, USA, 2014) * con
David Oyelowo, Carmen Ejogo, Tom Wilkinson, Tim Roth * IMDb 7,5
RT 99% * Oscar per la musica e Nomination migliore
film dell’anno
Ottimo, accurato ed interessante, più
che un film, lo definirei un documentario (sceneggiato) incentrato sulle lotte
non violente portate avanti da Martin Luther King per i diritti civili, a
cominciare da quello per l'iscrizione nelle liste elettorali.
Quasi un black movie (cast quasi tutti
attori afroamericani di buona fama) se non fosse per la necessaria presenza dei
suoi oppositori bianchi in posizione chiave come il presidente Lyndon Johnson (Tom
Wilkinson), J. Edgar Hoover (Dylan Baker) e il governatore dell’Alabama
George Wallace (Tim Roth). Cast quindi nel complesso più che valido e
ben diretto.
Si ricorderà comunque più per i
contenuti storico-sociali che per la cinematografia.
320 Deadwood:
The Movie (Daniel Minahan, USA, 2019)
tit. it. “Deadwood - Il film” * con Timothy Olyphant, Ian McShane,
Molly Parker, Al Swearengen, Gerald McRaney * IMDb
7,5 RT 97% * essendo ufficialmente un “Film TV”, è
stato preso in considerazone ai Primetime Emmy Awards 2019 ottenendo 8
Nomination
Per chi non lo sapesse (come me fino a poco
tempo fa) Deadwood è stata una serie televisiva di successo per
tre stagioni, dal 2004 al 2006, per un totale di 36 episodi. L’ultimo di
questi, però, non concluse nettamente la storia lasciando una porta aperta ad
ulteriori puntate che, tuttavia, non furono mai realizzate, nonostante le
proteste degli aficionados. Quest’anno i produttori si sono finalmente decisi a
fare un passo avanti realizzando questo film ambientato nella stessa cittadina (Deadwood)
con gli stessi personaggi e interpreti, 10 anni dopo gli avvenimenti dell’ultimo
episodio.
Sapientemente, con qualche racconto, un
paio di ricordi e alcuni rapidi flashback, anche chi non sa assolutamente niente
della saga viene messo in condizione di seguire perfettamente gli avvenimenti.
Il film è molto ben girato, fotografato
ed interpretato, le scene e i costumi sono convincenti senza cadere in eccessi,
le sorprese e gli attimi di tensione non mancano e la trama è degna di un western
classico di altri tempi.
Senz'altro merita una visione.
318 Poll (Chris
Kraus, Ger/Aut/Est, 2010) tit. int. “The Poll Diaries” * con Paula Beer, Edgar
Selge, Tambet Tuisk * IMDb 7,0 RT 74%p
Ottima fotografia quasi esclusivamente
con luce naturale, bella ambientazione in riva al Baltico con una grande casa
stranissima, scenografia e costumi più che appropriati, regia decente, sceneggiatura
lacunosa.
Film basato su alcuni eventi veri, ma
molto romanzati, legati all'adolescenza della allora 14enne scrittrice Oda Schaefer
(nel film Oda von Sering), personaggio abbastanza noto in Germania. Già veri
decenni fa il regista e sceneggiatore di questo film Chris Kraus aveva scoperto
di essere suo parente ed aveva recuperato vari suoi diari e scritti dell’epoca.
Tuttavia, ha deciso di cambiare molto la storia familiare presentando il padre come
aspirante medico ricercatore (più che altro necrofilo) e bigotto, matrigna
estroversa e infedele, assistente infido.
La storia si svolge in Estonia, allora
contesa da russi e prussiani austroungarici tedeschi, nei giorni precedenti la
grande guerra. Le truppe russe sono accampate attorno alla segheria ora
laboratorio del dottore, ma in giro ci sono anche i patrioti definiti “anarchici”. L’artificiosità della trama, per
fortuna, non riesce a rovinare del tutto la parte cinematografica.
In mancanza di meglio può valere la
pena guardarlo.
Per la cronaca, ottenne 2 premi e una
nomination al Rome Film Fest 2010.
317 Straight Outta Compton (F. Gary Gary,
USA, 2015) * con O'Shea Jackson Jr., Corey Hawkins, Jason Mitchell * IMDb 7,9
RT 88% * Oscar per la sceneggiatura
Non capisco la Nomination per la
sceneggiatura che mi è sembrata discontinua e ripetitiva, per un film pieno di
violenza per lo più gratuita. Il genere “musicale” non è certo il mio preferito
e, a prescindere da ciò, l’ambiente in cui si muovono i protagonisti, giovani
afroamericani, non è particolarmente attraente e sia le situazioni proposte che
i personaggi sono visti e rivisti. I protagonisti, che si trovano a loro agio
fra spacciatori e piccoli criminali violenti e rissosi, non sono certamente degli
angioletti eppure tutto il film propone l’immagine di una società che li vessa immotivatamente
tramite la polizia che a volte riesce effettivamente ad essere ancora peggiore
di loro. Come scritto nel cappello, l’idea di fondo “nero perseguitato per
reclamare i suoi diritti” in sostanza è simile a quella di Selma,
ma la qualità degli ideali e dei comportamenti è assolutamente agli antipodi.
319 The
Art of Self-Defense (Riley Stearns, USA, 2019) tit. it. “L'arte della
difesa personale” * con Jesse Eisenberg,
Alessandro Nivola, Imogen Poots * IMDb 6,8 RT 83%
Commedia (?) che pare sia stata ben
accolta dalla critica (83% RT), meno dal pubblico (6,8 IMDb), ma a mè è sembrata di un’insulsaggine
estrema. Assolutamente vuota, inconsistente, non fa ridere, non c’è tensione, la
falsa morale finale è ha dir poco patetica. Non capisco come Jesse Eisenberg continui a passare per attore … dopo il suo
colpo di fortuna di raggiungere la notorietà interpretando Mark Zuckerberg in The Social Network non è più riuscito a farsi notare in senso
positivo. Riley Stearns, regista e sceneggiatore al suo secondo
lungometraggio, non riesce ad incidere sotto alcun aspetto e, per di più, rend una
pessima idea del karate.
Da evitare
accuratamente.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
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