249 Only
Lovers Left Alive (Jim Jarmusch, UK, 2013) tit. it. “Solo gli amanti
sopravvivono” * con Tilda Swinton, Tom Hiddleston, Mia Wasikowska, John Hurt *
IMDb 7,3 RT 85% * Premio per la colonna sonora e Nomination Palma d'Oro a Cannes
Film elegante, raffinato, colto, con
eccellente commento musicale e colonna sonora, come molti altri prodotti da Jim Jarmusch (anche sceneggiatore) non
è stato pensato per far soldi (e infatti pare che sia appena rientrato delle
spese) ma per creare qualcosa di bello e soddisfacente soprattutto per il
regista.
Con un approccio al mondo dei vampiri
assolutamente inedito, la storia narra di una coppia di essi amanti da secoli che
vivono distanti (Tangeri e Detroit), lontani per vari decenni ma sempre in contatto
si incontreranno nella seconda città che viene mostrata sempre di notte (ovvio
per i vampiri) e quasi completamente deserta.
Le citazioni “colte” sono quasi in ogni
battuta, in ogni immagine. Nel corso dei dialoghi citano scienziati, letterati
e artisti di ogni epoca e paese, numerosi sono anche riferimenti specifici al
mondo del cinema con piccole perle ... l’alias di Tom Hiddleston quando si intrufola in ospedale una volta è Dr. Faust
e poi Dr. Caligari (protagonisti di famosissimi film espressionisti tedeschi) e
Tilda Swinton vola a Detroit con Air Lumière!
Le innumerevoli riprese dall’alto e
quella degli amanti ricordano non
solo l’ovvio Taxi Driver di Scorsese,
ma anche tanti film giapponesi d’avangardia degli anni ’60 e ’70. Ottimo anche il conciso finale con un “excusez-moi”
seguito da un nero totale e poi dai titoli di coda con caratteri gotici.
Nel complesso il film è volutamente lento
e succede ben poco, ma la fotografia e le interpretazioni sono di ottimo livello,
accompagnate (come scritto in apertura) da ottima musica, sia quella del
commento musicale che quella dei pezzi eseguiti; in parole povere non diventa mai noioso e le due ore scorrono tenendo sempre viva l'attenzione dello spettatore.
Certo non tutti lo possono apprezzare ... ho letto un commento di uno che criticava aspramente i tanti nomi inseriti nei dialoghi; certo, se uno non ne conosce quasi nessuno, non hanno molto senso, così come i binomi scientifici (in latino) di specie botaniche e animali. C’è anche chi, più attento e interessato, ha avuto la pazienza (certamente utilizzando il fermo immagine) di andare ad identificare i volti ritratti nelle decine e decine di foto attaccate alla parete ... un miscuglio molto interessante!
Certo non tutti lo possono apprezzare ... ho letto un commento di uno che criticava aspramente i tanti nomi inseriti nei dialoghi; certo, se uno non ne conosce quasi nessuno, non hanno molto senso, così come i binomi scientifici (in latino) di specie botaniche e animali. C’è anche chi, più attento e interessato, ha avuto la pazienza (certamente utilizzando il fermo immagine) di andare ad identificare i volti ritratti nelle decine e decine di foto attaccate alla parete ... un miscuglio molto interessante!
Film assolutamente consigliato a chi ama il
cinema nella sua essenza ed ha un discreto background culturale (trasversale)
250 Loving
Vincent (Dorota Kobiela, Hugh
Welchman, UK/Pol, 2017) * animazione * IMDb
7,8 RT 85% * Nomination Oscar film animazione
“Trattandosi di una seconda visione,
riporto integralmente quanto scrissi un paio di anni fa in occasione della
prima e, in calce, ho aggiunto un paio di righe.
Ecco un film-progetto unico, che ha
impegnato 120 artisti nell'arco di quasi un decennio. Sono state dipinte a olio
con tecnica simile a quella di Van Gogh
853 scene, successivamente modificate per creare il movimento. Molte includono
esattamente famosi quadri dell’artista olandese e tutti i personaggi del film
sono realmente esistiti e ebbero a che fare con Van Gogh o semplicemente furono
soggetti occasionali per i suoi dipinti.
Nei perfetti titoli di coda scorrono i
personaggi dipinti dall’artista, affiancati ai disegni del film che hanno avuto
come modelli attori veri e in vari casi alle foto dell’epoca delle persone in
carne e ossa. Ho cercato il videoclip dei soli titoli di coda ma non li ho
trovati, eppure sono certo che a breve appariranno da qualche parte anche perché
hanno come commento sonoro Vincent, canzone del 1971 che molti
conoscono come Starry Starry Night, dedicata dall’autore Don McLean proprio a Vincent
Van Gogh.
Per mettere insieme i vari dipinti e
personaggi, gli autori hanno ideato una trama da mistery e il collegamento è
l’ultima lettera di Vincent scritta al fratello Theo, ma mai spedita. Il
dirigente dell’ufficio postale che ne è in possesso affida la missiva al
proprio figlio con l’incarico di recapitarla. Seppur malvolentieri il giovane
(con la giacca gialla) parte e, in attesa di consegnarla, parla con molti di
quelli che hanno conosciuto Vincent ed ognuno gli fornisce notizie diverse in
merito ai suoi rapporti con i locali e agli avvenimenti dei suoi ultimi giorni.
Per la narrazione vengono inseriti numerosi flashback (tutti in bianco e nero)
e si ipotizza che qualcuno abbia sparato a Van
Gogh e che quindi la versione del suo suicidio non fosse vera.
In questo modo il film riesce a carpire
l’attenzione degli spettatori senza mai rallentare il ritmo e coloro che hanno
un minimo di "cultura visiva" non possono fare a meno di restare
rapiti dalle immagini, colori e tratti tutti nel più puro stile di Van Gogh.
Purtroppo per gli amanti del buon
cinema, dell’arte e delle tecniche innovative non a solo fine commerciale,
ancora una volta la circolazione in Italia è stata limitatissima ... in poche
sale e solo per 3 giorni (da lunedì a mercoledì della settimana appena
terminata). Si dovrebbe riconsiderare l’assunto (da molti dato per scontato)
che la cultura non interessa e quindi non paga. Infatti, proprio relativamente
a questo caso ho letto che Loving Vincent in quei pochi giorni
ha avuto più spettatori e incassato di più di qualunque altro film, incluso Blade
Runner 2049. Ciò lascia ben sperare e, forse, distributori e sale
troveranno un accordo per ulteriori passaggi.
Tornando al film, ne consiglio
senz’altro la visione, ma dovrete stare molto attenti a non perdere la prossima
occasione, se ci sarà.”
Questo film molto particolare, direi
unico nel suo genere, ha superato brillantemente anche la seconda prova, pur a
solo un paio di anni di distanza. Non è escluso che, con la scusa di mostrarlo
ad amici, fra qualche altro anno mi avventuri in una terza visione.
246 La Pointe-Courte (Agnès Varda, Fra, 1955)
* con Philippe Noiret, Silvia Monfort, Marcel Jouet * IMDb 7,2 RT 69%p
247 Le bonheur (Agnès Varda, Fra, 1965) tit.
it. “Il verde prato dell'amore” * con Jean-Claude Drouot, Marie-France Boyer,
Marcelle Faure-Bertin * IMDb 7,7 RT 86%p * Orso d'Argento, premio speciale della Giuria e Nomination Orso d'Oro a Berlino
248 Sans toit ni loi (Agnès Varda, Fra, 1985)
tit. it. “Senza tetto né legge” * con Sandrine Bonnaire, Macha Méril, Stéphane
Freiss * IMDb 7,8 RT 100% * Leone d'Oro, Premio Fipresci e Premio OCIC a Venezia
La prima cosa che mi ha colpito è lo
stile dei commenti musicali, motivi strazianti, ripetitivi e monotoni,
soprattutto a base di archi, quindi non sempre in sintonia con le situazioni
mostrate sullo schermo. Di nota opposta è l’interessante montaggio che include serie
di scene di pochissimi fotogrammi ciascuna e dissolvenze a sfondi colorati.
Anche se la regista si rifiuta di
essere così etichettata, molti la includono fra i componenti della Nouvelle
Vague in quanto Le Pointe-Courte ha molto dello
stile essenziale di quella corrente della quale Godard, Truffaut, Rivette, Chabrol e Rohmer furono
i più noti rappresentanti.
Come detto, il primo di questi tre film
di Varda (il suo primo in assoluto,
il lungometraggio successivo, Cleo dalle 5 alle 7, lo diresse ben
7 anni dopo) è senz'altro il migliore del gruppo e per molti anche il più
convincente dell'intera produzione della regista belga che lo girò con mezzi
modesti nei pressi di Sète (fra il Mediterraneo e l’enorme laguna dell’ Étang de Thau), dove si era trasferita. L’ambientazione
in un piccolo villaggio di pescatori (quasi esclusivamente di frutti di mare) e
i lor problemi con le autorità ricorda molto non solo La terra trema (1948, di Luchino Visconti, tratto da I
Malavoglia di Verga) ma
anche due ottimi film messicani: Redes (1934, di Fred Zinnemann ed Emilio
Gómez Muriel) e Janitzio (1935, di Carlos
Navarro, con Emilio “el Indio” Fernández
nelle vesti di protagonista). Qui il ruolo principale spetta a Philippe Noiret (al suo esordio
ufficiale, le precedenti 3 apparizioni erano state uncredited) e chi si occupò del montaggio fu Alain Resnais, certo non uno qualunque. Come gli altri film appena
citati, Le Pointe-Courte sembra essere sospeso fra fiction e
documentario, ma resta ben bilanciato.
Con Le Bonheur (suo terzo
lungometraggio), nel 1965 Varda ottenne
l'Orso d'Argento e il gran premio
della giuria al Festival di Berlino, ma la sceneggiatura mi è sembrata debole e
poco realistica, anche se il film è in sostanza ben diretto.
Sans toit ni loi mi è veramente piaciuto poco, quali per niente,
per avere dialoghi e proporre situazioni poco credibili, con una protagonista assolutamente
angosciante, che non suscita alcuna empatia, una che è la sola causa dei suoi
problemi e riesce a venire ai ferri corti anche con i tanti che,
inopinatamente, tentano di aiutarla di buon grado e disinteressatamente.
Agnès Varda è deceduta pochi mesi fa, a 90 anni; per molti anni moglie di Jacques
Demy, regista dei più famosi musical francesi, come Les parapluies de Cherburg
e Les
deimoselles de Rochefort, al quale dedicò tre film, subito dopo la sua
morte (1990).
Dei tre film presi in considerazione, a dispetto di rating e riconoscimenti, consiglio la visione solo per Le Pointe-Courte, evitate gli altri
due, specialmente il terzo.
Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog.
Contenta ti sia piaciuto Only Lovers left Alive. Un dettaglio "pazzariello" e colto che Jarmusch inserisce :l'anziano vampiro a Tangeri (di nome Marlowe)tiene appeso sul muro accanto al letto un ritratto classico di William Shakespeare e indicandolo lo chiama con disprezzo :"impostore"! Cristopher Marlowe (autore del famoso Doctor Faustus) e William Shakespeare furono pressochè contemporanei. Marlowe introdusse il "blank verse" nella sua poesia prima di Shakespeare,che lo adottò in seguito perfezionandolo.
RispondiEliminaIl vecchio vampiro di Tangeri quindi........ Jarmusch si diverte alla grande!😁
Grazie per la nota, sono certo che, riguardando e riguardando il film, si potrebbero scoprire tante altre citazioni/provocazioni.
EliminaOltre a quelle che ho già menzionato, ne ho colto varie altre ma sarebbe stato noioso stendere tale elenco.