Cinquina interamente giapponese, composta da
un Kurosawa poco conosciuto dei suoi inizi, un chambara di Tanaka e 3 Takeshi Kitano, certamente non fra i suoi migliori.
186 The Quiet Duel (Akira Kurosawa, Jap, 1949) tit. or.
“Shizukanaru kettô” tit. it. “Il duello
silenzioso” * con Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Miki Sanjô * IMDb 7,5 RT 72%p
All’inizio della
serie di film di livello con i quali Kurosawa
si affermò i Giappone prima, e poi nel mondo. Girato subito dopo dell’ottimo L’angelo ubriaco (consigliato, con
il quale Toshirô Mifune , al 4°
film, divenne famoso al fianco del già noto Takashi Shimura) e appena prima di Cane randagio (altro film pregevole, seppur meno conosciuto); in
tutti e 3 i film Mifune e Shimura si alternano nei ruoli di
protagonista e coprotagonista. In The Quiet Duel, come in L’angelo ubriaco, Kurosawa tratta di un medico alle
prese con gravi problemi inerenti che condizionano (seppur per motivi
completamente differenti) la sua vita professione e personale.
Il regista
già dimostrava palesemente non solo le sue capacità nel campo della direzione,
ma anche in quello della sceneggiatura (è co-sceneggiatore dei tre film
succitati).
Kurosawa è senza dubbio
uno di quei registi che merita di essere apprezzato dal primo all’ultimo dei
suoi 31 lungometraggi (come regista, le sceneggiature sono oltre 70) ma,
purtroppo, perfino molti cinefili lo conoscono solo per i suo titoli più noti. A
beneficio di eventuali interessati, segnalo che la BFI ha prodotto il cofanetto Early
Kurosawa, che comprende 6 dei suoi primi 7 film.
190 The Betrayal (Tokuzo Tanaka, Jap, 1966)
tit. or. “Daisatsujin orochi” * con Raizô Ichikawa, Kaoru Yachigusa, Shiho
Fujimura * IMDb 7,2
Classico chambara, diretto da un regista specializzato nel
settore, già assistente di Kurosawa
in Rashomon e noto per vari
film aventi come protagonista il famoso samurai cieco Zatôichi, poi brillantemente
trattato anche da Takeshi Kitano nel
2003. Questo buon film funge quindi quasi da trait d’union in questa
cinquina tutta giapponese. La trama è molto articolata e per niente banale, il
vero lungo incredibile combattimento (uno contro decine di avversari) giunge
solo a conclusione della storia e occupa oltre un quarto d’ora del film, di
appena 87 minuti.
Convincenti le interpretazioni e anche gli intrecci, validi non solo visti
secondo i codici morali di samurai e ronin, ma anche in assoluto.
Ammesso il genere, merita senz’altro una visione.
Tre film stesso gruppo meritano un preambolo. Nel complesso è un
regista che apprezzo ma si è dimostrato non costante in quanto a qualità dei
suoi film. Lo apprezzo anche come attore, con quel suo volto inconfondibile,
assolutamente non regolare, con quella sua aria fra l’imperturbabile, l’assente
e lo strafottente. I seguenti 3 film non sono certo fra i suoi migliori, pur
lasciando trapelare una certa qualità. In molti casi appaiono evidenti le
affinità con il suo dichiarato fan Quentin
Tarantino, al quale è spesso
associato in quanto a violenza più o meno gratuita.
187 Violent Cop (Takeshi Kitano, Jap, 1989)
tit. or. “Sono otoko, kyôbô ni tsuki” * con Takeshi Kitano, Maiko Kawakami,
Makoto Ashikawa * IMDb 7,2 RT 83%
Esordio alla regia di Takeshi
Kitano in un poliziesco nel quale lui stesso interpreta il protagonista, un
poliziotto violento (vedi titolo) di scarsa deontologia, quasi un Dirty
Harry giapponese (molti sottolineano infatti le analogie con Eastwood). Il film scorre in modo
fluido, l’argomento è quello che è, se si sopportano pestaggi, sangue e altre
violenze è senza dubbio un buon prodotto.
189 Outrage (Takeshi Kitano, Jap, 2010)
tit. or. “Autoreiji” * con Takeshi Kitano, Kippei Shîna, Ryo Kase * IMDb
6,8 RT 79%
Primo elemento della trilogia che continuò con Beyond Outrage (2012) e Outrage
Coda (2017). In pratica consta di una lunga sequela di minacce,
promesse non mantenute, tradimenti, violenza più o meno gratuita, assassinii
con semplici pistolettate, ma anche in tanti altri modi, alcuni “creativi”,
altri palesemente annunciati, tutto in ambiente yakuza contemporaneo. Alleanze
e ascese al potere si susseguono a tale velocità che è necessaria non poca
attenzione per capire chi è affiliato a chi in ogni momento, complice la
somiglianza (almeno così appare alla maggior parte dei non giapponesi) dei vari
scagnozzi.
188 Kids Return (Takeshi Kitano, Jap, 1996)
tit. or. “Kizzu ritân” * con Ken Kaneko, Masanobu Andô, Leo Morimoto * IMDb 7,6 RT 100%
Deludente e, secondo me, molto inferiore alla media degli altri
film di Kitano, a dispetto dei buoni rating. Trama e personaggi veramente poco credibili,
almeno spero che sia così ...
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